cucina

Come creare energia che non muore partendo dalle piccole cose di ogni giorno

E se ti capita di sentir dire che è il denaro a muovere il mondo, sappi che si tratta solo di un’illusione. Il mondo, infatti, va avanti grazie alla poesia, alla musica, ai bei ricordi, agli ideali, ai sogni, all’amore… Se non fosse così, avremmo già fatto la fine dei dinosauri. (Milana Runjic – Internazionale 872).
L’anno scorso mentre attraversavo un brutto periodo con l’acqua alla gola per sterili motivi legati alla mia ormai cronica mancanza di tempo, per smettere di annaspare e “sopravvivere” alla meno peggio, patteggiavo con me stessa che dovevo assolutamente cambiare prospettiva e così, senza quasi accorgermene, ho cominciato a mettere in pratica alcune tecniche apprese nella scuola di Counseling; invece di piangermi addosso e fare la vittima, ho cominciato ad agire artisticamente e, come quel saggio che ha detto “quando hai fretta cammina lentamente” io, che ero sempre più in affanno, mi sono inventata un’altra cosa da fare: un corso di cucina per principianti dove la Maestra ero proprio io.
Cucinare mi fa stare bene, mi rilassa, la buona tavola dà felicità, non soltanto quella effimera del piacere di assaporare qualcosa di gradevole: è qualcosa legato alla rassicurante sensazione di essere affidabili, di saper provvedere ai bisogni primari, di essere concreti e protettivi.

Ho raggruppato gruppo alcune ragazze, quasi tutte “signorine in età da matrimonio”, usando la seduzione del cibo come specchietto per le allodole e il vecchio adagio che gli uomini vanno presi per la gola (come se bastassero manicaretti a trattenerli!) e siamo partite. Mentre “creavo”, come spesso accade, mi sono fatta prendere la mano e, sulla falsariga del film di Fatih Akin (pluripremiato regista turco-tedesco) ho concepito il corso di cucina come “Soul Kitchen: cucinare per l’anima”. Partendo da menu sfiziosi, ricette rare sia per stuzzicare l’appetito che per nutrire l’anima, ho predisposto svariate tavole e, così tra tematiche ad hoc e liste dettagliate della spesa (a cura dell’”allieva” che a turno ospitava), scambi di mail, foto, rettifiche e quant’altro, si è creato un vero e proprio “movimento” e tutte abbiamo cominciato a creare quella che noi antropologi cosmoartisti chiamiamo “Bellezza Seconda”. Organizzatissime, ci si incontrava subito dopo il lavoro e, a turno, chi ospitava, già dall’alba, aveva fatto la spesa e predisposto le preparazioni più elaborate (macerazione di uvetta nel brandy, burro a temperatura ambiente, ecc.) per non parlare delle primizie (mitica è stata la ricerca della menta fresca in pieno inverno per le polpette di melanzane!).

C’era un gran fermento, si creava e ci si metteva l’anima. S’impastava, s’infornava e… si rimetteva mano alla propria vita. Proprio così, non tutte ci conoscevamo ma da subito si è formato un gruppo coeso, complice e fuso che creava energia, andava oltre gli ostacoli oggettivi e non, li trasformava e generava Amore e Bellezza. Noi abbiamo agito così, insieme eravamo una forza e, senza neppure rendercene conto, abbiamo messo in campo energie inimmaginabili. A giugno, con non poco dispiacere, il corso è finito. Ho deciso di promuovere tutte le allieve all’anno successivo, compresa mia nipote che, causa tesi, non si è mai fatta vedere (ma un po’ di sano nepotismo ci vuole no?),tutte hanno lavorato bene, hanno fatto un bel percorso e, come suol dirsi, messo le mani in pasta, nella pasta della Vita. Abbiamo riso, pianto, ci siamo confrontate con i limiti e con l’impotenza. Cucinavamo, parlavamo e agivamo. Tra un menu e l’altro abbiamo rivalutato le nostre esistenze e rivisto il nostro futuro ed alcune hanno letteralmente cambiato le loro vite specie nel rapporto di coppia: più diventavano brave in cucina e più capivano che i loro problemi col partner non erano minimamente legati al saper stare o meno dietro ai fornelli.

Abbiamo creato un’energia che si è espansa e ci è tornata centuplicata. Non voglio perdere questa energia perciò ho deciso di ripartire a gennaio con un vero e proprio corso. Un corso per se stesse e non per accalappiare un uomo da impalmare. Infatti oggi le mie “vecchie” allieve giurano che qualora riuscissero a prendere un uomo per la gola stringerebbero forte, ma proprio forte perché adesso non hanno più paura di rimanere da sole anche se sono consapevoli che insieme si sta meglio.

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