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VESTITA DI NUVOLE Il libro straordinario di Maria Simona Bellini Presentazione di Mino Damato Prefazione di Carl H. Delacato Sperling & Kupfer Un breve stralcio del primo capitolo, su gentile concessione dell’Editore «No, proprio non va!» Sono le quattro del mattino e mi rendo conto che ho riletto il primo capitolo decine e decine di volte. Il problema non è che non mi piaccia. Il mio intento non è quello di scrivere un bel libro, nel senso che in genere si dà a questa espressione. Il mio scopo è quello di esprimere i miei sentimenti, di raccontare la mia esperienza e in quelle prime parole c’è ben poco di quello che ho provato, di quello che ho vissuto. Non mi convince. E’, come dire, …… freddo. Poi, improvvisamente, capisco. Un anno fa, quando ho cominciato, non avevo effettivamente alcuna voglia di scriverlo. Percorrere due volte lo stesso doloroso cammino non è stato piacevole. Ed io ho dovuto scavare nella memoria e soffrire, terribilmente e nuovamente, quel lancinante, intenso dolore.

Mettere sulla carta le vicissitudini di Letizia avrebbe inoltre significato quasi profanare una storia che in fondo non mi appartiene e violare consapevolmente l’intimità della mia famiglia, con la sua disperazione e la sua speranza. Solo quando mi sono resa conto di quanto potesse essere utile ad altri genitori la nostra esperienza, i ricordi sono riaffiorati. In fondo chi potrebbe avere interesse a leggere queste pagine? Solo persone comuni con nessuna voglia di giudicare ma con il desiderio di condividere errori e certezze di una esperienza di vita veramente unica: crescere un bambino cerebroleso. All’inizio della nostra esperienza a noi è mancata proprio la condivisione del problema con chi ne aveva coscienza, con chi lo viveva ogni giorno ed avrebbe potuto quindi esserci di grande aiuto. Anche se nulla e nessuno avrebbe ormai potuto mutare il nostro destino che, nonostante tutto, sarebbe stato pieno di luce e di insegnamenti. Molti anni della nostra vita sono racchiusi in queste pagine. Gli ambienti che ho descritto, le situazioni vissute, le persone incontrate potranno anche non essere del tutto aderenti alla realtà.

Ma sono certa che le sensazioni, i sentimenti, le angosce che ho provato siano proprio quelle che ho cercato di esprimere. Ed ogni frase, ogni passo, mi hanno riportato spesso indietro nel tempo facendomi calare nuovamente in quella che ero allora. Si perché io non sono più la stessa. Sono una persona diversa. Non so se migliore o peggiore, so solo che sono cambiata così tanto che quando ripenso al passato ho come la sensazione di aver vissuto due volte. Sono appena andata a guardare Letizia che dorme nel suo letto. Il suo respiro regolare e profondo è l’unico suono di quest’alba di fine estate. Ho deciso. Via il primo capitolo! Lo sostituirò con queste mie riflessioni. E fra non molto il cielo schiarirà lentamente. Primi risultati Era molto più faticoso di quanto avessi mai immaginato! Gli esercizi mi costringevano per molte ore al giorno in ginocchio sul pavimento e nel giro di pochi mesi avrei scoperto di avere spesse callosità alle ginocchia. Ma la parte più impegnativa della terapia era quella dei numerosi esercizi tattili. Letizia si disperava fin dalle prime carezze ed io trascorsi quei primi giorni nel dubbio se mollare tutto.

E’ stato il momento più impegnativo degli anni di terapia che abbiamo affrontato ma i risultati sono arrivati così in fretta da meravigliare tutti, compresi noi stessi. Quei primi quattro mesi sono stati fondamentali per lo sviluppo di Letizia, sia fisico che intellettivo e basterà citare solo qualche dato per destare stupore. In un quadrimestre mia figlia acquistò diciotto centimetri in altezza, cinque chili di peso e undici denti. Come per incanto cominciò ad apprezzare le mie braccia, a godere delle gite in automobile, a trattenere in mano oggetti dalla superficie rugosa (specie i biscotti!) e a stare seduta senza alcun sostegno. Non erano certamente tutte rose e fiori ma cominciava a valerne la pena. Tenerla tutto il giorno sul pavimento, per esempio, era uno degli aspetti meno gratificanti! Era estremamente sgradevole vedere quell’esserino indifeso (lo sarebbe diventato molto meno di lì a poco) districarsi tra le gambe dei fratelli su una superficie che, per ovvi motivi, non sempre era perfettamente pulita. E’ impossibile non sorridere al ricordo delle strenue lotte che Tony ed io ingaggiavamo su quest’aspetto.

Le regole del gioco erano tacite ma ferree. Per Tony ogni scusa era buona per sollevare Letizia mentre io facevo di tutto per rimetterla a terra. I nostri atteggiamenti ricordavano le comiche di Ridolini ma non ci siamo mai attaccati apertamente sull’argomento e da buoni sportivi rispettavamo l’uno le tattiche dell’altro, non aspettando altro che barare alla prima occasione. In ogni caso tutto quanto ci era stato suggerito dallo staff di Delacato si stava rivelando prezioso e bastarono solo pochi giorni a farci rendere conto di questo. Erano trascorse appena due settimane dal nostro viaggio a Sorrento quando una sera, subito dopo cena, portai Letizia come di consueto in sala da pranzo per chiudere la nostra giornata di lavoro sulla guida di linoleum. Mancava infatti solamente l’ultima seduta, la sesta, di attività motorie, che si concludeva con l’esercizio dello striscio assistito. Posi quindi Letizia a pancia in sotto ad un margine della guida, e qualche giochino all’estremità opposta per attirare la sua attenzione. La bambina fin dai primi giorni aveva partecipato senza troppi problemi all’esercitazione motoria ed anche quella sera sentii subito il suo piedino, che tenevo pigiato contro la mia coscia, spingere con forza per raddrizzare il ginocchio, e spostarsi in avanti.

I pochi minuti da dedicare all’esercizio trascorsero in fretta ma io allungavo sempre un pò i tempi. Letizia era particolarmente attenta quel giorno ed io avevo imparato a non lasciarmi mai sfuggire occasioni così rare. Mi sollevai solo per un attimo per dare tregua alle mie ginocchia indolenzite e Letizia scelse proprio quel momento per regalarmi la sua prima, vera performance. Me la godei dall’alto. Era uno spettacolo terrificante, da togliere il fiato. Mia figlia si torceva, annaspava, muoveva gli arti in modo confuso e scoordinato. Ma si spostava! Istintivamente posi la mano sulla bocca, per non gridare. Non potevo disturbare quel momento sublime durante il quale quella splendida creatura scopriva lo spazio, il movimento, il suo stesso corpo. Mi allontanai in silenzio ed aprii con cautela la porta della cucina. Tony e i bambini si accorsero subito che doveva essere successo qualcosa di eccezionale nella stanza accanto. Si precipitarono in sala da pranzo facendo una gran confusione. Ma Letizia non se ne accorse. Era ancora su quella striscia di linoleum a combattere la sua battaglia con l’attrito.

E a vincerla! Non avevo mai provato in tutta la mia vita una gioia così esplosiva. Si, mi sembrava di esplodere e i mille pezzi della mia anima si andavano spargendo nella stanza, ognuno portando con sé i brandelli dei sentimenti che avevo costretti dentro di me per oltre un anno. Amore, sofferenza, ansia, dolcezza, rabbia, gratitudine, odio erano usciti da me come per una sorta di esorcismo, lasciandomi vuota. Mentre seduta per terra con la testa tra le mani, dopo molto tempo, piansi nuovamente di felicità.

Maria Simona Bellini vive e lavora a Roma. Vestita di Nuvole è il suo primo libro. Sia lei che il marito Tony ed i loro figli Valentina (17 anni), Serena (14) e Tiziano (13), sono a disposizione per chiunque volesse un consiglio o anche, più semplicemente, una parola di conforto. simo.tony@flashnet.it

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