Fine di un progetto, morte di una rinascita
Che fine ha fatto il “bombardiere marrone”? Dove giacciono i resti dell’aeromobile schiantatosi più di un quarto di secolo fa? Dove è finito “il gruppo che dopo otto anni di dominio incontrastato dei Beatles” riusciva a scalzarli nella preferenza nell’immaginario dei fans del rock e della critica musicale più accreditata? Che cosa ne è stato dei nuovi 4 che, come titolava nel 1973 il Daily Express, “ci crediate o no, sono più grandi dei Beatles”? Ma sono queste le domande giuste? E’ la morte di uno di loro a far venire meno la magia o è essenzialmente la scomparsa della sua energia spirituale che spezza un incantesimo che impedirà per i 25 anni successivi ai 3 membri superstiti della band di ritrovare quelle vette ormai smarrite nella foschia magica dei primi anni? E’ dipeso solo dal cambiamento delle mode oppure è venuto meno il fattore determinante di quell’esperienza leggendaria: la coralità?
John “Bonzo” Bonam, il più potente batterista dai tempi di Keith Moon degli Who e unito a lui da un identico destino, scompariva, dopo una vita di eccessi fra droghe, antidepressivi ed alcool, la notte fra il 24 ed il 25 settembre 1980 a soli 32 anni e gli altri tre membri della band, Jimmy Page, Robert Plant e John Paul Jones si disperdevano………… Ciò che prevalse fu il “tu mi hai ferito ed io ti colpirò ancora più forte, anche se in questo potrò farmi del male”. E proprio questo accadde. Quel ragazzo se ne era andato improvvisamente e li poneva di fronte ad una strada che non avevano mai dovuto percorrere insieme fino ad allora. Cercarono di sfuggire a quanto era accaduto; cercarono di evitarne la piena consapevolezza, strumento indispensabile per il superamento della tragedia che li aveva colpiti. La paura di questa sfida impedì loro di giungere ad un’identità nuova. Impedì loro di creare nuova musica insieme. Passarono i mesi ed i superstiti non riuscirono ad elaborare o non riuscirono a capire di dover elaborare la morte fisica del loro amico.
Furono travolti dall’angoscia di dover affrontare il sentiero lungo e tortuoso del dolore. E così evitarono questo percorso ed il dolore e la rabbia prevalsero e offuscarono qualsiasi altra cosa. La rabbia ed il rancore verso quel compagno distrussero i loro progetti comuni, i loro sogni, le loro capacità da coltivare insieme e non fu più possibile rinascere. Se avessero accettato la scomparsa terrena di John, non avrebbero provocato un altro schianto, un’altra morte: quella del gruppo.
Ma allora, dove giacciono i resti dell’apparecchio dopo lo schianto? Il Dirigibile, lo Zeppelin, i Led Zeppelin giacciono nella mancata accettazione del dolore, nel non aver preso atto dell’importanza del perdono e della necessità di perdonarsi per non aver capito di quanto aiuto “Bonzo” avesse bisogno, nei loro ricordi ormai sbiaditi dal tempo passato.
Per approfondire:
Il Martello degli Dei, la Saga dei Led Zeppelin by Stephen Davis, 2006