ignavia

Ignavia e Antropologia Esistenziale

Chi soffre di ignavia? Chi sono gli ignavi? E cosa ha a che fare con l’Antropologia Esistenziale?
Dante Alighieri nel III° canto ci parla dell’ … l’anime triste di coloro che visser sanza infamia e sanza lodo. Sono quelli che non prendono mai una posizione, non vogliono correre rischi e rimangono deliberatamente in una zona grigia, dove nessuno li possa accusare di essere partigiani di una o dell’altra parte. Sono quelli che – a parole – si dichiarano rivoluzionari: ma poi, di fronte alla necessità di decidere, si scoprono democristiani doc.
Sostiene il sito “HomoLaicus“: Dante non vede questi ignavi come semplici qualunquisti indifferenti alla politica, altrimenti li avrebbe messi in purgatorio. Ma li vede proprio come opportunisti, cioè come coloro che, prima di schierarsi, si mettevano ad osservare chi, tra i partiti opposti, avrebbe avuto la meglio.
Gli ignavi non sono nè all’Inferno e neppure in Paradiso: non essendosi mai schierati nella loro vita, infatti, non possono appartenere a uno schieramento neppure nella morte.

I vasi di terracotta e i vasi di ferro

Sulla figura del Papa che Dante pone tra gli ignavi, dice Giulia Toninelli: Celestino Vº nei secoli si è quindi fatto perfetta metafora di un peccato fatto di persone normali, di sbadigli senza sogni, di opportunismo. Il peccato di chi non sa nemmeno di peccare, il peccato di chi non è.
Uno dei più noti ignavi della storia della letteratura è probabilmente il Don Abbondio dei Promessi Sposi. Alessandro Manzoni lo descrive come … un vaso di terracotta costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro …, impaurito di dover prendere posizione, pur conoscendo benissimo – tra le parti della vicenda manzoniana, tra Renzo, Lucia e l’Innominato – qual era il Bene e il Male. Sono alcuni esempi di come l’ignavia, la posizione attendista, apparentemente neutra, sia in verità fortemente distruttiva. Dante pone gli ignavi nell’Anti-inferno perché, per il poeta, l’uomo deve per forza scegliere fra Bene e Male.

Ignavia oggi

Oggi il termine Ignavo è considerato desueto, e talvolta il linguaggio comune lo sostituisce con ipocrita. Il Vocabolario Treccani definisce ipocrita: “… chi parla o agisce fingendo virtù, buone qualità, ostentando falsa devozione, o dissimulando i propri sentimenti di avversione e di malanimo, […] e sempre al fine di ingannare altri, o di guadagnarsene il favore“. C’è quindi una differenza importante. Infatti – tra i sinonimi di ignavo – Treccani indica soltanto codardo. Sostenere una propria posizione relativamente ad un determinato argomento, significa infatti avere il coraggio di scegliere il Bene, invece di barcamenarsi galleggiando, e facendo in modo che siano altri ad esporsi. Infatti, nell’ignavia non c’è soltanto la paura di prendere apertamente una posizione, ma anche il tornaconto di approfittare dei favori di quella parte che poi, alla fine, risultasse vincitrice.
In un epoca di crisi di valori, sembra che l’ignavia – come già ai tempi di Dante Alighieri – ritrovi oggi un nuovo terreno fertile. Lo vediamo tra i protagonisti dello scacchiere internazionale di geopolitica. Ma in generale, lo vediamo in tutte quelle persone che non riescono a trovare valori per cui valga la pena vivere e appassionarsi: ideali per cui combattere e ideali da difendere. Altri intraprendono percorsi di crescita personale per hobbistica, come passatempo illustre e prestigioso: ma non sempre poi sono all’altezza della responsabilità e degli strumenti che pure apparentemente avrebbero costruito. Un pò come tanti genitori che, nei fatti, non riescono ad essere veramente Padri e Madri dei loro figli o dei loro progetti esistenziali. Manca il senso di responsabilità. Manca il coraggio di scegliere il Bene. Mancano veri punti di riferimento interiori che spingono a perseguire un fine etico a tutti i costi: e così alcuni rimangono nelle proprie zone di comfort, vinti dal proprio tornaconto personale, soffocati dal vittimismo e dalla disperazione. Alcuni perfino ostentano – quasi con orgoglio – la loro ignavia, ne fanno quasi un vessillo da esibire: come se dichiararlo apertamente possa virtualmente intenerire il Sommo Poeta e convincerlo – ex post – a salvarli in Paradiso.

Scegliere tra il Bene e il Male nell’Antropologia Esistenziale

Quello che per Dante era un obbligo etico, politico e teologico di ogni buon cittadino (scegliere sempre tra il Bene e il Male) lo ritroviamo, pur con le dovute differenze, anche nelle definizioni che Antonio Mercurio offre nel modello teorico della Antropologia Esistenziale. In questo modello teorico, quasi tutte le componenti sono deterministicamente legate a specifiche leggi: Io corporeo, Io psichico, Io trascendentale. Soltanto l’Io-Persona è libero di scegliere. Di conseguenza, l’Io-Persona è anche responsabile delle proprie azioni. E’ responsabile delle scelte di amore o di odio, di costruttività o distruttività, fin dalla vita intrauterina.
Antonio Mercurio, inserirebbe l’ignavia tra le cosiddette colpe reali, ovvero quelle riferite ad un mancato passaggio di crescita che la Persona sa bene di dover compiere, ma che invece evita di realizzare, magari temporeggiando o raccontandosi alibi razionalmente blindati. Soltanto in apparenza, l’ignavia è una non-scelta: perché – in verità – le non-scelte non esistono.
O si sceglie il Bene, oppure – anche illudendosi di non-scegliere – si sta scegliendo il Male. Chi galleggia nell’ignavia si illude di affrontare la quotidianità. Almanaccare e lambiccarsi per anni, a volte decenni, nei … non mi fido, cerco le risposte fuori di me, non ci credo, le cose serie sono altre, non decido, ecc. … possono talvolta rendere la Persona meno solida, perchè indebolisce e logora le decisioni di amore, e può facilmente rinforzare le decisioni distruttive.
Un ottimo esempio di scelte distruttive lo ritroviamo in Jackson Maine, il protagonista maschile del film A star is born (con Bradley Cooper e Lady Gaga). Jackson, pur consapevole di aver coltivato scelte fortemente distruttive, persegue deliberatamente fino in fondo i suoi sciagurati propositi, fino al suicidio.
Scegliere, significa uscire dall’ignavia: significa difendere e proteggere ciò che si ama. Come nel film “300” di Zack Snyder sulla vicenda delle Termopili. Trecento spartani guidati dal Re Leonida, decidono di fronteggiare l’arrivo dell’esercito Persiano. Un pugno di uomini da una parte, diverse centinaia di migliaia dall’altra. Ma nessuno degli Spartani prescelti si tira indietro, diventando così un simbolo della volontà di lottare e impegnarsi per difendere ciò che si ama.
Nessun autentico cammino di crescita può essere raggiunto se non troviamo il coraggio – come dice Antonio Mercurio – di rinunciare ad alcune parti di noi, indicando qui proprio le parti distruttive e autodistruttive. Scegliere sempre – come sostiene Dante Alighieri – tra il Bene e il Male, significa che l’Io-Persona deve schierarsi per il Sè oppure per l’Io-fetale, deve scegliere l’Amore per sè e deve prendere una decisione.
E l’ignavia non è certo una soluzione.

“Ogni parola ha delle conseguenze. Ogni silenzio anche.”

Jean-Paul Sartre


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