Il vero pregare

Qualsiasi cosa vien detto, quando si parla di preghiera, al 99% s’intende quella rivolta a Dio, poichè preghiamo gli uomini solo in rari casi di profonda umiltà. Allora viene facile pensare che la preghiera rigidamente significhi fare delle richieste a Dio, spesso con la pretesa di essere esauditi! Il significato invece è molto più ampio, infatti il sol rivolgere la mente a Dio è già preghiera. In qualsiasi modo lo facciamo e qualsiasi cosa gli diciamo. Possiamo quindi dire che pregare è rivolgersi con pensieri, parole e sentimenti, a Dio. Una preghiera ben fatta è solo quando volgiamo il nostro essere in modo sincero, chiaro ed umile verso Dio, mentre in altri casi, quando cioè il nostro cuore non è presente, ma lo è solo la nostra mente egoistica, il nostro materialismo edonistico, allora non stiamo pregando. Quindi è necessario, prima di metterci a pregare, illudendoci che lo stiamo facendo, armonizzare la mente, placare il cuore ed eliminare l’egoismo. Come farlo? Innanzi tutto diventando sinceri con noi stessi, aprendo tutti le stanze chiuse del nostro cuore per farci entrare la luce, eliminando così tutti i nostri scheletri e facendo scappare tutti i nostri fantasmi.

Prendendo consapevolezza di quello che veramente siamo, rispetto all’eternità a cui Dio ci ha chiamato a far parte con la nostra nascita. Solo prendendo coscienza di quello che siamo e non di quello che possediamo, possiamo fare una preghiera coerente e certa, poichè ci predisponiamo così al vero colloquio con Dio. Ma cosa diciamo con essa? Parliamo di noi, dei nostri problemi, delle nostre sofferenze? Quasi sempre spinti dalle necessità quotidiane facciamo così, ma sprechiamo la nostra preghiera o quanto meno partiamo col piede sbagliato, infatti Gesù nel vangelo ci ha detto che il Padre nostro sa di cosa abbiamo bisogno e quindi noi dobbiamo seguire solo il suo regno: “Luca 12:31 Ora se Dio riveste così l’erba che oggi è nel campo e domani è gettata nel forno, quanto più vestirà voi, gente di poca fede! Anche voi non state a cercare che cosa mangerete e che cosa berrete, e non state in ansia! Perché è la gente del mondo che ricerca tutte queste cose; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. Cercate piuttosto il suo regno, e queste cose vi saranno date in più.

” Allora impostiamo la nostra preghiera in un altro modo, partendo cioè dal nostro ringraziamento, benedicendo il suo nome, chiedendo la luce utile a scoprire tutte le verità del nostro stato, della nostra vita vera: – quella eterna che comincia nel breve percorso terreno, per mai più finire. Inoltre non dimentichiamo l’essenza principale della preghiera: intendere cosa Dio vuole da noi e chiedere il suo aiuto per poterlo esaudire. Infine esponiamogli le situazioni di vita, dei nostri fratelli e nostre, che gli vogliamo affidare, dimostrandogli così tutto il nostro amore e la nostra fede. Fatto questo, liberi dalle stesse, gli chiediamo di guidarci verso di Lui. Ma è possibile pregare quando la mente non è pronta a farlo? Quando cioè il cuore non è in sintonia con essa? Certamente no! La mente quieta ed in pace, predispone l’azione del cuore, cioè fa uscire fuori dalle profondità del nostro essere, ciò che riteniamo importante per noi e per il creato intero. Inoltre è fondamentale un raccoglimento tale da creare quel silenzio interiore che ci rende profondamente consapevoli di quello che veramente siamo e del legame d’amore che abbiamo col creatore, al quale sappiamo che non possiamo rinunciare.

Purtroppo fuori da tale stato ideale di sintonia con lui, che raggiungiamo proprio con la preghiera, spesso ci sfugge questa fondamentale verità. Quindi è palese l’importanza della stessa perchè se vogliamo essere in Dio dobbiamo essere con Dio e tale unione è conseguenza della stessa preghiera. Sempre che quest’ultima non sia fatta di parole vuote, dette a memoria, poichè essa così non avrebbe alcuna efficacia. Allora ci troveremmo nella strana condizione di chi crede di pregare e di rivolgersi al Signore Iddio, ma in realtà si rivolge, come davanti ad uno specchio, all’immagine riflessa del suo stesso essere, per cui il risultato è quello di non raccogliere alcun frutto anzi di deteriorare il rapporto che ha con lui. Quindi la preghiera nasce da un’armonico rapporto di forze interiori, dove la mente deve vigilare ma non sovrastare il cuore, deve essere attenta a che il cuore non sia troppo trasportato da vagheggiamenti ma sia concentrato sulla verità dello stato effettivo del suo essere e che in tutto ciò le mire egoistiche non siano di disturbo al colloquio con Dio, poichè egli è amore.

Affinchè la preghiera poi, diventi confidenziale, bisogna credere che Lui è nostro padre ed è sempre in attesa che noi gli rivolgiamo la parola, Lui è l’essere onnipotente ed infinitamente innamorato delle sue creature. Riusciamo a sentire la sua presenza, quando sappiamo ascoltare le sue riposte al nostro pregare vero e ciò è un dono grande che egli ci dona! E’ gioia grande percepire che al nostro parlare corrispondono delle risposte che hanno un unico filo conduttore: darci il bene massimo, al di là del tempo e qualche volta anche al di là della nostra comprensione. Riflettete quale è la vera essenza del pregare: – connettersi con Dio l’essere infinito, immenso ed a noi così ancora tanto sconosciuto, a cui siamo legati grazie al suo amore (noi esseri quasi insignificanti resi da Lui figli), potergli parlare alla pari, potergli “esporre i casi della nostra vita”, poter toccare con mano il suo amore!

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