Aiutare gli altri a superare una difficoltà li aiuta a diventare più liberi
Tempo fa, durante le vacanze, mentre cercavo di ragionare sulla mio desiderio di divenire counselor, continuava a balenarmi questo passaggio del film “Caro Diario” di Nanni Moretti – III episodio – Medici: Paziente (Nanni Moretti) : “Il medico mi dice che tutto dipende da me, il medico mi dice che devo collaborare, che mi devo sforzare di non grattarmi ….. tutto dipende da me …. e se dipende da me sono sicuro che non ce la farò!”
Perché questa scena mi ha colpito?
Perché a volte mi capita di identificarmi con il protagonista del film e con la sua paura di non farcela, di non riuscire ad affrontare tutto il percorso che mi porterà ad essere un counselor. Qualche volta indosso la maschera dolorosa del protagonista anche se non ho la sua carica di autoironia. Bella parola “maschera”, secondo il significato latino fa pensare all’artifizio che gli attori adattavano al volto ma anche, per estensione, alla manifestazione esteriore del ruolo che si ha (o si vorrebbe avere) nella società. Tuttavia le “maschere” si cambiano e le paure si vincono! Gli strumenti ce li abbiamo : ragionamento, empatia e parole sono per noi come le chiavi inglesi o i cacciaviti per i meccanici nelle officine.
Solo così io posso spogliarmi dei panni della vittima, riesco ad entrare in empatia con il personaggio di Moretti (Michele Apicella) e il suo bisogno di aiuto fa suonare la mia “corda”, sveglia la mia identità di counselor fatta di curiosità e interesse per l’altro, consapevole del fatto che la crescita e il superamento del dolore altrui concretizzerà anche il mio personale cammino di crescita e maturazione interiore. Attraverso il colloquio con l’altro è anche possibile infatti modificare le proprie idee, comprendere che il mondo è più complesso e/o più semplice di quanto crediamo e che scelte di vita del tutto diverse dalle nostre, sono altrettanto fondate e capaci di innescare un cambiamento nella vita delle persone. Ok direte voi, fin qui tutto chiaro ma come può avvenire tutto ciò?
Tramite la messa in campo e l’utilizzo del bagaglio di competenza acquisito alla Scuola di Counseling dell’Istituto Solaris e con la partecipazione alle attività formative e di incontro della S.U.R. (Sophia University of Rome) che si fonda sul pensiero di Antonio Mercurio da cui sono nate la Sophia-Analisi, la Sophia-Art e soprattutto la Cosmo-Art).
Un sistema di valori condivisi che ha il suo fulcro nella “vita come opera d’arte”, intesa non come creazione estetica ma quale piena realizzazione di sé e della propria vita in sintonia e armonia con la vita dell’intero universo (“Bellezza Seconda”). Queste mie competenze (acquisite e da acquisire) dovranno essere continuamente arricchite dall’esperienza e dal percorso personale ma, sono certa che, diventare artista della mia vita, superare i miei disagi, attraversare il dolore, riuscire a dialogare con il mio Sé Personale, farà senz’altro emergere soluzioni esistenziali e creerà sicuramente bellezza. La forza della motivazione si trasforma in formazione specifica, non siamo noi gli artisti della nostra vita e della vita dell’universo? Quanto più noi decidiamo di crescere tanto più facciamo leva sull’altro per trasformare. Questo processo si fonda sull’identità che creo prima di tutto dentro di me divenendo “Persona”. Vero è che da “artista” sto imparando ad accettare anche l’impotenza e la frustrazione, cerco di non perdere mai di vista che l’altro per me è un dono e provo a superare (con non poca fatica) la mia ostinazione di voler a tutti i costi “salvare” l’altro (tipica pretesa del un counselor “in erba”).
Tengo sempre a mente i miei limiti e sono attenta a non oltrepassarli perché è facile divenire pretestuosi e persecutori dell’altro. L’altro, solo se lasciato libero, entrerà in empatia così da compiere insieme quei percorsi di consapevolezza che aiutano la trasformazione. Il lavoro centrale di counselor è riuscire a far fare “cassa armonica” all’altro suonando però solo le mie corde, che a loro volta gli trasmetteranno vibrazioni così da consentirgli di guardare dentro di sé, rispettando i suoi tempi e spesso anche la sua impotenza (il classico “non ce la posso fare!”). Bisogna provare a stare bene e a far star bene l’altro. E’ questo il vero cammino di crescita, quello che sicuramente forgerà la mia identità di counselor facendo affermare il mio essere Persona, ne sono certa come sono altrettanto sicura che l’amalgama che tiene insieme tutto ciò è l’Amore. Solo l’amore può riuscire a trasformare l’essere umano, ma l’amore è soprattutto decisione e la prima decisione è quella di amarsi.