Come le discipline orientali differiscono dalle occidentali
Spesso mi viene rivolto questo quesito: qual’è la differenza fra le discipline orientali e quelle occidentali? La spiegazione mi sembra così evidente. Entrambe discendono dalle rispettive culture. Le prime tendono principalmente ad unificare il complesso psicosomatico verso la sostanza spirituale, le seconde verso quella materiale. Esse sono come i due poli dell’universo che rappresentano l’espressione concreta della manifestazione. Non è quindi il caso di dare vita alla solita sterile polemica nella quale si specula su ciò che potrebbe essere superiore o inferiore. Le discussioni a cui qualche “settario” si abbandona nel tentativo di ottenere ad esempio la supremazia dell’uomo rispetto alla donna e viceversa, io credo non abbiano giustamente portato mai a nulla di buono. Quello che bisogna comprendere è che l’universo manifesto ha necessità di sostenersi mediante tutti e due i poli. Dico questo perché ultimamente in occidentale è presente una forma di “orientefilia” che porta le persone a snobbare la visione occidentale materialista e esse non si accorgono, come ho già più volte affermato, che l’oriente, in particolar modo l’India, si trova ad essere fortemente impegnata proprio verso questa direzione.
È giusto così, poiché il giusto sta nella presenza forte di entrambe i poli. Donne forti e uomini forti alzano la qualità del genere umano. Una buona realizzazione materiale unita ad una altrettanto valida realizzazione spirituale conducono l’uomo a sperimentare stati di appagamento e di gioia che sono premessa di tranquillità e pace. Secondo chi scrive l’umanità sarà sempre più impegnata sulla via che conduce al ritrovamento o al recupero di discipline “psicosomatiche”, come del resto questi ultimi anni hanno dimostrato, consapevole della differente qualità del risultato. L’oriente “equilibrato”, libero cioè da eccessi interpretativi, ha già dato chiare indicazioni verso questa direzione. Alcuni saggi hanno indicato una “via di mezzo”, una terza via di sperimentazione che dovrebbe condurre all’equilibrio. Mi associo dichiarando che il benessere che ognuno di noi ricerca nelle discipline sia orientali sia occidentali, insorge quando il fanatismo è mantenuto lontano e quando nel comportamento umano c’è assenza di competizione. Del resto il fanatismo settario è ben presente anche in talune discipline occidentali che divengono dannose per la salute psicofisica del soggetto.
Basti pensare cosa accade quando per un eccesso di “apparenza” fisica si arriva ad usare oltre ai “pesi”, farmaci pericolosi per la salute. Ma sono anche convinto che spesso certi “pesi” non sono più indicati per una normale colonna vertebrale, una struttura ossea e muscoli di un genere umano ormai reso debole dal tipo di vita. Troppi sono i danni che personalmente ho constatato, come terapeuta, su molte persone che hanno lavorato in palestre dove si asseconda la filosofia dell’apparire e non dell’essere. Danni fisici talvolta irreparabili e naturalmente anche danni “interiori”. Meno male che l’oriente ci ha portato a riflettere stimolando il recupero di certi valori.