Solitudine? No grazie!
La Cosmo-Art il senso della Vita
Solitudine? No grazie! La solitudine che si sente oggi nelle nostre case si è amplificata molto rispetto ai tempi in cui vivevamo una vita “riempita” di cose da fare. L’isolamento e il distanziamento sociale, anche ai tempi dei Social, ci crea disagio e frustrazione. Nonostante siamo continuamente connessi, perché ci sentiamo soli? Di quale solitudine stiamo parlando?
Che cos’è quel senso di solitudine?
Ci sentiamo soli in tanti momenti della giornata e ci sentivamo soli anche prima, in mezzo a tante persone…Siamo soli oggi nella nostra casa, con i nostri animali, con il partner, con la nostra famiglia…Con un silenzio che è diventato assordante.
E’ necessario sottolineare la differenza tra: “sentirsi soli” ed “essere soli”. Sperimentare il senso di solitudine non ha, infatti, una diretta connessione con l’avere o meno persone vicino.
Si può essere circondati da affetto e compagnia, ma percepire comunque questo tipo di sensazione. Si tratta di un sentimento molto profondo, intimo e soggettivo. Probabilmente le occasioni di stare insieme agli altri, forse non rispondono ai nostri bisogni.
La solitudine è un sentimento condiviso
Non siamo i soli a sentirci soli. Provare questa sensazione è legittimo, ma spesso è spiacevole. Nel senso di solitudine spesso echeggiano desideri e bisogni inascoltati, scelte fatte solo per aderire a schemi mentali, o a un modello imposto da altri.
La percezione di solitudine si associa alla sensazione di non sentirsi compresi, amati, voluti come vorremmo. Il non riuscire a scambiare relazioni con gli altri, in un giusto equilibrio tra il “donare e il ricevere ci fa percepire che manca qualcosa!
Il senso di solitudine come mancanza
Si accompagna spesso anche alla sensazione di “vuoto”. Questo sentire riguarda primariamente il nostro mondo interno. La mancanza che sentiamo a livello di coscienza la avvertiamo come esterna. La mancanza di qualcuno che ci voglia bene e si curi di noi, è in realtà, la proiezione al di fuori, di una mancanza interna. Ovvero dell’assenza di quelle risorse interne che ogni essere umano dovrebbe possedere.
È molto importante quindi creare un rapporto positivo con il proprio essere interiore. La relazione che abbiamo con noi stessi è basata sul dialogo interno. Tale dialogo e caratterizzato dalle parole, dai pensieri che si susseguono nella nostra mente e di cui spesso non ci accorgiamo.
Ascoltiamole, forse sono: “non sei capace, è colpa tua, non sei all’altezza, non ce la farai mai, non te lo meriti“.
Se ci giudichiamo continuamente, se ci censuriamo, se rifiutiamo il nostro modo di agire, di parlare, se ci sentiamo perennemente in colpa, probabilmente ci sentiremo a disagio, determinando quello stato di malessere di cui non capiamo la provenienza.
Prenditi cura di te
Oggi siamo nel silenzio: dunque quale migliore occasione per mettersi in ascolto? Se non ci prendiamo cura di noi e non prestiamo attenzione al nostro dialogo, ci sentiremo molto soli e chiederemo agli altri di riempire questa sensazione di vuoto e solitudine.
Abbiamo scoperto quanto siamo severi verso di noi! Viceversa, se abbiamo la consapevolezza dei pensieri che abitano dentro di noi potremo accorgerci che – di quei maltrattamenti – non abbiamo affatto bisogno. Quindi una prima risposta al grande tema della solitudine è che abbiamo bisogno di essere amati, accolti, coccolati. Prendersi cura di sè ci permette di entrare in contatto e in sintonia con il nostro essere interiore facendoci avvertire una sensazione di pienezza e di benessere.
Cosa ci abita
Questo significa abitare se stessi. Vuol dire edificare dentro di noi una cattedrale costruita su mattoni solidi fondati sulla gentilezza, l’accoglienza e l’accettazione. Abitare se stessi significa costruire un luogo prediletto di cura e benessere dove stare al sicuro e sentirsi protetti. Il contatto profondo di conseguenza ci condurrebbe a creare un ponte di relazioni soddisfacenti. La percezione di ritorno non ci farebbe più sentire soli, perché sostenuti dai contenuti del nostro mondo interiore.
La solitudine: una competenza
Imparare a saper stare da soli e ad autogestirsi è una vera e propria competenza per maturare e divenire una persona autonoma.
Una seconda risposta quindi al tema della solitudine è che lo stare soli non deve essere necessariamente declinato con un mi manca qualcosa, bensì può anche essere rappresentato con un senso di completezza e di pienezza dove ritroviamo la vera essenza di noi.
Il senso di vuoto e di solitudine che sentiamo oggi ci stimola a riflettere e probabilmente rappresenta l’occasione per aprirci ad un cambiamento. Rinunciamo a cercare un colpevole esterno e iniziamo a guardarci dentro chiedendoci come poter affrontare costruttivamente il disagio che sentiamo.
Siamo al sicuro nella nostra casa e possiamo sentirci al sicuro dentro di noi guardando a ciò che possiamo fare con quello che abbiamo. Riusciremo così a tollerare maggiormente la distanza fisica dagli affetti e a sviluppare creatività e ricerca verso nuove modalità per essere insieme.
La vera cura: la gratitudine
Una terza risposta al tema della solitudine può essere quella di fare esercizi di gratitudine. Portiamo l’attenzione su quegli aspetti che davamo per scontati: la natura, l’acqua, il respiro, il cibo, il sole. La capacità di apprezzare i doni della vita è una delle caratteristiche delle persone che vivono pienamente. Guardarsi intorno con occhi nuovi riempie la vita di bellezza.
Nel laboratorio di Teatro della Cosmo-Art di questo anno accademico, per esempio, stiamo facendo un prezioso “allenamento alla gratitudine”. All’interno del Forum della piattaforma di Formazione, per 100 giorni consecutivi, ognuno esprime un pensiero di gratitudine. Il guardare con gratitudine a ciò che c’è intorno a noi ci fa sentire uniti e non più soli ed isolati. Collegati da un senso di reciprocità e ricchezza che sviluppa pienezza e bellezza. Ciò comporta la ferma decisione di rinunciare a guardare a ciò che abbiamo perso. L’efficacia di questo esercizio alla gratitudine (leggi l’articolo in PDF sulla relazione tra la “gratitudine e le Neuroscienze” cliccando sulla parola gratitudine) ci allontana dalla solitudine e ci permette ogni giorno di celebrare la sacralità della Vita.
La coralità
Ed infine una quarta risposta al tema della solitudine. L’esercizio della coralità ci è utile per integrare tutte le nostre parti ed entrare in relazione: il primo passo per incontrare “l’Altro” in modo sano ed autentico senza più chiedere all’esterno di colmare il nostro senso di solitudine.
La Cosmo-Art da anni ci insegna come l’incontro con l’Altro si realizza attraverso un progetto condiviso che conduce ad una componente unica e rivoluzionaria: quella della coralità. E’ l’opportunità per non sentirsi più soli ed isolati perché come dice A.Mercurio:
“La coralità è un sistema vivente composto da Persone che fondendo le loro singole energie, il loro singoli progetti, danno vita ad una trasformazione di gruppo che genera bellezza seconda immortale. La bellezza seconda è la proprietà emergente che è data dall’insieme delle parti, che è maggiore della somma dei singoli contributi di ciascuno”.
Oggi non siamo più soli, siamo insieme nel dolore e siamo insieme nella Bellezza per “imparare a ballare anche sotto la pioggia”. (M.Gandhi)
Bibliografia:”Teoremi e Assiomi della Cosmo-Art” A.Mercurio, ed.S.U.R