Cosmo-Art e il senso della vita
La terza età vista come tempo per creare
La terza età, nella nostra società, nonostante l’età media di sopravvivenza si sia molto alzata, costituisce un tabù, come quello della malattia e dell’handicap. Certo, invecchiare può fare paura, dato che è in questa parte della nostra vita che affrontiamo diverse perdite, il corpo che cambia, le forze che diminuiscono, persone care che spariscono. Ma esistono anche persone che fanno desiderare di invecchiare, o meglio, di invecchiare bene. Pur avendo, come tutti, il loro bagaglio di esperienze positive e negative, per loro invecchiare è come continuare un’avventura. Sembrano conservare sotto forma di ricchezze interiori quelle esteriori che hanno perso e anche scoprire nuove libertà. Si può perdere tutto senza perdersi? Si, la terza età può essere il tempo per imparare a perdere delle parti di noi, per acquisirne altre ed anche quella per apprendere ad amare e ad amarsi meglio.
E’ da quando nasciamo che inizia il nostro lungo percorso verso la capacità di amarci, amare ed essere amati, ed è bello pensare che la terza età possa essere il luogo in cui potenziare questa nostra capacità, necessaria per diventare Persone o forse anche scoprirla e viverla per la prima volta in questa fase della vita, se, solo ora, abbiamo deciso di acquisire consapevolezza e conoscenza di noi stessi.
La vita è e diviene
“La vita è e diviene” ci dice Antonio Mercurio, allo stesso modo anche l’essere umano può decidere di essere e divenire, trasformandosi. Conciliare l’essere e il divenire è la capacità artistica che ognuno di noi possiede, possiamo decidere di creare bellezza e di fare della nostra vita un’opera d’arte, trasformandoci. Non importa quando, l’importante è decidere. Quello che la persona matura desidera, anche nella terza età, è essere libera di diventare sempre più se stessa accettando un’evoluzione inerente alla propria persona “in divenire”. Può evolvere arrivando a fondere due elementi in evidente contrasto: l’angoscia per il cambiamento e la paura della noia nell’immutabilità della vita, ma se riesce ad integrare nella propria vita continuità e cambiamento si rende conto che si può operare un cambiamento pur restando centrati su se stessi, cioè non ci si perde.
Invecchiare è un lavoro
Il lavoro di invecchiare richiede di sentirsi sempre gli stessi nonostante i rilevanti cambiamenti fisici e psichici dovuti all’età, ma se il cambiamento diventa evoluzione non c’è più incompatibilità tra continuità e cambiamento. Questo aiuta la persona anche a riconoscere e ad accettare le persone che sono intorno a lei, pur essendo anche loro invecchiate. Possiamo creare del nuovo dal vecchio, cioè creare una nuova vita partendo anche dal nostro passato, anche se siamo in là con gli anni. In questa fase della vita alcuni restano paralizzati di fronte alla sensazione che il loro corpo e la loro mente si disperdono, ma conservano nel proprio inconscio il ricordo di un mondo interno armonioso e possono sentire l’impulso di ricrearlo, anche se sembra loro che sia stato distrutto. Ripristinare un’armonia nel proprio mondo interno è un vero e proprio atto creativo.
La forza dell’età nella coralità
E qui entra in campo la capacità di appassionarsi: in effetti si possono incontrare persone in età che invecchiano in modo equilibrato e che sono animate da un interesse che non riguarda solo la loro persona, sono capaci di provare passione per qualcosa o qualcuno. Importante è che si realizzi dentro di loro un movimento di decentramento: amare gli animali domestici e ancora meglio amare degli amici esprime un movimento verso l’esterno nel senso del dono. Scoprire di amare se stessi e gli altri crea nella persona matura un atteggiamento amorevole e positivo che la aiuta a guardare gli altri con occhi diversi come se li riscoprisse di nuovo. Il modo in cui una persona si tratta e tratta gli altri nel suo mondo interiore si riflette nel suo mondo esterno. Così la capacità di creare un rapporto con gli altri, con un gruppo, dà alla persona la possibilità di incontrarsi nella diversità e questa diversità diviene una ricchezza per ciascuno, permettendogli di vedere di più, di sentire di più, di trasformare e di creare di più. La parte di ciascuno è funzionale anche agli altri e dà maggior forza ai processi di trasformazione. Questo processo l’Antropologia Cosmoartistica lo chiama agire artistico nella coralità. Solo con la forza della coralità si può creare bellezza e gioia, in qualunque fase della vita.