yoga e felicità

Le pratiche dello yoga sono un’autentica magia che permette di sostituire i piaceri effimeri con una condizione di quiete interiore sempre più profonda e stabile.

La felicità è lo stato d’animo positivo di chi ritiene soddisfatti i propri desideri. L’etimologia fa derivare la parola “felicità” da felicitas, “felice”, la cui radice “fe-” significa abbondanza, ricchezza, prosperità.- (da Wikipedia, l’Enciclopedia Libera) La ricerca della felicità è da sempre un anelito dell’animo umano, probabilmente memore di un atavico vissuto divino in cui “tutto era”, un vissuto al di là del bene e del male, al di là di ogni dubbio e di ogni desiderio, oltre la speranza. Le gesta eroiche narrate nella mitologia greca ci raccontano di uomini che per essere felici necessitavano di affetti pieni, di battaglie virtuose, dell’ammirazione degli altri uomini, della protezione divina e dei favori benevoli della sorte. Solo più tardi, con la nascita di Gesù Cristo, questa visione venale della felicità venne modificata portando alla luce un sentimento soffocato nel pensiero greco, il dolore. Non più l’eroe gioisce solamente delle vittorie, ma prova anche dolore per l’altro uomo che resta sconfitto o ucciso.
La croce, simbolo dell’energia divina e sacra che scende a incontrare le energie terrene e profane, diviene l’emblema di un processo di sofferenze e conversione dove il dolore umano può condurre alla gioia divina.

Il Cristianesimo ha lasciato agli uomini il messaggio che per raggiungere la felicità è necessario portare una croce, ossia passare attraverso disgrazie e sofferenze. Con la rivoluzione industriale l’attenzione dell’uomo torna di nuovo a spostarsi sull’utilità personale e l’arricchimento. La felicità assume vesti edonistiche: il massimo del piacere e il minimo del dolore. Il dolore, la forza d’animo e la virtù dei cristiani perdono man mano interesse in un mondo in cui emerge insistente il desiderio di accumulare ricchezze. Il concetto attuale di felicità è effimero e snaturato, legato a un piacere morbosamente alla ricerca di se stesso, di cui l’uomo va a caccia spietatamente, cercandolo tanto nel cioccolatino quanto nel cibo sempre più abbondante e sofisticato, nei centri benessere, nei viaggi esotici, nell’alcool e nelle droghe, senza tregua e senza sentirsi in pace, godendo solo l’appagamento di un momento. Per una persona abituata a vivere in mezzo ai beni materiali, a cercare felicità nei piaceri mondani è praticamente impossibile riuscire a scorgere l’origine della felicità, oggi come ieri.

Il pensiero orientale, nei millenni sempre fedele a se stesso, ha cullato una visione “scientifica”, ossia assolutamente dimostrabile, della felicità: ogni persona di buona volontà, seguendo un percorso di autoconoscenza, ne può liberamente fare esperienza. Buddha affermava che c’è un elemento di insaziabilità nel modo in cui l’individuo ordinario sperimenta la propria vita e che tale insoddisfazione può essere eliminata, dato che l’essere umano è in grado di provare un consistente senso di benessere e di felicità del tutto indipendente dalle circostanze. La felicità, secondo il Buddha e i Maestri Orientali, si può riassumere in tre aspetti: la felicità che viene delle buone azioni, la felicità della chiarezza e della quiete, la felicità della comprensione. Per la saggezza orientale il Nirvana è il più alto grado di coscienza a cui l’uomo può elevarsi nel corso della vita terrena, “Nirvana” può essere tradotto con “Estinzione” e viene tramandato dai saggi come un momento di massima beatitudine, che l’uomo può provare nell’attimo in cui “estingue” il proprio Io e permette alla propria coscienza di espandersi in “Tutto ciò che è”.

L’attimo di magia, più o meno lungo e intenso, capace di donare il Nirvana non dobbiamo pensarlo un privilegio per pochi eletti, è la realizzazione dello “stato di yoga”, il momento dell’Unione a tutto il creato, che può essere vissuto da ogni praticante. Lo yoga, (da Yug = Unione) ieri come oggi, in oriente quanto in occidente, è una via pratica a fare esperienza della quiete interiore, favorisce il distacco dai falsi piaceri e l’incontro con momenti intensi di profonda, autentica armonia; incontri che una volta vissuti restano incancellabili, modificano strutturalmente la memoria delle nostre cellule e quindi l’approccio agli eventi della vita.

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