Simboli di trasformazione
Anno dopo anno il Natale torna portando il suo incantesimo e la sua grazia. Torna con i suoi riti e momenti di festa che si esprimono ugualmente mediante simboli inesauribili per la coscienza umana. Una riflessione attenta su questi simboli, significa entrare in un dinamismo che ci trasforma e ci porta avanti, verso un mistero che si compie dentro la nostra stessa vita. Il simbolo infatti è un ponte che collega la nostra esistenza quotidiana con il suo significato più profondo, significato che va al di là del semplice susseguirsi del tempo e del cambiamento delle cose e delle forme. Soffermandoci semplicemente sulla nascita che il Natale cristiano celebra, ci si rende subito conto che essa può essere vissuta a vari livelli di consapevolezza. Può ad esempio richiamarci alla memoria la nostra nascita, o quella di milioni di bambini in tutto il mondo, infondendoci sentimenti di nostalgia e benevolenza, ma ci può ricordare anche tutte quelle volte che siamo rinati e tornati di nuovo alla luce, magari dopo un lungo periodo di oscurità e di sofferenza. Allora il Natale diventa per la coscienza un richiamo più profondo.
Può anche dirci che la nostra vita ha uno scopo più alto; che in noi si deve ancora realizzare qualcosa di incompiuto, o nascere qualcosa di importante. Sarà alla fine il Divino che tutti noi portiamo dentro? A questo lasciamo che ognuno risponda da solo. Certo è che il rito cristiano del Natale sostituì nel quarto secolo la solennità pagana della rianimazione della luce solare al solstizio invernale. Ma in questo caso il nuovo Sole è il Figlio di Dio venuto nell’umana carne. Lui solo, in quanto grazia di Dio in forma umana, può offrire ad ogni uomo la possibilità di trasformarsi anch’egli da figlio della terra a figlio del cielo, riunificando in sé ciò che nell’esistenza è separato: visibile e invisibile, finito e infinito, carne e spirito. Noi vogliamo, quindi, insieme ai lettori, soffermarci su alcuni simboli del Natale per renderli attivi, cosicché possano operare in noi la loro carica trasformante. I particolari del racconto dei Vangeli affiorano spontanei alla memoria: la grotta, la mangiatoia, la donna vergine, gli angeli e i pastori, la stella, il supremo silenzio della notte santa, i Magi.
Per ragioni di spazio consideriamo solo alcuni dei simboli e personaggi del Natale. La grotta. Da millenni l’uomo è abituato a pensare per immagini, anzi spesso l’immagine precede il pensiero; così da millenni l’immagine della grotta richiama il tepore protettivo della tana dove l’uomo fu accolto e protetto nei primordi della sua esistenza. Ma non solo. La grotta la ritroviamo sempre all’inizio del cammino di trasformazione della coscienza. Ne fanno testo le innumerevoli grotte o spelonche di eremiti e saggi di ogni luogo e religione. La grotta quindi come matrice di cose nuove; luogo di iniziazione. La grotta, fuori dalla città, dal consueto vivere, dalle abitudini accettate da tutti. Essa è un simbolo di rinascita e di rottura di equilibri prefissati. Vi rientriamo tutti ogni qual volta dobbiamo scavare dentro noi stessi per conoscerci meglio e capire che cosa si debba fare. La mangiatoia. Questa non è la greppia delle nostre stalle, ma la cesta che serviva ai pastori per portarsi dietro il cibo per le lunghe soste nei pascoli. La vergine depose il fanciullo nella cesta per il cibo dei pastori e anche questo è un segno di riconoscimento di quell’uomo che un giorno sceglierà il pane e il vino per perpetuare la sua presenza in mezzo agli uomini.
Ma la mangiatoia/cesta o sporta per il cibo, siamo di nuovo chiamati anche noi a diventarla per gli altri. Dare noi stessi da mangiare è così “quel segno” divenuto realtà. La donna vergine. Tale immagine ricorre nelle tradizioni di tutti i popoli, collegata spesso con la grotta al cui interno scorre una sorgente miracolosa. Come quest’ultima la vergine è l’archetipo di ogni rinnovamento dei cicli della vita, che in essa ritrova il principio e un nuovo inizio. La vergine è appunto la terra pura, intatta, incontaminata, cosicché in essa e mediante essa la vita può riprendere il suo intenso e fecondo corso. La vergine è la terra che diventa perfetta ricettività delle energie divine. L’archetipo della donna vergine, eppur fecondata, risuona in noi nella parte più intima che riconosce nell’esistenza un dono ricevuto e un compito da svolgere, quindi una risposta da dare. Di conseguenza vi è come una dimensione in noi che vuol dire apertura totale. Il fanciullo divino. Nella grotta di Natale incontriamo la donna e il fanciullo adagiato nella mangiatoia, fragile e indifeso. Egli rappresenta l’annullamento di tutte le immagini, di tutti i nomi con i quali l’uomo di potere riveste la sua presenza e il mistero stesso di Dio.
Il fanciullo nasce in noi dopo aver accettato le prove dell’esistenza e aver fatto un percorso personale di interiorizzazione. E’ la parte creativa che ci portiamo dentro, soffocata spesso dalle ideologie e dall’affermazione maldestra di sé. I Magi e la Stella Cometa. “Vedendo la stella provarono una grande gioia”, dice il racconto evangelico. I Magi e la Stella Cometa sono da considerare insieme. Questi uomini saggi, esperti nelle arti e nelle medicine naturali, seguono un segno dal cielo. In loro si uniscono generazioni e generazioni di uomini santi e profeti che hanno cercato una sapienza più alta. Essi sono gli iniziati di tutti i tempi che hanno affinato le loro orecchie all’ascolto profondo. Sono uomini liberi, accompagnati prima ancora da una stella interiore che brilla nel fondo del loro cuore. La Stella Cometa è un segno che collega il cielo e la terra e si manifesta infatti solo quando i cuori sono pronti ad accogliere le rivelazioni dei misteri. Essi offrirono l’oro, dono che evoca il sole, la fecondità, la ricchezza e il calore, irradiamento di conoscenza e amore; l’incenso, simbolo della preghiera che unisce la terra la cielo, emblema della funzione sacerdotale; la mirra, simbolo della vittima sacrificale che abolisce il rito fine a se stesso, per introdurne uno nuovo fatto di cose concrete e vere.
Quel “sacrum facere” della nostra vita quotidiana. Così i simboli e i personaggi del Natale sono fatti che letti attentamente e meditati divengono eventi interiori di rinascita e di trasformazione interiore. In modo particolare la grotta, la donna vergine e il fanciullo divino sono simboli di rinascita che richiamano l’annullamento di quanto l’uomo ha costruito artificialmente.