nel nome del padre

Scenografia: Caroline Amies, Produzione: Hell’s Kitchen-Gabriel Byrne Anno di produzione: 1994, Genere: drammatico, Durata: 127 minuti Interpreti: Daniel Day-Lewis (Gerry Conlon)Emma Thompson (l’avvocato) Pete Postlethwaite (il padre) Musica: Trevor Jones, Fotografia: Peter Biziou, B.S.C. Canzoni originali di Bono, Gavin Friday, Maurice Seezer Orso d’oro al Festival di Berlino 1994, Candidato a sette premi Oscar

Riflessioni dopo la visione del film: Vedendo questo film ho subito pensato in parte alla mia vita e in particolare ho pensato ad una persona che ho avuto in terapia qualche tempo fa. Il suo atteggiamento iniziale nelle prime sedute era di sfida, da una parte mostrava bisogno e dall’altra voleva dimostrare la sua forza. Il rapporto con la figura paterna e’ di grande importanza ed il rapporto con l’autorita’ , con il potere spesso e’ influenzato dall’esito dello sviluppo di questo incontro.Veniamo al film. E’ ambientato a Belfast e tratta del rapporto tra un giovane irlandese e la giustizia inglese. Il film potrebbe stimolare interessanti discussioni sulle ragioni del conflitto in Irlanda o sul rapporto tra le ragioni dell’individuo e le ragioni di stato e quindi sul rapporto individuo e collettivita’. Noi pero’ vorremmo stimolare una riflessione sul tema della rabbia e dell’odio e sulle loro origini nella dimensione familiare. Le immagini iniziali del film, il contrasto tra i visi sorridenti dei giovani che stanno entrando in un pub e la tremenda esplosione susseguente, fanno emergere una domanda.

Perche’ c’e’ tanta violenza e tanto odio nel mondo? Le ragioni possono essere tante. Interessi egoistici, diversita’ di idee, volonta’ di dominio. Il regista pero’ sembra approfondire un suo punto di vista e ci propone un viaggio nelle ragioni dell’odio nella dimensione familiare. Il titolo puo’ offrirci gia’ un’occasione di riflessione. E’ vero che le immagini finali mostrano un figlio che sceglie di continuare a lottare per ridare dignita’ al nome del padre, ma si puo’ gia’ cogliere una prima riflessione su questo nome. E’ strano chiamare un figlio Giuseppe in Irlanda. Dare un nome di questo genere significa offrire tanti motivi di derisione ed infatti Giuseppe nella sua vita ha sviluppato una sua capacita’ di stare nel conflitto con una sua dignita’, imparando a sopportare le umiliazioni e le aggressivita’ dei suoi coetanei con un suo stile che pero’ non e’ apprezzato dal figlio. Gerry , in una Belfast dilaniata dalla guerra civile, e’ un ladruncolo che sta cercando la sua identita’ diversa da quella del padre. Egli non sopporta questo padre cosi’ buono, cosi’ vittima.

Egli vorrebbe forse un padre piu’ forte, piu’ autorevole. Dovra’ effettuare molti cambiamenti, superare molte prove per trasformare le sue bugie, il suo rancore e il suo odio per poi scoprirne la forza e i valori. Combattuto tra l’amore e l’odio verso il padre Gerry vive alla giornata , senza sogni, senza progetti. La vita lo costringera’ ad una decisione e lui scegliera’ l’odio. Una bomba dilania un pub e produce vittime tra i giovani. Il governo ed il popolo inglese vogliono i colpevoli e applicano una legge speciale che permette alla polizia di trattenere un sospetto per sette giorni. La polizia usa le maniere forti ed estorce con la violenza fisica e psicologica false confessioni a quattro ragazzi irlandesi. Il processo sotto la spinta emotiva si conclude con una pesante condanna. Padre, condannato per favoreggiamento, e figlio si trovano in prigione nella stessa cella, costretti a stare in isolamento per l’ostilita’ degli altri reclusi. Il figlio accusa il padre di essere una vittima , di non sapersi difendere, l’accusa di averlo reso fragile rispetto ai suoi coetani. E’ una storia che il padre conosce bene. Ma il figlio non apprezza lo stile difensivo del padre e quando giungera’ un vero duro terrorista Gerry lo sceglie e si mette al suo servizio. Gerry conquista cosi’ il diritto a sedersi a tavola e ad aver il rispetto degli altri detenuti. Scopre’ pero’ che l’odio del terrorista non ha limiti e sapra’ distaccarsi dall’odio distruttivo e vendicativo dopo l’aggressione al direttore del carcere. E’ forse questa la giustizia degli uomini? Gerry decide di aiutare il padre nella sua lotta per avere giustizia. E sara’ una donna avvocato ed inglese ad aiutare Gerry ad riavere la liberta’ , dopo una lunga ricerca della verita’. Questa volta pero’ sara’ una liberta’ che e’ unita ad una nuova dignita’ costruita su solide radici “nel nome del padre”. Altre domande di riflessione: 1. Qual’e’ il titolo che voi mettereste al film? 2. Quali sono le trasformazioni che fa Gerry e in che modo? 3. In che modo cambia il rapporto con il padre?

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