Essere Felice

La Cosmo-Art e la Felicità

Mi alleo con le parti costruttive per essere felice

Stare bene ed essere felice se lo decidiamo, oltre ad essere un naturale desiderio, può essere un meraviglioso progetto di amore di cui nutrirci ogni giorno. Insieme al desiderio però, convivono in noi anche numerose “false credenze” che invadono e “rosicchiano” il potere reale di costruire la felicità che desideriamo.

Pregiudizi sulla felicità

E’ importante smascherare le convinzioni che creano pregiudizi sulla felicità, esempi: ”come posso essere felice con tutte le brutture che ci sono nel mondo? La felicità non esiste. La felicità esiste ma non per tutti. Meglio essere cauti con la felicità perché poi potrebbe scatenarsi un evento compensativo di infelicità”.
In questi pensieri subdoli è presente una componente di auto-distruttività che tal volta ha radici profonde nella nostra storia familiare. Alcune di queste credenze sono il risultato di esperienze passate, che non esistono più, persino precedenti alla nostra nascita. Sono una sorta di eredità spirituale da trasformare.

Ognuno sceglie la propria modalità auto-aggressiva che prende forma ne l’atteggiamento di sfiducia, oppure nel cinismo o nella pretesa che vorrebbe la felicità come un diritto da acquisire alla nascita, quindi destinata a diventare vittimismo.

La felicità è un sistema complesso in evoluzione

Nel corso dell’evoluzione insieme al mutamento dei bisogni e delle ambizioni umane, si modifica anche il concetto e la percezione del sentirsi e dell’essere felice.
Sicuramente per i nostri bisnonni tale condizione si realizzava con il soddisfacimento di bisogni primari, quali la sicurezza, la nutrizione, la pace.
Secondo A. Maslow, i bisogni hanno una gerarchia piramidale, alla cui base troviamo bisogni sociali e bisogni primari. Soddisfatti tali bisogni fondamentali, salendo, il focus della ricerca si sposta da fuori a dentro di sé. In cima alla piramide troviamo bisogni di auto-realizzazione, ovvero i bisogni del Sè. Bisogni che possono essere ulteriormente declinati in bisogno di amore, bellezza e di felicità.  Ad avvalorare questi bisogni c’è anche una risoluzione ONU che ha stabilito la giornata internazionale della felicità che si celebra in tutto il mondo il 20 marzo di ciascun anno.

Essere felice richiede impegno

Essere felice e stare bene può essere un progetto esistenziale. Un progetto meraviglioso, creativo, di amore  in cui impegnarci fattivamente alla ricerca costante di nuova bellezza frutto della trasformazione di noi stessi e del mondo che ci circonda.
In questa ricerca siamo liberi di scegliere se allearci con gli aspetti masochistici e distruttivi presenti in noi, oppure attraverso il progetto stesso di amarci ogni giorno di più, stringere nuove alleanze con le parti costruttive presenti e quelle da sviluppare dentro e fuori di noi.
Quest’ultima alleanza sicuramente è più utile per realizzare il progetto di essere felici, ma non è la più facile perché ci chiede di affrontare i sensi di colpa. I sensi di colpa camminano insieme alla bellezza che realizziamo nella nostra vita. Sono i rappresentanti delle parti interne più fragili che non vogliono trasformarsi. Dunque è grazie (!?) ai sensi di colpa che possiamo verificare in corso d’opera quale alleanza stiamo coltivando. Quali parti stiamo alimentando “costruttive o distruttive?

Centrati nell’amore per noi stessi e nel progetto di voler stare bene ed essere felici, dobbiamo sapere riconoscere i sensi di colpa. Viverli il tempo necessario per capire cosa sta succedendo dentro di noi e poi eliminarli senza esitazione.

“Non si vive di solo pane, ma di pane e bellezza”

Antonio Mercurio

Quando a guidarci sono la responsabilità e il valore di noi stessi, la felicità è una naturale conseguenza. La felicità è una competenza interiore frutto di impegno e di lavoro, fluttuante e stabile al tempo stesso, molto lontana dalla ricerca della perfezione.
E’ fondamentale scegliere un progetto guida che ci insegni a distillare la bellezza anche nelle situazioni dolorose dell’esistenza e che ci guidi come un faro nei momenti bui.
Un progetto guida, proprio come un figlio, richiede presenza quotidiana e la disponibilità a trascenderci verso una sempre maggiore consapevolezza di noi e del mondo che ci circonda.
La consapevolezza è uno strumento fondamentale che ci restituisce maggiore libertà rispetto alla nostra storia. Consapevolezza significa riconoscere a ogni avvenimento il potenziale valore trasformativo nel “qui e ora”.
Da questa capacità di vivere fondata sull’arte di trasformar-si, alleati e al servizio del progetto, la felicità mette le ali per “volare da un universo all’altro”, da una Persona all’altra.
Non commettiamo nessuna colpa nell’essere felici, anzi la colpa è nel non vivere con gioia e pienezza la vita che ci è stata donata.

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