L’evento al Palazzo delle Esposizioni di Roma dedicato Bruno Munari e Katsumi Komagata

Spinta dal mio interesse per i bambini, durante la programmazione del laboratorio “Dedicato a Munari. 1, 2, 3…. Komagata”, sono andata a curiosare al Palazzo delle Esposizioni. Vi era stato organizzato un grande evento in occasione del centenario della nascita di Bruno Munari, grafico, artista, designer, autore di libri d’arte e per l’infanzia. Sfogliando e leggendo alcune sue pubblicazioni, ciò che mi ha incuriosito di più è stato il suo impegno pedagogico, è stato infatti anche l’inventore di un metodo “Giocare con l’arte” che promuove l’esperienza diretta del fare arte. Lo spirito di questo suo metodo è condensato nell’antico proverbio cinese che lui stesso citava: “Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco” La sua metodologia didattica Infatti è basata sul “fare per capire”, sul “dire come – e non cosa – fare” affinché i bambini possano esprimersi liberamente senza l’interferenza degli adulti, diventando indipendenti e imparando a risolvere i problemi da soli. Munari ha, inoltre, inventato dei laboratori e li ha considerati come luoghi di creatività e conoscenza, di sperimentazione, scoperta e autoapprendimento attraverso il gioco, luoghi privilegiati del fare per capire e al tempo stesso luoghi di incontro educativo, formazione e collaborazione.

Uno spazio dove sviluppare la capacità di osservare con gli occhi e con le mani per imparare a guardare la realtà con tutti i sensi, dove stimolare la creatività e il “pensiero progettuale creativo” fin dall’infanzia. Diceva Munari “Conservare lo spirito dell’infanzia dentro di sé per tutta la vita vuol dire conservare la curiosità di conoscere, il piacere di capire, la voglia di comunicare.” Bruno Munari rimane l’inventore di un modo di vivere e di lavorare: un modo di concepire la vita come lavoro e il lavoro come gioco, ma anche il gioco come la vera base di ogni attività creativa, anche la più seria.

Fra le molteplici pubblicazioni di Munari mi fa piacere ricordarne alcune molto interessanti: I Libri illeggibili, libri senza parole che raccontano storie visive attraverso linee, colori, fogli strappati e fogli trasparenti, fili di cotone o altri inserti, che comunicano qualcosa attraverso la natura della carta, lo spessore, la trasparenza, il formato delle pagine, il colore della carta, la morbidezza o la durezza, il lucido e l’opaco, le fustellature e le piegature. Disegnare un albero, in cui Munari ci dimostra che il disegno è un utile strumento per l’osservazione e lo studio della natura.

I prelibri, 12 minilibri senza testo, polimaterici, prescolastici, per l’educazione visiva e lo stimolo della fantasia. Vera e propria enciclopedia per bambini in età pre-scolare, che non sanno né leggere né scrivere; un’enciclopedia che vuole “educarli alla lettura”, aiutandoli a scoprire e costruire la “voglia di leggere”. Libro Letto che è insieme libro, gioco e oggetto d’uso. Il libro è composto di grandi panni fatti di materiali e colori differenti che mimano il succedersi dei fogli da toccare, accarezzare e stringere a sé come una coperta. Un libro che si apre e distende come un letto, che si può piegare e trasformare in tenda o capanna. Le pagine si staccano e possono raccontare storie sempre diverse. Il laboratorio vero e proprio allestito nel Palazzo delle Esposizioni era destinato ai bambini dai 3 ai 6 anni ed era incentrato sulle esperienze e le pubblicazioni di Katsumi Komagata, un artista giapponese, erede del pensiero pedagogico di Munari. Komagata ha voluto far entrare il bambino dentro il libro, ha concepito il libro come un oggetto a 3 dimensioni, con forme e colori che si trasformano in gioco.

Nel laboratorio infatti si fanno giocare i bambini con contrasti e proporzioni, si suggeriscono le relazioni tra forme e colori, tra grafica, spazio e tempo. Si possono fare scorrere le mani sui libri tattili, si sperimentano i cofanetti della serie “Little Eyes” (piccoli libri di giochi visivi basati sul contrasto tra bianco e nero, che stimolano lo sguardo e l’immaginazione), ci si lascia affascinare dalle grandi fisarmoniche di carta che permettono di camminare tra le immagini. E’ un viaggio affascinante che avvicina con il gioco e il divertimento i bambini al mondo dei libri e della lettura. I libri di Komagata, in prevalenza di piccolo formato, possono essere maneggiati con facilità anche dai più piccoli. Gradevoli al tatto, obbligano il lettore a prendere tempo, a guardare e aprire le pagine con entrambe le mani per svelare le continue sorprese. Egli fa proprio saltare la forma tradizionale del libro, consentendo al lettore di sperimentare in modo nuovo lo spazio del foglio. Attraverso le sue immagini il libro ci dice che nel nostro mondo la visione delle cose è parziale, relativa e talvolta ingannevole e che sta al lettore cambiare prospettiva sulle cose.

La realtà è piena di risorse se solo ci si sofferma a osservare e riflettere. Komagata ha compreso da Munari che il libro è uno strumento capace di stimolare il gioco, l’apprendimento e la percezione del bambino e si è ispirato al “Libro Letto” di Munari per l’ideazione del suo “Pata Pata”: un grande libro morbido, senza testo, ripiegabile e scomponibile in tanti quadrati che compongono diverse forme geometriche. Luoghi fantastici dove entrare per diventare i personaggi di un racconto immaginario, per nascondersi e inventare infinite storie. Ecco quindi che Munari e Komagata, ponendo l’accento sui bambini, sul loro mondo immaginario, hanno voluto indicare, attraverso il gioco, la strada per aiutare i bambini, che un giorno saranno adulti, a riflettere, a guardare al di là delle apparenze, a tirar fuori le proprie abilità, ad essere creativi. E’ una grande e importante lezione di cui fare tesoro e che può aiutare sempre ad affrontare la vita. Se la Società e la Famiglia si prodigassero e investissero nella cura dei bambini stimolandoli ad utilizzare ed avere fiducia in se stessi e nelle proprie capacità, li aiuterebbe a diventare adulti.

E quel bambino curato, stimolato, incoraggiato, capace di osservare e riflettere, una volta cresciuto, riuscirà anche a conservare il suo sorriso, la spontaneità e la voglia di giocare.

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