obiettivo

Ovvero facciamo chiarezza dentro di noi

Per caso, regalatomi da una cara amica, mi è capitato di leggere il libro “Messa a fuoco” di Elena Rondi-Gay des Combes e ne sono rimasta colpita principalmente dai contenuti. L’autrice alla sua prima pubblicazione, come lei stessa ci dice ha “messo tutto in una scatola”: fotografie, ritagli di giornale, lettere, documenti ed affondandovi a piene mani ha voluto tracciare alcuni ritratti a lei familiari. Con perspicacia, con serenità, talvolta velata da amarezza, ha guardato dentro di sé ed ha voluto donarci i suoi vissuti ed i vissuti di alcuni familiari quasi come una confessione fatta a se stessa, facendo chiarezza sui vari legami e sul vuoto che aveva dentro cercando di ritrovare le sue radici dalle quali aveva sempre cercato di fuggire e nutrendo anche qualche rimpianto. Quante cose non dette, quanti dolori si intravvedono dalle sue parole ma lei ha deciso di “mettere a fuoco”, di non coprire tutto come aveva fatto per tanti anni, ha deciso di trasformarsi, di crescere per non affondare in un dolore che porta poi solo altro dolore, in un dolore senza speranza.

Ecco che vengono fuori i ritratti del padre, della madre, dei nonni: il nonno materno, dai grandi baffi bianchi che era stato il suo maestro di trasgressione e dalla cui fine aveva imparato qualcosa sull’ingiustizia; il nonno paterno uomo chiuso che aveva dedicato la vita a curare i suoi pazienti e di cui ha solo ricordi d’ombra; la nonna paterna che non ha mai conosciuta ma dalle cui lettere traspare un animo passionale e tanta sofferenza in contrasto con un’immagine esteriore di donna serena; il padre, musicista, con cui non comunicava verbalmente ma attraverso una consonanza di sensazioni; la madre bella e abilissima, inflessibile con se stessa e dominante con gli altri che, di fronte ad una gravidanza inattesa aveva pianificato la sua vita perfetta imponendo quasi un manuale sull’educazione che avrebbe potuto intitolarsi “Come far sì che il bambino non sia un disturbo” E quindi è il rapporto con la madre quello più doloroso, caratterizzato da un conflitto silente, non aperto basato sul desiderio della madre di dominare e quello della figlia di fuggire.

Solo da adulta è riuscita a capire la madre, la bambina non c’è riuscita ed ha sofferto e lottato per la sua sopravvivenza. Con il passare degli anni, quando riconosce in sé il vuoto lasciato dalla morte dei suoi genitori, l’autrice sente quindi la necessità di raccogliere le proprie radici e proprio attraverso questo processo che riesce a trovare la fiducia in se stessa mettendosi finalmente a fuoco. C’è tanto coraggio nel suo agire ma solo attraverso il riconoscimento, l’accettazione e la rielaborazione creativa del dolore è possibile dare un senso alla propria vita, è possibile raggiungere anche mete lontane, perché, come dice Antonio Mercurio “ognuno è artista della propria vita”

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