La Cosmo-Art e il Lavoro

Come lavorare in armonia con i colleghi

Come lavorare in armonia con i colleghi. Tante sono le dinamiche che lungo il corso della nostra vita professionale, si scatenano dentro di noi. Molte le scardiniamo e molte le alimentiamo. Complici, consapevoli o inconsapevoli, di progetti distruttivi. A volte vittime, altre carnefici.
In ogni caso, probabilmente lontani da una qualsivoglia relazione armonica dentro e fuori di noi.

Risorse umane

Sono una imprenditrice, da oltre venti anni presente sul mercato. Da oltre vent’anni gestisco risorse umane. Queste a mio avviso rappresentano, senza tuttavia sottrarre valore ad Utili, Fatturato o Patrimonio Netto, il più grande Patrimonio Aziendale.
Proprio così: esseri umani. Sono infatti le risorse umane a fare la storia dell’azienda. In termini di resilienza (ed in questo periodo più che mai, credetemi ce ne vuole davvero tanta), di fiducia incrollabile sul percorso futuro e di profonda gratitudine per ciò che insieme si è realizzato. Fondamentale un elemento: essere permeabili al cambiamento. Saper leggere il tempo nel quale si vive.

Risorse umane, che incrementano il valore aziendale anche in termini di capacità di ricerca di nuove soluzioni possibili, di armoniche relazioni. Di condivisione e collaborazione con fare saggio e costruttivo in virtù del progetto corale aziendale cui tutte fanno parte.

L’esperienza continua, della gratificazione reciproca, rende possibile la formazione della gratitudine a un livello profondo. Ancora, Risorse umane capaci di rinnovare quotidianamente la decisione di esser fedeli a stessi, essere connessi autenticamente al progetto. Saper aggiustare gli squilibri. Imparare a comunicare in modo consapevole ed umile.

Nuovi arrivi, nuovi equilibri. Come lavorare in armonia con i colleghi

Eppure, non è affatto facile, stare in equilibrio. Spesso, proprio in qualità di imprenditrice, mi è capitato di notare che più si è bravi, capaci, efficienti, prestanti, e soprattutto desiderosi di crescere (senza quindi morire di mancanza di speranza dietro la propria scrivania) e più le difficoltà con i colleghi aumentano.

Le lotte o giochi di potere, paure, arroganza,  saltano in aria come tappi di Champagne. E chi prendono, colpiscono.
L’arrivo di un collega in qualche modo destabilizza il gruppo. Poiché cambia un equilibrio formatosi nel tempo, quindi nel tempo è da rigenerare.

Su un piano simbolico, possiamo immaginare l’entrata in un nuovo luogo di lavoro come l’arrivo nell’utero materno. E come sarà questo utero? Che ambiente troverò? In fondo quel lavoro lo abbiamo scelto noi. Sarà un luogo caldo e accogliente, oppure freddo e pungente? Ed io, quali decisioni prenderò?

Salvo diversa affrettata decisione, sarà certamente l’utero/ambiente nel quale cresceremo, che ci fornirà nutrimento, che da qualche parte ci condurrà. In ogni caso, ci offrirà una grande opportunità: sperimentare la vita. Poiché così come nell’ambiente intrauterino, anche l’ambiente di lavoro è un ambiente di apprendimento, di esperienza, di emozioni.
Nel tempo, prenderemo ancora decisioni, faremo ancora scelte.

Vuoto, avidità e invidia

Nella vita intrauterina, a livello istintivo, l’embrione è già perfettamente cosciente dei potenziali pericoli. Quindi, tante saranno le domande dinnanzi alla porta d’ingresso della sede di lavoro: arrivo nell’utero di mia madre! Sarò all’altezza, sarò accettato e ben accolto, sarò amato?

Ed ecco che, chissà come mai, tante altre domande arrivano alla coscienza. Alle quali spesso capita di rispondere: – No figuriamoci, ti pare? Ancora con queste assurdità! I miei colleghi saranno tutti buoni, mi accoglieranno con gioia, mi aiuteranno, e sicuramente non saranno invidiosi … no no!.

D’altro canto, il bambino nell’utero materno si aspetta di esperire il pieno. In termini di amore, energia nutrimento, esperienze positive ecc. Se ciò non accade, l’offesa è così grande che questa deprivazione del pieno potrebbe portare alla nascita dell’avidità prima e dell’invidia poi.

Un’occasione per crescere, per lavorare in armonia

Bene, torniamo a qualche riga sopra, alle tante domande che ci assalgono. Questa è una prima buona occasione. Per far cosa? Per crescere. Non siamo più bambini. Per uscire dall’illusione di credere che tutti siano come desideriamo che fossero e dalla pretesa che tutto vada come pretendiamo debba andare. Dalla pretesa che qualcuno debba soddisfare i nostri bisogni. Ciascuno ha le proprie caratteristiche. Ciascuno la propria identità. Ma l’identità, come ho detto in uno dei miei precedenti articoli, è un’opera aperta.

Come afferma il Prof. Antonio Mercurio, in una delle Regole per la navigazione notturna degli Ulissidi (Regola XI. Accettate il mare):

“La vita non va come vorremmo noi e c’è sempre un’identità nuova da acquisire che ancora non conosciamo. Apritevi alla complessità e alla ricchezza inesauribile della vita che può apparire ad ogni istante, in maniera imprevedibile “.

Sarebbe certamente meraviglioso, provare anche ad uscire dal lamento vittimistico del – Càpitano sempre tutte a me, o – Ce l’hanno sempre tutti con me. E smetterla di lamentarci in ufficio con i colleghi, dei colleghi, dell’azienda, dei Clienti e anche dell’aria che si respira. Oltretutto il pericoloso vittimismo conduce sempre a cercare un colpevole/carnefice, il quale – chiaramente – è sempre fuori di noi! Forse è opportuno riflettere sull’opportunità di un serio autentico cambio di rotta. Dentro di noi in primo luogo.

E poi: libertà!! Abbiamo la libertà e il potere di proiettarci al cambiamento, costi quello che costi, dentro e fuori di noi. Oppure ancora, possiamo uscire dalla presunzione, dall’invidia e distruggere la Hybris e l’arroganza. Allontanarci dal giudizio e dalla rabbia.

Un’occasione per nascere e lavorare in armonia con i colleghi

Ma se usciamo da tutte queste modalità, su quali porte della vita possiamo allora bussare? Di porte ce ne sono infinite. Possiamo entrare in nuove modalità e realizzare tanti passaggi trasformativi. Pensiamo alla gratitudine ad esempio, per trascendere l’invidia. La gratitudine è un sentimento fondamentale per sviluppare la capacità di amare. La gratitudine è essenziale, come afferma la nota  psicoanalista austriaca-britannica Melanie Klein (1882 – 1960) proprio sul tema Invidia e gratitudine, al fine di stabilire un sano rapporto dentro di noi e per poter apprezzare la propria bontà e quella degli altri. Pensiamo ancora, alla possibilità di divenire artefici della propria vita, per allontanarci dal vittimismo.

Ad esempio, invece di farci divorare dall’invidia, che gira come un fuoco rovente nella pancia, proviamo ad ingegnarci per fare meglio anche noi. Studiamo, approfondiamo, sperimentiamo, realizziamo. Proviamo ad osservare l’altro come fonte di nuove possibilità e di ispirazione per i nostri progetti. Ecco: diamocelo un bel progetto!

Lavoriamo sodo ogni giorno, per divenire umili, per piegare l’orgoglio. Impariamo a perdonare chi non ha saputo o potuto amarci come desideravamo noi, per uscire dalla pretesa. Canalizziamo il fuoco della rabbia affinché diventi carburante per i nostri progetti di crescita. Accogliamo con amore autentico le nostre parti, senza salire ogni volta sul banco degli imputati.

Affinché nulla arrivi invano

Ciascuno ha il proprio progetto esistenziale, ciascuno ha le proprie caratteristiche. E le dinamiche che scatenano distruttività – aimè – sono proprio dietro l’angolo. A cominciare dal nostro mondo interiore. Ed è proprio da qui che bisogna partire. Da noi. L’altro, con le sue dinamiche, ci fa solo – che non è affatto poco – da specchio.

Proprio come Ulisse, nella grotta di Polifemo, occorre concentrarsi con calma ed usare il potere creativo per trovare soluzioni a ciò che viviamo. Per uscirne vivi, dalla grotta. Come Ulisse, per costruire relazioni armoniche con i colleghi, possiamo decidere di metter da parte l’ira, il progetto vendicativo, ponendo in atto invece nuove strategie costruttive.

In buona sostanza, sta a noi, trovar nuove risposte alle ferite, ai rifiuti alla distruttività che lungo il cammino contattiamo. Le contattiamo poiché ci appartengono e poiché possiamo trasformarle. Affinché, come il dolore, non siano arrivate invano. A tutto ciò, vi è una amorevole e armonica risposta. Costruttiva. Impariamo a comunicare, ad ascoltarci profondamente e a prendere ogni giorno, ogni momento, continue decisioni di Amore. Meravigliose risorse umane, questo è il segreto dell’armonia.

 

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2 COMMENTI

  1. Ottima lettura delle simbologie del ‘posto di lavoro’: ad essere sincera, sapere che ci sono di mezzo richiami così primari e ancestrali mi fa sentire meno inadeguata rispetto alle forti emozioni che a volte questo contesto può provocarci. Grazie davvero.

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