Fallimento: come ri-cominciare a vivere
La Cosmo-Art e il dolore
Come ricominciare dopo un fallimento?
Vi è mai capitato di sentirvi immersi in un profondo senso di fallimento?
Una sensazione divorante, pervasiva, molto dolorosa, che condiziona pesantemente la qualità ed il benessere della propria vita.
In alcuni casi sembrerebbe non essere conseguente a fatti specifici, in altri, invece, è provocata da eventi scatenanti significativi come: la perdita del lavoro, una crisi di coppia, le difficoltà finanziarie.
In ogni caso, in quel momento, è difficile pensare che si possa trattare solo di una fase transitoria o addirittura di una possibilità per cambiare la propria vita, di un passaggio di crescita seppur difficoltoso.
Il pensiero ricorrente e ossessionante è quello di ritenere che nulla e nessuno potrà mai aiutarci. Il mondo sembra crollare addosso per annientare la nostra esistenza.
Ma come possiamo fare per uscirne fuori e ritrovare la nostra rotta?
Se non siamo troppo prigionieri di un malsano vittimismo e masochismo è possibile superare questi momenti affidandoci a quella parte di noi capace di operare efficacemente la sintesi degli opposti e che l’Antropologia Cosmoartistica chiama Io Artista.
Questa istanza è quella che ci consentirà di attraversare tali momenti traendone il massimo beneficio.
Ma come si fa a parlare di beneficio quando si è stati licenziati, il partner ha tradito o non si hanno i soldi per arrivare a fine mese?
Certamente l’Io Artista è sì potente ma non è onnipotente e non potrà cambiare gli accadimenti. Quello che invece sarà possibile fare è decidere di “utilizzare” quegli accadimenti per riappropriarsi responsabilmente della propria vita e della propria identità.
Fallimento: analizzare gli eventi
Un primo passo potrebbe essere quello di analizzare gli eventi e provare a capire se hanno a che fare con la nostra storia. Se è possibile ricondurli a nostri antichi condizionamenti, a ciò che contribuisce ad alimentare un’idea disfunzionale di noi stessi e che abbiamo irreversibilmente fatto nostra: sono sempre “sfortunato” o “incapace”, o “non amato” o “solo”, o “indegno di felicità”…
Questo lavoro è importante perché pone le basi per una prima assunzione di responsabilità delle situazioni che si vivono. Alcune volte è sufficiente fare delle ipotesi che possono aiutare a trovare un possibile significato di quello che è capitato. Questo non per colpevolizzarsi, colpevolizzare qualcuno o qualcosa ma per osservare e studiare le proprie reazioni.
Quando si scopre che queste non sempre sono funzionali al proprio benessere e alla propria crescita, allora è possibile intuire la necessità di operare dei cambiamenti o perlomeno provare ad attivarli.
Amarsi incondizionatamente
Il secondo passo è quello di decidere di accettarsi profondamente nonostante tutto. Anche se non ci sentiamo all’altezza, se non abbiamo successo, se non abbiamo raggiunto gli obiettivi, se non ci hanno premiato…
Occorre fare pace con le nostre parti scomode. Perdonarci per non essere così come vorremmo noi, o come vorrebbero gli altri, accoglierci nelle nostre fragilità. Amarsi a prescindere da qualunque performance che il nostro Io Psichico ci chiede di soddisfare.
Bisogna prendere per mano e accompagnare le nostre parti piccole e indifese, che si sentono così tanto inadeguate, e avvolgerle in un abbraccio caldo, amorevole e delicato.
Fallimento: attraversare il dolore
Il terzo passo è quello di affrontare il dolore della ferita che pensiamo stia alla base delle nostre reazioni e difese, e che ci condiziona pesantemente. In tal senso, Antonio Mercurio è stato precursore nel riconoscere l’importanza della vita intrauterina, nel periodo che va dal concepimento alla nascita biologica del bambino.
E’ proprio dall’osservazione dei più piccoli che possiamo cogliere pienamente quanto sia enorme il bisogno, del tutto naturale, di essere amati e di amare, e quanto si sia disposti a tutto pur di soddisfare tale bisogno. Possiamo anche annullare la nostra identità, salvo poi incubare per tutto il resto dell’esistenza, tanti “veleni” nascosti che a volte neanche noi riusciamo a vedere.
Ma chi ancor oggi può credere che quel periodo della propria vita sia stato autenticamente paradisiaco?
La Psicologia Prenatale e gli attuali moderni strumenti diagnostici ci hanno dato ampia dimostrazione della costante ed attiva connessione del feto con la madre, e di quanto e come le condizioni ambientali interne ed esterne incidano sulla loro futura relazione.
Nella lunga ricerca esperienziale che l’Antropologia Cosmoartistica porta avanti da oltre cinquanta anni, si ha testimonianza di quanto i pensieri, le emozioni e le aspettative materne, incidano profondamente sulla vita del nascituro e del futuro adulto.
Ma cosa c’entra tutto questo con il senso di fallimento?
Se non riusciamo a riattraversare la frustrazione di non essere stati amati così come avremmo voluto noi. Se non siamo in grado di godere dei doni che ci ha dato la vita, di provare gratitudine e quindi riempire i nostri vuoti dovuti a quel che avremmo voluto ma che non c’è stato, non saremo mai capaci di liberarci dai condizionamenti del passato.
Ecco che il senso di fallimento può essere un segnale che ci manda la Vita. Questo messaggio forte e chiaro serve a “risvegliarci” e a spronarci a fare un passo in più verso il perdono di nostra madre. Più corretto sarebbe parlare di “madre interiorizzata”: quella che ci portiamo dentro e verso la quale nutriamo tanto rancore, che cerchiamo in tutti i modi di nascondere anche a noi stessi e di mascherare.
Questo sentimento, infatti, ci fa paura. Ci fa paura anche la rabbia e l’odio che è stato necessario soffocare in noi per tanto tempo fino a quando questo si manifesta in forme esplosive e violente che magari non sappiamo spiegarci.
Abbattere l’Ideale di Perfezione
Il quarto passo sarà quello di lavorare sul proprio Ideale di Perfezione. Occorre non pretendere di essere perfetti per iniziare ad amarsi autenticamente, e quindi perdonarsi, e non pretendere la perfezione per poter amare l’Altro.
La nostra parte rigida e irremovibile ci vorrà ancora fermi ed ancorati sulle nostre aspettative. Ci vorrà sempre orgogliosi e rabbiosi a disperdere enormi quantità di energia per provare a cambiare il passato o a voler essere risarciti nel presente. Ma tutto questo non farà altro che offuscare i nostri occhi e ci farà perdere quel che di buono c’è stato, quel che di buono c’è e quel che di buono potrà ancora esserci nella nostra vita se decidiamo di rinunciare definitivamente al nostro vittimismo e di allearci con il nostro Sé.
Questo centro di saggezza e amore, che è parte di noi, potrà indicarci la strada. Potrà darci la forza per affidarci alla Vita stessa, madre generosa che ci ha voluti e ci ha assegnato un importante progetto da realizzare.
Imparo a vivere da Artista
Ogni esperienza della nostra vita è preziosa e tutto quel che ci accade ha un senso per noi.
In questa prospettiva il fallimento diventa la possibilità di toccare il fondo, vedere e comprendere i propri abissi, e di darsi quindi una potente spinta per risollevarsi.
Per respirare e aprirsi alle infinite possibilità della vita, ricreando fiducia in se stessi e negli altri, nella speranza di poter ricominciare e soprattutto, senza avere la pretesa di non ricadere ancora altre volte.
L’immagine che ci ha dato Antonio Mercurio del processo di evoluzione esistenziale dell’essere umano è quello di un’aspirale a due coni con il vertice in comune. Una base volge verso il basso e l’altra volge verso l’alto. La nostra evoluzione ci renderà capaci di inabissarci nelle profonde acque scure nel nostro oceano esistenziale per saper volger lo sguardo alle stelle.
In quest’ottica il fallimento, materiale e/o esistenziale che sia, costringe l’essere umano a prendere in mano la propria vita. Da qui ripartire con la giusta consapevolezza e una visione nuova dell’esistenza. Che restituisca senso a ciò che si rischiava di vivere come vittime che accusano il mondo intero delle proprie disgrazie.
Si tratta di passaggi fondamentali che con il giusto allenamento e con la fiducia nel cuore, consentono alla Persona di divenire Artista della propria Vita e di cominciare a vivere veramente.