Come possiamo ricevere risposta alle nostre domande più intime…?
Se indaghiamo nel nostro passato, ci accorgiamo che esistono solo particolari momenti che ancor oggi rivestono una loro importanza e in cui fummo costretti a fare un esperienza – più o meno positiva – con tutti i nostri organi di senso. Ogni altro momento sembra essersi dissolto in una sottile e grigia nebbia di dimenticanza e può essere riesumato dalla memoria solo con grande fatica. Una buona parte della nostra vita, infatti, si consuma in una condizione di “non presenza”, nello stesso istante in cui sembra che il flusso del quotidiano eserciti un magnetismo superiore rispetto al desiderio interiore di vivere ed esperire attivamente. Questa è la normale condizione dell’ “essere” nella nostra società, la quale sembra essersi inventata un meccanismo di trascinamento dell’individuo che, prigioniero di questo ingranaggio, finisce per correre da un appuntamento all’altro dimenticando infine se stesso nel tran-tran quotidiano. Le esperienze del singolo però, ne testimoniano una natura completamente diversa. Ognuno di noi ha infatti vissuto momenti di profonda intensità e presenza e ciò dimostra che, lunghi o brevi, questi momenti di vera esperienza e crescita, rispondono molto di più alla condizione di naturalezza di quanto noi siamo in grado di riconoscere.
I momenti di “risveglio” vanno curati e nutriti e quando impariamo a riconoscerli con intensità e passione, nonché a desiderarli ed amarli realmente, essi iniziano, magari poco alla volta ma con costanza, ad espandersi. Lavorare con passione su questo progetto (di vita), esperire il presente ed imparare e comprendere la profondità con tutti i sensi che abbiamo a disposizione, è la vera sfida con cui possiamo misurarci nella vita e… personalmente, il desiderio di dare forma concreta a questo mio obiettivo non si è mai esaurito. A partire dall’infanzia con le prime esperienze religiose e via via attraverso diverse pratiche spirituali, le teorie si dimostravano a volte migliori a volte peggiori, le esperienze però erano sempre limitate e perciò non durevoli nel tempo. Mi fu sempre più chiaro che la soluzione alle mie domande stava nel collegamento tra gli opposti. L’inconsapevole vagare nella vita di ogni giorno, presto o tardi richiede maggiore sapere e chiarezza che, tuttavia, non si conseguono voltando le spalle alle leggi fisiche di questa realtà e della cultura a cui apparteniamo.
Le apparenti contraddizioni tra immagini ideali, sogni, visioni e la nuda realtà fisica, attivano dinamiche così intense che si esprimono sia nelle piccole che nelle grandi cose ed il collegamento tra razionalità ed intuizione, la riflessione analitica ed il sentimento, il principio maschile e quello femminile, sono la chiave per percepire e intravedere il “nuovo”. Questo principio trova riscontro anche nella fisicità, osservando la configurazione simmetrica e speculare del corpo umano e la disposizione polare di molti organi che lo compongono, in particolar modo il cervello che risulta suddiviso in due emisferi: quello sinistro, razionale analitico, che interfaccia messaggi energetico – emozionali con la parte destra del corpo e quello destro, immaginifico intuitivo, che scambia informazioni con la parte sinistra. Quando questo collegamento accade realmente, quando cioè i due emisferi iniziano a lavorare contemporaneamente e in sincronia (condizione, questa, rilevabile da elettroencefalogramma), si realizzano condizioni di equilibrio psico-fisico e prestazioni mentali così elevate che, fino ad oggi, solo poche persone sono state in grado di produrre.
Albert Einstein diceva, ad esempio, di non pensare mai in modo realmente astratto ma bensì per immagini. Con questa modalità, egli ha continuato ad immaginarsi per più di 10 anni in un raggio di luce viaggiando, per l’appunto, alla velocità della luce ed “esperendo” in tal modo la sua prima teoria generale della relatività. Allo stesso modo, Nikolaj Tesla aveva la capacità di fondersi così bene con le sue idee ed invenzioni, che gli fu possibile progettare mentalmente un motore completo, per costruirne poi un primo prototipo quasi senza errori. Elias Have inventò la macchina da cucire grazie ad un sogno e allo stesso modo Kekulè scopì gli anelli di benzolo. La storia conobbe, dunque, diversi momenti straordinari, che traevano origine da un modo di procedere del tutto inusuale rispetto allo standard della cultura occidentale. Il sogno e la creatività infantile – quella non necessariamente legata ad interessi razionali – nonché l’attenzione e l’amore per progetti ed obiettivi, possono diventare momenti incredibilmente sorprendenti in grado di suscitare nuove visioni ed invenzioni.
Non potremmo allora ipotizzare che tutto si sia originato e si origini a partire da uno spazio onirico, che l’idea del creatore si sviluppi dapprima su un piano psichico e che la sua realizzazione nella fisicità corrisponda nient’altro che a una copia di questa? Se così fosse, allo stesso modo in cui anche noi originiamo da un sogno, ne veniamo nutriti e ritorniamo ad esso, anche tutto ciò che creiamo può essere visto e considerato in quest’ottica.
Attraverso il sogno, che corrisponde all’origine di tutto, può essere realizzato, quindi, un ponte che collega all’origine stessa. Viene a crearsi, dunque, la necessità di trovare uno strumento che permetta di attivare, in stato di veglia assoluta, entrambi gli emisferi cerebrali, allo scopo di acquisire maggiore coerenza di pensiero ed aprirsi al genio creativo. In altre parole, si tratta di riuscire a richiamare in qualsiasi istante, il sapere intuitivo archiviato nell’inconscio collettivo, che oggi definiremmo: campo morfico collettivo e di cui solitamente non abbiamo coscienza. In questo modo diventa possibile concretizzare sul piano della realtà valori ed aspirazioni interiori – già progettati e stabiliti prima della nostra nascita – assistendo parallelamente alla realizzazione equilibrata del nostro essere. Se fin ora ha dominato esclusivamente un sapere razionale analitico, grazie a questo ponte ( sincronizzazione dei due emisferi cerebrali) possiamo avvicinarci sempre di più all’essere e all’esperire e questo, non solo nella terza dimensione. Le realtà multidimensionali possono essere, quindi, percepite con grande profitto attraverso questo canale della sincronizzazione cerebrale che, in ultima analisi, sottende ed equivale ad un processo di espansione della coscienza.
Si tratta quindi solamente di una domanda che riguarda la consapevolezza!