La parte è il tutto

Come ho già accennato altrove ritengo molto utile dotarsi di un piccolo bagaglio personale di strumenti pratici da utilizzare quotidianamente – e ovunque – quando qualcosa ci disturba. Gli elementi scatenanti possono essere diversi ma le sensazioni che noi proviamo sono ben riconoscibili: rabbia, dispiacere, tristezza, solitudine, dolore, ecc. Una pratica molto utile è quella del Tong-Len, diffusa in occidente dalla monaca tibetana Pema Chodron. Tong-Len letteralmente significa “dare e ricevere” ed è una meditazione, unita al respiro, molto semplice: inspiro ciò che mi causa disagio ed espiro ciò che occorre per lenirlo. Nata come pratica rivolta agli altri e utile per sviluppare nel singolo la capacità di compassione (elemento indispensabile all’illuminazione) contiene elementi molto interessanti. Il principio fondante del Tong-Len è quello di accogliere dentro di noi le parti-ombra, quelle scomode e fastidiose e trovare, sempre dentro di noi, una risposta di guarigione per queste parti. Se ad esempio sono molto arrabbiata perché sento che i miei bisogni non vengono accolti farò così per qualche secondo: inspiro la rabbia di non essere capita…espiro amore e accoglienza profonda per le mie parti fragili e bisognose.

Questa semplice pratica se ripetuta più e più volte ci aiuta nel difficile lavoro di integrazione di tutte le nostre parti e delle nostre emozioni. Gli ostacoli, interni ed esterni, sono la base della nostra evoluzione: sono proprio le difficoltà che ci fanno crescere e che ci chiedono continuamente di trasformare il dolore in ‘compassione’, in accoglienza profonda. Dopo un periodo in cui abbiamo praticato la versione rivolta a noi stessi possiamo anche provare a farlo per qualcun altro (individuo o gruppo di persone): inspiro il tuo dolore…espiro amore ed accoglienza… Non vi è insita soltanto una ragione filantropica in questa antica pratica. Se proverete a farlo noterete come vi sentirete subito meno isolati nel vostro dolore. Tendiamo infatti a credere che nessun altro provi ciò che proviamo, esattamente come lo proviamo noi. Potremo invece allenarci a percepirci come un unico organismo, un macro-essere che prova emozioni e sensazioni e a cui noi, piccola ma indispensabile parte, possiamo apportare il nostro aiuto. Cominciamo da queste piccole/grandi cose a non sentirci più isolati e persi nella vastità dell’Universo: la Vita ci ama e ci ha desiderati, tutti noi, nessuno escluso, ed ognuno è prezioso per la realizzazione del progetto cosmico.

Ricordate: “ci hanno detto che eravamo polvere…ma si sono dimenticati di dirci che siamo polvere di stelle!”.

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