La Crescita post traumatica

Cos’è la crescita post traumatica? E come può aiutarci ad essere persone migliori? Un’esperienza dolorosa può essere vissuta come occasione di rinascita, un evento traumatico può sfociare nella crescita interiore della persona.
Il mondo della letteratura e dell’arte non mancano certo di esempi di personaggi che hanno tratto la loro forza creativa proprio dal superamento di un episodio doloroso. Emblematica, a questo proposito, l’esperienza della celebre pittrice Frida Kahlo, autrice di celebri quadri nati appunto dalla sofferenza per i continui e gravi episodi dolorosi che l’hanno afflitta. L’artista, nella sua sconfinata sofferenza fisica e psicologica, ha trasformato il suo dolore in arte, regalandoci veri e propri capolavori.
Gli esempi dell’Arte figlia della sofferenza, sono infiniti, rintracciabili non solo nella sfera dei grandi artisti, ma anche nella vita quotidiana, tanto che il fenomeno ha destato l’interesse di studiosi di chiara fama.

Il dolore serve per creare: una rivoluzione copernicana

Il più importante è il Prof. Antonio Mercurio che oltre 40 anni fa, pose le basi per una vera e propria rivoluzione copernicana del pensiero occidentale relativamente al dolore (vedi, “Gli Ulissidi“). Infatti, la tradizione occidentale, da Platone in poi, identifica nel dolore (angoscia, malattia, traumi, ecc.) una sorta di forza punitiva, se non quando addirittura espiatoria. Su questa concezione sono ancora oggi fondate molte pratiche terapeutiche moderne e (incredibilmente) perfino una parte del pensiero medico, ancora oggi troppo poco consapevole dei condizionamenti ricevuti da questa plurimillenaria tradizione fondata sulla colpa. Il Prof. Mercurio, alla fine del 1970, postulò che il dolore – al contrario di quanto sostenuto da questa parte della cultura giudaico-cristiana – è una forza evolutiva, una spinta al cambiamento e alla trasformazione. Da un punto di vista evolutivo e cosmologico, il dolore è il corrispettivo umano, di quella che – nell’universo – è l’energia che porta alla nascita delle stelle, alla collassazione delle nebulose e alla creazione delle galassie, e in generale, alla continua trasformazione del Cosmo.

Più recentemente, anche altri ricercatori hanno indagato sul tema del dolore come spinta alla trasformazione interiore e alla crescita creativa. Tanto che, negli ultimi anni, il dolore è stato oggetto di studio da parte di diversi psicologi, che hanno condotto oltre 300 studi sull’argomento.
I ricercatori Richard Tedeschi e Lawrence Calhoun, psicologi dell’Università del North Carolina, negli anni ’90 hanno introdotto il concetto di crescita post traumatica, per indicare come l’uomo, in seguito ad una grave crisi, dovuta a un lutto per la perdita di una persona cara, ad una grave malattia o ad un terremoto devastante, sia costretto a riconsiderare la propria visione del mondo sotto una luce diversa.
Come sostiene lo psicologo Scott Barry Kaufman, autore del saggio Wired to Create: Unravelling the Mysterof the Creative Mind, il 70% delle persone che hanno vissuto un forte trauma, riesce a crescere positivamente, a fondare la propria esistenza su nuove basi, a vedere nuove prospettive di vita: “essere costretti ad affrontare una grave malattia può creare nuovi e più saldi rapporti familiari; avere sfiorato la morte può indurre una persona a rafforzare la propria spiritualità“.
Nel corso degli studi condotti dagli psicologi statunitensi, è emerso che tutti coloro che si sono trovati davanti alla necessità di superare un profondo trauma, dimostrano una maggiore empatia verso il prossimo, un accresciuto altruismo, si scoprono più propensi ad aiutare gli altri.

La crescita post traumatica

Ogni individuo, nel corso della propria vita, sviluppa delle credenze, delle convinzioni su cui basa l’intera sua esistenza, i capisaldi della sua vita.
Un violento trauma, il dolore sotto ogni suo profilo, fisico, psichico, esistenziale, morale, provoca nel soggetto la demolizione di tali principi, il crollo dei pilastri su cui si reggeva il suo essere. Pertanto si ritrova, dopo il trauma, o meglio, durante l’elaborazione del dolore, a rivedere i propri punti vista, a valorizzare alcuni aspetti della vita, del mondo e, al contempo, saggiare la banalità, la futilità di altri. L’uomo, in queste circostante dolorose, è costretto a ricostruire la propria identità e, quanto più le sue convinzioni sono state demolite, tanto più ricomincerà da zero nella costruzione di una nuova personalità, sicuramente più positiva.
La cultura occidentale, storicamente, tende a presentare il dolore soltanto nel suo aspetto negativo, come una sfortuna, un nemico da sconfiggere o, perlomeno, da allontanare. Invece sentimenti come la rabbia, la delusione, lo sconforto, sono la chiave per la rinascita, un’opportunità di crescita interiore, il mezzo che, per quanto difficile e arduo, porta l’uomo a ricostruire se stesso alla luce di fondamenti più autentici.

Il dolore ci fa contattare la Libertà

E’ ovvio che la creatività per manifestarsi non deve nascere necessariamente dal dolore, tuttavia è dimostrato che il dolore e la sofferenza, portano ad una significativa crescita creativa. La dottoressa Marie Forgeard, psicologa del McLean Hospital e della facoltà di Medicina di Harvard, ha condotto interessanti ricerche sulla creatività e sulla crescita post traumatica, pervenendo alla conclusione che gli eventi negativi pongono l’uomo davanti a quesiti che altrimenti mai avrebbero affrontato, lo costringono ad abbandonare ciò che era scontato nella vita e a pensare a cose nuove.
Sono studi che finalmente confermano quanto già da tempo sostenuto dal Prof. Mercurio: in seguito ad un’esperienza dolorosa, l’uomo è libero di scegliere. Può raccontare a se stesso di essere una vittima (così come la tradizione giudaico-cristiana propone), e quindi sentirsi in diritto di lamentarsi e di distruggere se stesso (e ciò che lo circonda). Oppure può scegliere di raccontare a se stesso che non c’è alcuna punizione divina, e non c’è alcuna colpa da espiare. C’è, al contrario, un’opportunità da cogliere, un vissuto da elaborare, un rancore da abbandonare, un perdono da concedere, un veleno interiore da trasformare. L’uomo può scegliere di raccogliere le proprie forze, di colmare il vuoto che lo circonda, trovando delle strategie creative, costruttive, la cui più importante è certamente quella di saper trasformare il proprio cuore.
Il dolore è la molla che ci fa scoprire resilienti, che ci dà la forza di guardare in faccia la nuova realtà – e anziché restare schiacciati dal trauma – di agire attraverso soprattutto la trasformazione interiore.

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5 COMMENTI

  1. Il dolore esiste e colpisce tutti indistintamente. Ha una grande forza che ci può spingere sempre più in basso, nelle tenebre o ci può dare la spinta per vedere la luce. Sta a noi decidere come utilizzarlo.

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