Jim Morrison

L’Io assoluto ed il narcisismo distruggono la Bellezza creata dall’Io artistico

Domenica 16 dicembre 2007, presso il Teatro dei Contrari, ho assistito alla rappresentazione di una pièce molto particolare: Jim Morrison and the Doors. L’apparato scenico semplice, statico ed essenziale, riproduceva lo studio di registrazione del mitico gruppo californiano fondato nel 1965 dalla figura carismatica di Jim Morrison. Un ambiente capace di evocare il kaos, l’inquietudine e la spinta visionaria di questi artisti alla continua ricerca di se stessi, del senso ultimo dell’esistenza e del significato profondo della propria funzione vaticinante. Pezzi di lamiere contorte, disordine, buio, freddo e momenti in cui un denso fumo avvolgeva anche le coscienze degli spettatori, ben materializzavano il tema eterno del dolore umano, del senso da ricercarsi in tale inquietudine e soprattutto della direzione e del progetto da scegliere e seguire come artisti. Dopo aver scalato la china del successo internazionale e del riconoscimento come figure innovative e rivoluzionarie, i quattro musicisti ci vengono proposti in un serrato dialogo in cui si confrontano a causa di una nuova ed ‘illuminante’ ispirazione di Jim.

Egli vuole pubblicare un nuovo singolo, composto da un unico, lungo, vibrante e ripetitivo suono capace, a suo avviso, di veicolare un forte messaggio: “Voi siete merce, voi siete merce!”. Alcuni elementi di questo momento di disaccordo fra i vari componenti del gruppo mi hanno molto colpito e spinto a riflessioni più generali ed ampie. Il primo tema importante è quello dell’armonia e del principio organismico da ricercarsi affinché un gruppo di persone possa amplificare l’energia ed il genio dei singoli e diventare una grande cassa di risonanza, fucìna di creatività e messaggi intensi da donare al mondo. Questo concetto è espresso da Antonio Mercurio nell’ambito della sua teoria sulla Cosmo-Art, disciplina da lui fondata e tesa alla trasformazione del proprio dolore in Bellezza imperitura. La Cosmo-Art si fonda sull’agire di tipo artistico, capace di armonizzare gli opposti e superare i propri individualismi e narcisismi, per fondere le energie di singoli individui in un gruppo che funzioni come un organismo unico, composto di tante parti, tutte importanti affinché ci sia vita e circoli energia all’interno dell’organismo stesso.

Il dolore e l’inquietudine sono storici compagni di viaggio degli animi particolarmente sensibili, attenti e ricettivi (basti pensare all’angoscia esistenziale che attanagliava un grande poeta come Leopardi). Anche questi giovani artisti, primo fra tutti il loro cantante Jim, ci vengono mostrati nel loro malessere e nei continui tentativi di ‘acquietare’ con droghe, alcol e sedute psicoanalitiche ciò che premeva forte da dentro. Ancora una volta mi trovo ad osservare come, malgrado l’intensa ricerca interiore ed artistica, a queste persone mancasse un piccolo strumento in più per riuscire ad accettare e ancor di più riconoscere il valore e l’immensa ricchezza dei propri vissuti dolorosi e delle proprie angosce come ‘materiali grezzi’ di partenza dai quali scolpire, novelli Michelangeli, opere d’arte eterne e capaci di diffondere Bellezza in modo continuo. Nella rappresentazione vediamo come il momento di massima distanza, chiusura, giudizio ed incomprensione fra i membri del gruppo sia anche un momento doloroso, distruttivo, quasi di stallo irrisolvibile che ad un certo punto sembra ‘sciogliersi’ di fronte al semplice e simbolico gesto di condividere un piccolo dolcetto raccolto in un angolo dello studio.

I cuori si scaldano di nuovo, l’intesa sembra darsi nuove possibilità di vita, ci si apre ad accogliere l’altro (per quanto ‘strambe’ ci possano sembrare le sue proposte) ed un sottilissimo filo di speranza torna a fare luce.

Temi eterni dunque e intessuti nell’ordito dell’animo umano fin dalla notte dei tempi. Risposte possibili, tentate, azzardate, rifiutate ma pur sempre alacremente ricercate. Leopardi, Jim Morrison, Antonio Mercurio, l’essere umano nella sua natura più verace ed autentica: cosa ci accomuna tutti quanti se non la certezza di essere Entronauti, esploratori dei nostri più profondi abissi e delle parti più oscure? Alchimisti della materia che con pazienza, decisione e creatività estraiamo lo Spirito, l’Anima dal nostro corpo e da ciò che la vita ci dona incessantemente, giorno dopo giorno. Decidiamo allora di diventare ogni giorno artisti delle nostre Vite, accettiamo il dolore ed utilizziamolo per creare Bellezza e trasmettere amore, coscienti di essere parte di un Tutto che chiede di vivere e di darsi un’anima. Grazie Antonio, grazie Jim e grazie a tutti coloro che si interrogano per far sì che questo miracolo avvenga!

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