Un’indagine tra i bambini
Per il 27% dei bambini piccoli il colore della solitudine è rosso (colore delle emozioni forti) mentre con l’aumentare dell’età è netto lo spostamento verso il nero 49% e grigio 18%; per altri la solitudine fa pensare ad “un uovo sodo” oppure a “stare in mezzo ad un branco di squali bianchi.” la parte “brutta” dello stare soli è invece dovuta alla noia per il 53% ed alla paura per il 34%; solo il 13% ha risposto che non è brutto stare soli.
Questi dati vengono dall’Istituto di Ortofonologia di Roma che, per conoscere meglio il “pianeta solitudine dell’infanzia”, ha condotto un’indagine in collaborazione con l’Associazione Crocevia di Catania che ha interessato 1500 bambini in tutta Italia, fra i cinque ed i quindici anni.
Sono state a volte sorprendenti le risposte che i piccoli intervistati hanno dato ai vari questionari, risposte che hanno tracciato un quadro delle peculiarità caratteriali di ogni bambino che si trova a dover stare solo. Federico Bianchi di Castelbianco, Direttore dell’Istituto di Ortofonologia di Roma e Magda di Rienzo, Responsabile del servizio di Psicoterapia dell’età evolutiva dell’Istituto stesso, hanno commentato alcune di queste risposte nel corso di un incontro tenuto a Roma.
Nel corso dell’incontro è stato messo in evidenza come oggi la vita di moltissimi bambini possa essere paragonata a dei lavori forzati poiché troppo spesso i genitori, per il timore (il più delle volte esagerato) di lasciarli soli, pianificano intensamente le loro giornate costringendoli ad una serie di attività quotidiane per loro troppo pesanti.
Infatti, al fine di non farli annoiare, eccedono con gli impegni nella convinzione che un bambino per essere felice non debba essere solo. “Invece non è così – ha messo in evidenza Bianchi di Castelbianco – poiché per oltre il 51% dei bambini il bello dello stare soli consiste nel poter stare o giocare in pace. La solitudine, quindi, non è solo negatività e basta leggere le risposte ai nostri quesiti. Alla domanda “una cosa bella della solitudine” non hanno risposto “nulla” ma hanno sottolineato come sia l’occasione per giocare e per muoversi liberamente, e non necessariamente per restare davanti alla Tv o ad un videogame. Ma deve far riflettere anche la risposta in senso opposto e cioè “la cosa brutta della solitudine”: hanno detto la noia e la paura. E questo è significativo.
La noia sì, mi sembra inevitabile – ha continuato – è giustissimo che un bambino o un adolescente preferisca stare con gli amici piuttosto che restare da solo. E’ assolutamente “sano”. Diverso è il discorso della paura poiché costituisce il campanello d’allarme di una insicurezza, di una incapacità affettiva che non gli permette di vivere correttamente il distacco. E i genitori, la madre in particolare, recitano da questo punto di vista un ruolo fondamentale poiché deve aiutare il figlio a vivere affettivamente da solo. Questo non vuol dire certo “vivere senza affetto” ma vivere autonomamente.”
“Ma la solitudine non è comunque considerata “inattiva” – ha affermato Magda Di Rienzo – infatti, il 25% dei bambini, quando è solo, sta davanti al computer o alla Tv, il 24% gioca di fantasia o disegna, l’11% fa giochi da tavolo o con le figurine, il 26% fa giochi di movimento. Ma 14 bambini su 100 hanno dichiarato che non ci sono attività che preferiscono fare da soli. Eppure, la solitudine è un’occasione importante soprattutto per la creatività. Ai bambini – ha sottolineato la Di Rienzo – bisogna insegnare a stare da soli, ad occupare con serenità quel tempo, a non avere paura.”