L’infedeltà nel tempo delle relazioni virtuali.

Nell’ultimo decennio il ritmo e la diffusione degli effetti della rivoluzione informatica hanno seguito una curva di crescita esponenziale e le esistenze di tutti noi sono state condizionate e trasformate rispetto alla nostra percezione del tempo e dello spazio da una parte, e rispetto ai rapporti interpersonali dall’altra. La mia riflessione si sofferma sui cambiamenti che sono avvenuti tra le persone e si avvale delle esperienze di vita dei pazienti che, quotidianamente, ho la possibilità di osservare. La mediazione telematica ha decisamente trasformato, ma anche deformato, la qualità delle relazioni interumane. Oggi un notevole numero di rapporti nasce, si sviluppa e si consuma senza il corpo, cioè senza la presenza fisica dell’altro e senza la compresenza degli attori in uno stesso luogo fisico: gli scambi sono virtuali. Ciò nonostante, le emozioni che si scatenano sono identiche alle emozioni che si scatenerebbero in una relazione reale. Ma le conseguenze si velano di un’ombra difficile da rischiarare. In questa cornice, cosa accade alla relazione? Questa viene privata di quel fondamentale processo psicologico che ci permette di introiettare la figura dell’altro, quel processo che fa diventare l’altro una parte di noi, presente nel nostro mondo interiore.

E’ quello che succede durante il primo anno di vita al bambino che, dopo il contatto appagante con la madre, la soddisfazione dei bisogni profondi di contatto, presenza, calore, attenzione, carezze, baci, in una parola, di amore, inizia a distaccasi dal rapporto simbiotico con la madre. Portando sempre con sé l’immagine materna, il bambino può superare l’angoscia e la paura e andare incontro alla vita, alle esperienze nuove, a ciò che gli è sconosciuto, perché ha dentro di sé la presenza della madre, quel carico di fiducia e di sicurezza indispensabile per affrontare l’avventura nuova del mondo. Questo identico processo si verifica ogni volta che si entra in relazione con l’altro, qualunque altro per noi significativo, ammesso che abbiamo avuto la possibilità di interiorizzare l’altro attraverso la sua presenza. Ciò non accade quando i rapporti vengono vissuti esclusivamente in una realtà virtuale; quando nascono ad esempio in una chat, dove l’unico modo per conoscersi è leggere un profilo che dovrebbe restituirci l’altro; quando continuano ad esistere attraverso scambi di mail o di sms; quando si torna a casa e la prima cosa che si fa è accendere un computer e controllare la posta; oppure quando si aspetta uno squillo del cellulare o un messaggio della buonanotte.

Tutti questi sono surrogati di ciò che dentro di noi il bisogno naturale e profondo dell’altro reclamerebbe. La tendenza a sostituire alla comunicazione reale il mezzo virtuale si può riscontrare non solo tra persone che non si sono mai neanche viste o sentite a telefono, ma anche tra persone che hanno un rapporto reale, come marito e moglie, amici, genitori e figli. Tutte le relazioni subiscono un cambiamento: anche il setting terapeutico, per assurdo, ne risulta modificato: mi è capitato di pazienti che, addirittura, hanno interrotto il rapporto terapeutico attraverso un anonimo sms! In questo panorama anche l’esperienza che, per eccellenza, richiederebbe la presenza delle parti in gioco, viene menomata della sua propria essenza. Mi riferisco al tradimento nella relazione d’amore. Dove tutto è virtuale, dove tutto viene giocato sul filo dell’immaginazione, della costruzione mentale, dell’attesa, dell’illusione, del possibile, anche il triangolo che si crea quando subentra “l’altro” nella coppia, acquista un sapore di irrealtà, di inconsistenza. Sul piano della realtà l’altro, l’elemento disturbante, è estraneo non solo alla coppia, ma anche al singolo che tradisce, dal momento che l’infedeltà è vissuta ed esperita sul piano dell’idealità in una dimensione sfuggente e impalpabile.

Quindi il senso profondo del significato del tradimento stesso viene completamente trasfigurato: è noto infatti che a volte uno dei componenti della coppia trasgredisce al patto implicito di fedeltà come bisogno estremo di riappropriarsi di una propria identità che la relazione con l’altro aveva violato, tenendo conto che a volte la relazione stessa si ri-definisce in una rinnovata dinamica emozionale, dal momento che il tradimento e l’amore restituiscono ai protagonisti la completa appartenenza all’esperienza che chiamiamo amore. L’evanescenza invece in cui si realizza il tradimento nella relazione che rimane telematica o virtuale, a mio avviso rovina completamente la relazione di coppia. Infatti, le reazioni emotive sono ugualmente violente e dolorose, pur con una differenza sostanziale: il “rivale” appare inafferrabile, un’immagine che può essere riempita di ogni più oscura fantasia, una zavorra tanto pesante che renderà impossibile il recupero della fiducia e la ricostruzione del legame. Laddove tutto vive e si alimenta di fantasia, laddove il partner diventa inarrivabile, non c’è più spazio per il confronto reale, per il contatto, per lo sguardo, per la voce del corpo il conflitto non può essere composto; la crescita del rapporto di coppia non può essere realizzata.

Questo è l’aspetto drammatico della vicenda. La realtà virtuale si è sostituita alla realtà dell’esistenza, e anche il tradimento smarrisce quella sua valenza creativa e rigeneratrice che a volte assume nei confronti della relazione d’amore. Ecco il paradosso del tradimento tradito.

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