Lo zen è una tradizione viva in grado di trasformare in modo radicale, attraverso un ribaltamento delle abitudini e dei condizionamenti, la nostra percezione dell’esistenza e la nostra coscienza. Attraverso la pratica si perviene a quella “radura luminosa”, una libertà interiore una immediata pienezza in cui l’istante vissuto è sinonimo di eternità, questa è la realtà più intima e più vicina presente al cuore di ciascuno di noi. …”la profonda verità dello zen appartiene a tutti. Cercate in voi stessi, nel profondo del vostro essere, non tentate di scoprirlo rivolgendovi ad altri”. Ian-Ou. Alla base dello zen non c’è alcun testo dottrinale e nessuna spiegazione razionale, lo zen fa andare in corto circuito il ragionamento e gli atti banali della nostra vita, rimanda all’esperienza immediata dell’essere. Zazen (meditazione seduta), seduti con le gambe incrociate, la schiena dritta, la respirazione calma, il corpo e lo spirito unificati, senza spirito avido, girando il proprio sguardo verso l’interno ciascuno depone naturalmente i limiti dell’egoismo e fa direttamente l’esperienza del risveglio alla sua vera natura.
Definire lo zen è un tentativo immancabilmente votato a una cocente delusione, poiché si tende proprio nell’abolire in modo decisivo il discorso raziocinante, il pensiero discorsivo e didattico. Lo zen ha la passione dell’illogico, sbriciola le parole e il loro cemento logico (terremoto mentale), la logica è bandita. Viviamo in un mondo cinico e fortemente competitivo, è indispensabile impregnarsi della semplicità dello zen, per uscire dal nostro disumano universo tecnico, caotico e privo di senso, in cui la nostra percezione si è mutata in oggetto, in tecnica, in routin. Seguire “la via dello zen” significa impegnarsi in una ricerca sull’autenticità, l’esperienza immediata (il metodo istantaneo), la condizione originaria dell’uomo, il vissuto. Seguire “l’uomo vero”, indifferente agli affari, distaccato dalle cose contingenti e dalle preoccupazioni transitorie, che coltiva una spontaneità autonoma, che è partecipe della corrente cosmica. La base della filosofia zen è il silenzio, è il Ku (il silenzio totale) che è la condizione originaria della natura umana, il silenzio interiore è un ripiegamento dello spirito su se stesso per scoprire la nostra vera natura.
Praticare aldilà di ogni oggetto è lo zazen più elevato; soltanto sedersi senza scopo. Ogni sforzo per arrestare la concatenazione dei pensieri deriva da una cultura della concentrazione. Nel momento in cui interrompiamo spontaneamente, senza ricorrere alla volontà, il processo verbale associativo, scaturisce una “risposta”; si procede cioè da un’apertura senza discriminazione analitica, in zazen i pensieri si susseguono liberamente, si placano spontaneamente (pensare a ogni cosa di momento in momento con perpetuo distacco). …”La vera assenza di pensiero consiste nel pensare a tutti gli oggetti senza lasciarsi infettare da essi “ Huein-Neng. Si insiste sulla pazienza e la fermezza dello spirito, indispensabili alla ricerca della verità. La saggezza acquisita nella meditazione apre una vita semplice, si insiste sulla identità tra la meditazione e la vita naturale, ci si lascia cogliere pervadere da una grazia e da un gusto suscitati dalla semplice gioia di essere, senza altre cognizioni. Lo zen esige che noi rimaniamo attenti, vivi, autentici, liberi dai nostri condizionamenti, non si tratta tanto di capire ma di vivere.