merito di essere felice

Cosmo-Art e Senso della Vita

Mi merito di essere felice

Mi merito di essere felice. E’ un’asserzione che non facciamo mai, pur cercando spasmodicamente di “essere felici”. Nella società in cui viviamo e in cui siamo fortemente condizionati da fattori esterni, la felicità è spesso identificata con il benessere economico, l’apparenza, la bellezza fisica, lo status sociale, tutti collegabili al possesso materiale, all’avere e non all’essere, per cui questa ricerca di essere felici rimane vuota e sterile e ci trova insoddisfatti e frustrati, perché non ha le radici nel nostro cuore e nella nostra anima, ma solo nell’inconsistenza della materialità.

Colpa ed espiazione

Sentiamo che qualcosa non va, c’è un ronzio di fondo nella nostra vita che ci disturba e che ci fa sentire incompleti, come se fossimo sempre alla ricerca di qualcos’altro. Dov’è questa felicità tanto inseguita e cercata? Ma io posso essere felice? ci chiediamo. In fondo siamo su questa terra per espiare e poi ci sentiamo stranamente in colpa. Questi sono gli schemi mentali che coltiviamo. Antonio Mercurio invece, attraverso la Cosmo-Art, ci spiega chiaramente che noi non siamo qui per espiare attraverso il dolore o i dolori, che inevitabilmente ci toccano nella vita, ma che noi possiamo usare l’energia che il dolore produce per trascenderci, per trasformarci e per trasformare la nostra vita.

La ferita

Per arrivare a questo però dobbiamo fare i conti con i nostri sensi di colpa. Non riusciamo a capire esattamente da dove vengono, ma ci sono. Anche in questo caso dobbiamo tornare indietro, risalire alla nostra ferita primaria. Questa ferita molto antica, che risale in genere al nostro primissimo rapporto con nostra madre, già nell’utero, è nascosta sotto a una serie di meccanismi di difesa, come la rimozione, la negazione e anche, a volte, la rabbia. La vera colpa che sentiamo dentro di noi è quella che commettiamo contro noi stessi, coltivando questo rancore.

Progetto vendicativo

Non ce siamo resi conto, ma, prede della rabbia, nel tempo, abbiamo costruito un progetto vendicativo: io non sono felice per colpa tua, vivo contro di te, che si riferisce a nostra madre, ma che qualche volta viene più genericamente mascherato come colpa della vita o del destino. Questo non accade per il trauma involontario che a volte viviamo nell’utero, ma per come noi lo riviviamo in età adulta, perché se non decidiamo di trasformarlo, ci capita di usarlo per non crescere. Se riusciamo a dare la colpa a qualcosa o qualcuno al di fuori di noi possiamo facilmente sottrarci alla responsabilità di essere noi artefici della nostra vita.

“In ogni destino che ci creiamo c’è una nostra decisione. Sembrerebbe assurdo ma è così: per colpire chi ci ha tanto ferito, decidiamo di portare avanti un destino a volte tragico; infatti finché il progetto vendicativo non viene smontato, si rischia di ripetere il trauma all’infinito. (Antonio Mercurio- Chiave di lettura del film “La leggenda di Bagger Vance”-12°Laboratorio di Cosmo-Art – Frascati)

Lasciar andare

Non dobbiamo rimanere vittime del trauma. Assumiamoci la responsabilità della nostra vita, delle nostre scelte e cerchiamo di lasciar andare, di perdonare. Lasciamo andare ogni recriminazione, ogni accusa, intraprendiamo decisamente la strada del perdono. A volte è più facile perdonare gli altri che non se stessi, sì, perché perdonare se stessi richiede tanta forza e un grande coraggio. Prendiamo una decisione d’amore e facciamolo, perdoniamo prima noi stessi e poi gli altri. Ci accorgeremo immediatamente di sentirci più leggeri e stranamente sollevati.

Tornare a darsi il diritto di essere felici è davvero una conquista. Accettati così come sei. Mandiamo in pensione il giudice interiore. Dopo tanto (certamente intensissimo) lavoro se lo è sicuramente meritato.” (cfr. Dott. Giampiero Ciappina – La Fabbrica della Felicità)

La gratitudine

Ciò che sicuramente ci può aiutare in questo percorso è sentirci grati. La gratitudine è il segnale più sicuro di un pieno e quindi della nostra vittoria sull’avidità di avere e di possedere. La vita e l’universo ci hanno voluti e amati, ci hanno riempito di doni. Pensiamo alle migliaia di cose che abbiamo ricevuto e di cui possiamo essere grati, dalle più piccole alle più grandi. La gratitudine ci mette anche strettamente in contatto col nostro Sé e con il nostro progetto esistenziale, con la parte spirituale e profonda della nostra vita e ci mette in asse con la vita, con il progetto che questa ha per noi. Tutto ciò ci darà subito un profondissimo senso di pienezza e di gioia. Questo è un modo in cui possiamo coltivare la felicità.

La felicità è una competenza

“Così come ogni singola cellula del nostro corpo si nutre d’amore e di gioia anche ogni singolo essere umano si nutre d’amore e di gioia. Il cibo dà sostentamento, ma sono l’amore e la gioia che permettono la vita e l’esistenza.” (Dott. Giampiero Ciappina – La fabbrica della felicità)

Ecco dunque ciò che dice il sottotitolo del libro sopracitato “La felicità è una competenza da imparare”, ricordiamocelo, noi lo possiamo fare, dipende solo da noi. Noi meritiamo di essere felici.

 

 

 

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