Un viaggio dalla mente al cuore
E’ possibile conciliare l’Occidente con l’Oriente? E’ possibile mettere insieme mente e cuore? La strada non è facile perché per realizzare quest’incontro è necessario un lungo percorso interiore, come quello realizzato dal protagonista del film col suo viaggio in Tibet, il tetto del mondo. Heinrich è un uomo molto determinato che ama scalare le montagne e per questa sua passione è disposto a sacrificare qualunque cosa. Ha una grande forza interiore ed è in lotta con il mondo intero. Il suo cuore è di pietra come la roccia che ama scalare. Mentre nell’Europa circolano venti di guerra egli parte per fare una spedizione sull’Himalaya lasciando a casa la moglie incinta. Sappiamo poco della sua storia passata. Non sappiamo niente della madre, ma sapremo che ha un pessimo rapporto con le donne, non sappiamo niente del padre, ma ad un certo punto dirà “E meglio essere senza padri che con un cattivo padre”. Sin dalle prime scene scopriamo quanto sia individualista, in lotta con il potere del capo spedizione, egocentrico.
Ha investito tutte le sue energie per costruire un Io forte capace di affrontare le burrasche più potenti, ma è un uomo profondamente solo che ha bloccato la sua crescita esistenziale e non sa che cosa sia l’amore.
La vita lo costringerà a prendere delle decisioni per cambiare il suo atteggiamento mentale e dovrà compiere molte trasformazioni, ma alla fine del film vedremo un uomo profondamente cambiato. Ha rifiutato di essere padre per molti anni, forse perché in conflitto con la figura paterna, ed alla fine vedremo un uomo che come padre insegna al figlio a scalare le vette. Era un uomo solitario che voleva dominare la vita e dopo vedremo un uomo che invece ha imparato a mettere le sue conoscenze, le sue energie al servizio della vita. L’odio che quest’uomo ha per se stesso e per la vita è come un campo di concentramento dove è rinchiuso il suo cuore. Quando la vita materializzerà questo campo di concentramento egli userà come al solito tutte le sue energie per fuggire da solo, gli altri non esistono, per loro non c’è alcun sentimento. Nel campo di concentramento quel filo tenue che lo legava ancora ad una persona cara viene a spezzarsi. Riceve una lettera dalla moglie che chiede il divorzio e tutto il dolore che quest’uomo porta dentro di sé esplode con una forza terrificante.
A partire da questo momento egli inizia una trasformazione. Piega il suo orgoglio e decide di unire le sue forze a quelle dei suoi compagni di sventura per fuggire dal campo di prigionia. Questa sua decisione di condividere è inizialmenre solo strategica, non ha ancora sconfitto il suo cinismo ed il suo egocentrismo. Durante la fuga inganna il suo compagno di sventura facendogli vendere un orologio che era un ricordo del padre e quando quest’uomo gli fa sentire tutto il suo dolore per questa perdita Heinrich capisce il suo errore e chiede scusa. Comincia così il suo recupero della figura paterna ed inizia un’amicizia ed un viaggio di purificazione dall’odio. Il suo problema più grosso però è quello con la madre. Heinrich ha un problema grande d’accettazione. Forse non può accettare gli altri perché non è stato accettato. Egli deve risentire questo rifiuto per superarlo. Nel Tibet rivive questa antica esperienza con accanto un amico, una figura paterna, ovvero con accanto il suo progetto di apertura alla vita, il suo Sé. Questa parte del viaggio si conclude nella capitale del Tibet, lì Heinrich trova quell’accoglienza che non aveva mai ricevuto, trova calore, affetto, un rispetto totale della sua identità, gli vengono persino regalati abiti di foggia occidentale.
Così come la ghianda contiene il progetto della quercia, anche nell’uomo c’è un progetto non solo biologico, il DNA, ma anche esistenziale e questo progetto è il Sé. L’Io dell’individuo si forma sia nel dialogo continuo con la madre e con il padre e con il mondo intero, sia con il dialogo con il Sé. L’accoglienza nel Tibet rappresenta l’accoglienza della sua identità e a questo punto Heinrich risente tutta la voglia di vivere. Prova simpatia per una donna tibetana ma è ancora troppo egocentrico e narcisista per saper amare ed infatti la donna sceglierà l’amico per un progetto d’amore. Ancora una volta mister Heinrich capisce che deve imparare qualcosa se vuole l’amore e quindi abbandona la sua voglia di essere al centro dell’attenzione e mette le sue conoscenze al servizio degli altri ovvero egli capisce che deve ascoltare il suo Sé per sviluppare la sua identità. A questo punto il suo Sé si materializza nella figura del Dalai Lama. Questo incontro rappresenta per Heinrich una grande opportunità per imparare ad ascoltarsi profondamente per capire le ragioni del cuore oltre che quelle della mente.
Osservando con attenzione le abitudini del popolo Tibetano con la loro grande sensibilità nei confronti della vita e dal dialogo col Dalai Lama, Heinrich passa dal rapporto con un Tu, al rapporto con la totalità. Egli vorrebbe fare da padre al giovane ed in parte realizza questo suo profondo desiderio negato, ma in realtà egli impara ad aprire il suo cuore. La volontà di potere sta nell’Io, la capacità d’amare sta nel Sé. Quando Heinrich avrà sviluppato la sua capacità d’amare ecco che giungerà il momento in cui dovrà fare la sintesi tra la mente ed il cuore. La necessità di questa sintesi per Heinrich si presenterà quando i cinesi invaderanno il Tibet. Non esiste uno luogo dove non dovremo confrontarci con questa necessità. Anche nel Tibet che sembra essere il Paradiso per Heinrich arriva la volontà di dominio. I cinesi invadono il paese ed Heinrich si mette al servizio del Dalai Lama per farlo fuggire, e questo rappresenta l’accoglienza sino in fondo della sua progettualità. Proprio a questo punto il Dalai Lama gli dice che ormai per lui è tempo di tornare a casa perché può assumersi sino in fondo il suo desiderio ed il suo progetto di padre.
Torna così nella sua terra d’origine e sa che deve farsi accettare e farsi perdonare per questa sua lunga assenza. Amare è un’arte che si apprende ed Heinrich al suo ritorno regala al figlio un carillon donatogli dal Dalai Lama. Una musica dolce si diffonde nell’aria, in quella musica c’è tutto il desiderio e tutto il dolore trasformato dall’artista e così Heinrich esprime al figlio tutto il suo desiderio ed il suo dolore ed il figlio lo perdonerà. Sono necessari amore ed arte per unificare mente e cuore.
Spunti per la tavola rotonda dopo la lettura del film nell’ambito della formazione del terapeuta che ha a cuore la sua salute e quella del suo prossimo: L’Occidente ha sviluppato al massimo l’Io e la potenza della mente. Nell’Io ci sono molte ferite e le più profonde sono quelle ricevute nell’infanzia. All’interno di ogni persona c’è un’identità profonda, una progettualità inconscia che vuole emergere e svilupparsi. La volontà di potenza, l’individualismo ed il cinismo spesso sono ostacoli per sviluppare un’identità armoniosa. L’individuo che non ha sviluppato tutte le sue potenzialità percepisce un disagio esistenziale che a volte viene concretizzato con malattie. E’ importante uscire fuori dal vittimismo per trasformare la propria vita e utilizzare al meglio le proprie potenzialità. La capacità di ascoltare il proprio cuore e la propria mente è un’arte che si apprende.