Vi lascio andare, perché vi amo

Cosmo-Art e i figli

Vi lascio andare perché vi amo: che si tratti di cose o persone è quasi sempre complicato e arduo sapersi separare da qualcosa o da qualcuno con amore. Lasciar andare è una competenza che presuppone di aver compiuto una buona crescita dentro se stessi. Lascio andare dopo aver lavorato profondamente su di me.

Siamo umani, e le nostre relazioni affettive sono alla base del nostro essere persone. Sono consolidate nel tempo e ci danno stabilità e senso di appartenenza. Viviamo buona parte della nostra vita quasi sempre convinti che le persone a noi più vicine ci apparterranno per sempre. Ed invece non è così.

Quando la vita ci chiama a compiere questo passaggio di crescita sul tema della separazione ci sta mettendo alla prova. Scopriamo spesso che non siamo preparati al distacco. Lasciar andare le persone a noi care ci costa molto. Spesso ci opponiamo caparbiamente a questa legge della vita che invece è naturale e umana.

Accettare ed accogliere: imparo e lascio andare

Se disideriamo comprende cosa c’è dietro il significato del lasciar andare possiamo immaginare che si tratta di non agire per forzare le cose. Dobbiamo lasciar andare il controllo. E’ come affidarci allo scorrere dell’acqua di un fiume che fluisce in modo naturale. Questo comporta il predisporci per lavorare sulla nostra capacità di accettazione ed accoglienza.

Difficile vero? Iniziamo col diventare consapevoli del fatto che quando ci troviamo a dover affrontare una separazione non possiamo più lottare, consci che insistere non servirà a niente. Lavoriamo sull’accettazione. Per iniziare ad entrare nell’ordine delle idee che alcune cose non possono cambiare. Non possiamo tentare di cambiarle quando non ne abbiamo il potere, tantomeno il diritto.

Con questo non voglio dire che accettare significa rassegnarsi oppure essere passivi. Abbiamo bisogno di sviluppare la capacità di osservare la realtà da una giusta distanza e angolatura. Per affrontare la situazione in modo costruttivo, creando lo spazio per noi e per l’altra persona.

Se accettiamo una realtà che non possiamo cambiare, abbandoniamo la pretesa di voler modificare ciò che non è nelle nostre facoltà. Risparmiamo le energie e lavoriamo allo stesso tempo nella direzione dell’amore per noi.

Come allenarsi ad accettare?

Accade più spesso di quanto pensiamo, di non accettare la realtà che viviamo. Erin Olivo, psicologa e assistant clinical professor of medical psychology alla Columbia University, afferma che:

non possiamo modificare quello che ci accade, ma possiamo cambiare la nostra reazione

L’accettazione è un processo lungo e complesso, poiché presuppone la trasformazione di alcune convinzioni acquisite. Possiamo allenarci attraverso atteggiamenti che ci aiutano a decelerare. Andando più piano i nostri bisogni e le nostre emozioni riceveranno un’attenzione ed un ascolto maggiore.

Come fare mi chiederete? Alleggerendo le nostre famose aspettative, soprattutto sui figli. Quando sono molto pretenziose e ambiziose generano ansia e frustrazione sia in noi che in loro. Ci schiacciano tra un passato in cui abbiamo acquisito determinati schemi di pensiero che pensiamo universalmente giusti, e un futuro che non riesce a trovare la sua strada per mancanza di libertà. Restiamo bloccati e rischiamo di bloccare anche la crescita dei nostri figli!

Cosa si nasconde dietro alle nostre aspettative? Un copione già scritto o un rigido pensiero su ciò che deve succedere?

Abbiamo bisogno di un apertura mentale e di liberarci delle nostre liturgie ovvero dei pensieri ricorrenti su come dovrebbero andare le cose. Anche sui figli molto spesso ci facciamo dei programmi, che puntualmente vengono disattesi.

E’ difficile e complesso dire: Ti lascio andare. Anche il nostro corpo ce lo dimostra con varie forme di rigidità e contratture. Possiamo osservare che ad una contrazione corporea è quasi sempre collegata una contrazione mentale.

Pertanto la nostra dimensione corporea non è mai secondaria. Ci fornisce un’ulteriore informazione preziosa su di noi, su come ci sentiamo rispetto a ciò che stiamo vivendo.

Controllo e accettazione

Se si è capaci di percepire, è possibile far emergere le nostre emozioni e allora si potrà fare spazio al nuovo. A livello corporeo la dimensione migliore a cui affidarci è il respiro: quando siamo contratti non respiriamo profondamente. Per lasciar andare abbiamo bisogno di concederci dei respiri lunghi, lenti e profondi. Di ascolto e di armonizzazione di tutte le nostre dimensioni.

Un altra componente che gioca un ruolo importante nella capacità di saper lasciar andare è quella rinunciare al tentativo di controllare ogni cosa. Il rimuginare altro non è che il riflesso della nostra ostinazione a mantenere il controllo su ciò che ci accade, a prescindere che dipenda o meno dal nostro agire.

Il controllo è infatti il più grande antagonista dell’accettazione. Diventa un atteggiamento attraverso il quale ci illudiamo di continuare a mantenere un certo potere sulla realtà.

A. Lowen, padre fondatore della bioenergetica, fa un’interessante distinzione tra padronanza e controllo: la padronanza ci consente di sentire che stiamo esprimendo una nostra capacità, senza esserne soggiogati; il controllo domina l’azione in modo preponderante e si esprime attraverso un fare incessante, che nasconde la paura di lasciare che le cose vadano da sé.

Quante difficoltà nel dire ti lascio andare

Saper dire ti lascio andare, oggi, soprattutto ai nostri figli, comporta grandi superamenti. Li abbiamo cresciuti, coccolati, protetti, amati ed ora è giunto il momento di separarci da loro. La separazione di cui voglio parlarvi non è necessariamente fisica, ma si tratta di quella emotiva, esistenziale. Si tratta di lasciar andare i figli, che immaginiamo sempre piccoli e indifesi, bisognosi di cure ed attenzioni, per donargli la libertà.

Ci rendiamo conto che la situazione è cambiata. Sono cresciuti, e non possiamo più seguirli come quando erano piccoli. Le nostre attenzioni si devono ridimensionare in base alla realtà. Una realtà che è difficile da accettare.

Oggi i nostri figli hanno bisogno di essere seguiti da lontano. Con questo intendo dire che dobbiamo aspettare che ce lo chiedano loro, se hanno bisogno di aiuto.

Il bisogno primario è diventato quello di sperimentare, fare nuove esperienze, anche di sbagliare, ma da soli. Per imparare a crescere e a costruire le loro conoscenze per poi imparare a realizzare i loro progetti e i loro sogni.

La paura più grande che ci attraversa è quella di perderli. Abbiamo instaurato un forte legame e li amiamo profondamente. Questo comporta il rischio di poter sentire un vuoto emotivo. Si tratta di quella paura che ci induce ad aggrapparci in modo ostinato a ciò che non può essere più trattenuto.

Ti lascio andare: Dipendenza o autonomia?

Riflettiamo sulle nostre relazioni. Sono forse basate sulla dipendenza, sulla simbiosi, sulla manipolazione. Voler trattenere la persona che desidera separarsi da noi o che ha bisogno di allontanarsi, evidenzia una nostra difficoltà. Quella di accettare emozioni e vissuti dolorosi che vorremmo evitare.

Questo atteggiamento di evitamento risponde al nostro bisogno di sicurezza che ci fa agire per opporci e resistere a questo tipo di cambiamento. Convinti che il solo fatto di modificare i nostri legami questo ci possa far stare male.

Probabilmente abbiamo una concezione negativa del cambiamento. Che spesso ci spaventa a tal punto da costringerci a mantenere un legame o una situazione che pur procurandoci sofferenza, ci offre l’illusione di conservare un certo equilibrio.

In realtà i nostri figli hanno bisogno di rispetto e libertà. Spezzare simbiosi e dipendenze che se si protraggono nel tempo impedirebbero la loro crescita autonomia sono la risposta migliore per aiutarli. Si tratta di una trasformazione che presuppone un cambiamento umano necessario. Sia da parte nostra, che da parte loro.

Affronto l’ignoto

Il cambiamento è portatore di un rischio. Quello che si attraversa quando non sappiamo cosa accadrà. Vivere questa insicurezza significa affrontare l’ignoto che contrasta con il bisogno di sicurezza che ci caratterizza.

Se accettiamo ciò che ancora non conosciamo, possiamo crescere come persone e permettere di crescere alle persone che tanto amiamo. Ricordiamo che opporci a questa legge naturale della vita è rischioso per il nostro e il loro benessere fisico ed emotivo.

Concediamoci la possibilità di ascoltare le nostre emozioni e non spaventiamoci quando le riconosciamo. Se riusciamo anche ad esprimerle staremo meglio. In questo modo potremo trasformare la nostra crescita in nuova energia costruttiva da donare come esempio ai nostri figli. Se cresciamo noi cresceranno bene anche loro.

Mi prendo cura di me per dirvi: vi lascio andare

Prendersi cura di sé: in che modo? Mettendosi in ascolto dei nostri bisogni e rivolgendoci quotidianamente, pensieri e gesti amorevoli.

A questo punto una riflessione ulteriore è d’obbligo. Mi direte: ma come, dobbiamo imparare a lasciar andare i nostri figli e per farlo la strada è quella di prenderci cura di noi? Si, proprio così. Può sembrare un paradosso. In realtà non lo è.

Se riusciamo a spostare l’attenzione su di noi e a non concentrarci su ciò che è fuori, saremo più centrati sul nostro ascolto interno e di conseguenza sapremo ascoltare maggiormente con accoglienza anche le oscillazioni emotive dei nostri figli che hanno bisogno di trovare la loro strada e di costruire il loro futuro.

Fare ciò che serve per il nostro benessere psicofisico è essenziale per evitare che pensieri e emozioni pessimistiche e scoraggianti ci sovrastino. Agire il linea con i nostri bisogni presuppone la capacità di accettarci incondizionatamente; con i punti di luce e di fragilità.

Lavoriamo perciò sull’auto accettazione della nostra persona. In ascolto continuo di quello che ci attraversa dentro e fuori di noi. Questo atteggiamento sarà la base del movimento da creare per predisporci a dire: ti lascio andare; mi separo da te con amore. Non ho più paura del cambiamento perché imparo ogni giorno a fronteggiare le difficoltà che ormai conosco. 

Accettare ed accogliere il cambiamento vuol dire mettersi al centro della vita come esseri unici e speciali che fanno parte di un Universo meraviglioso insieme ai loro amati figli. Prendiamo coraggio, ed iniziamo a dire Vi lascio andare perché vi amo. Abbandoniamo le vecchie abitudini, legami simbiotici, per darci l’opportunità di vivere il presente consapevolmente; creando le condizioni in cui oggi é il primo giorno di una nuova era.

Si tratta del dono più grande che possiamo fare per noi e ai nostri figli!

 

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