Dalla vita come furto alla vita come dono
Fin dalle prime pagine del libro “La vita come dono e la vita come opera d’arte spiegata in 41 film” del prof. Antonio Mercurio, si desume che la “Vita come furto” e la “Vita come dono” sono due modalità esistenziali di vivere la propria vita, liberamente scelte, e con esiti molto diversi tra loro. Infatti leggiamo che “esiste la vita come furto ed esiste la vita come dono. Esiste la pretesa e la violenza ed esiste la richiesta e il dono. L’essere umano ha la capacità e la libertà di poter fare l’una o l’altra scelta”.
Vivere la vita come furto significa vivere nella pretesa, nella convinzione che tutto ci sia dovuto, che tutto ci spetti per diritto. Il “tutto e subito con il minimo sforzo”, il “faccio come mi pare“ oppure “io non chiedo niente a nessuno e prendo ciò che mi serve“ appartengono a questa modalità esistenziale.
Il vissuto di pretesa, diritto e furto ci dice l’Antropologia Cosmoartistica, nascono da un grande dolore, da un vuoto di amore che genera dentro di noi una ferita. Spesso, infatti, il nostro arrivo alla vita non è come ce lo aspettavamo: può accadere di non sentirci desiderati, non amati o visti per quello che siamo, oppure di sentirci manipolati o emotivamente abbandonati. Seppur legittimamente, reagiamo inconsapevolmente a questo dolore sviluppando infinite pretese di essere risarciti per l’amore che ci è mancato. Creiamo una menzogna esistenziale nella quale vestiamo i panni di vittima della vita ed assolutizziamo questa ferita impegnando le nostre migliori energie per rivalerci continuamente sugli altri ed instaurando rapporti di potere (sulla compagna che mi deve amare, sul capo che mi deve riconoscere, ed in generale verso la Vita).
Il Passaggio dalla vita come furto alla vita come dono che ci propone la Cosmo-art non è un passaggio automatico o naturale, ma richiede invece una decisione profonda ed un percorso esistenziale da rinnovare continuamente; è un salto qualitativo importante perché ci permette di dare un nuovo senso ed una nuova visione alla nostra vita, migliorandone sensibilmente la sua qualità.
Vivere la vita come dono significa operare un grande passaggio da vittime ad artisti della vita, sviluppando la consapevolezza che dolori e doni nascono insieme e che il dolore è una Forza Cosmica che serve per creare: questo significa che tutti gli eventi, anche quelli dolorosi che hanno generato la nostra ferita, sono finalizzati alla nostra crescita spirituale. E’ solo attraverso la trasformazione di questo dolore che possiamo creare bellezza nella nostra vita, una bellezza di tipo esistenziale che una volta creata non muore mai, così come l’opera d’arte sopravvive all’artista che l’ha creata. Significa stanare delle menzogne e riconoscere che insieme alla ferita abbiamo sicuramente ricevuto tanto amore altrimenti non saremmo nati. Che c’è il vuoto e c’è il pieno e che tutto ciò che ci circonda è un dono, così come la nostra vita che non ci è stata data per diritto. Possiamo imparare a chiedere in dono la nostra vita e a colmare i nostri vuoti sviluppando l’amore per noi stessi, per poter poi apprendere ad amare gli altri e a lasciarci amare dagli altri. Possiamo uscire dalla pretesa coltivando dentro di noi il sentimento della gratitudine – uscendo dalla prigione del nostro Assoluto dove “esisto solo io con i miei bisogni” – ed accettando profondamente che non siamo i padroni della vita ma ne siamo gli umili servitori. Possiamo concepirci come figli della Vita e dell’Universo e renderci disponibili ad accogliere tutti i doni che continuamente riceviamo dalla vita e dagli altri.
Dice il prof. Antonio Mercurio: “Se vuoi qualcosa, invece di rubarla, va e chiedila in dono ma poi sii pronto a scambiarla con un altro dono”, innescando così un processo virtuoso di circolarità e di reciprocità che sono alla base della coralità.