Gli Ulissidi sono la nuova progenie di Ulisse, l’ultima nata in ordine di tempo, da quando, tremila anni fa circa, Omero narrò nell’Iliade e nell’Odissea le gesta e le avventure di Ulisse. Questa nuova progenie, nasce dall’incontro della Sophia- Art e della Cosmo-Art con il mito di Ulisse. La Sophia- Art parla dell’uomo come artista della sua vita, cioè come colui che fa della sua vita un’opera d’arte, e la Cosmo-Art propone all’uomo di diventare artista della vita dell’universo, cioè di agire come colui che trasforma la vita dell’universo, e non soltanto la propria, in un’opera d’arte.
Gli Ulissidi, quindi, sono coloro che si assumono il compito di dimostrare con la vita e con le parole, come sia possibile leggere i poemi di Omero con questa nuova chiave di lettura. E così anche a coloro che si interrogano, e non hanno ancora trovato la risposta: Chi siamo?Dove andiamo?
La Cosmo-Art afferma che gli Ulissidi attraverseranno, con una forma di vita immortale creata da loro, non soltanto il tempo ma anche lo spazio-tempo di questo universo. usciranno, cioè, dalla morte, dai confini fisici spazio-temporali di questo universo, così come un bambino esce dall’utero della madre, e continueranno a vivere nello spazio-tempo di universi paralleli e di universi concentrici.
Gli Ulissidi, dunque, sono coloro che dalla prima nascita, quella biologica, vogliono passare alla seconda nascita, quella artistica e spirituale seguendo virtù e conoscenza e con esse creare bellezza seconda. Dalla prima alla seconda nascita c’è un immenso dolore da attraversare (quello dei traumi della vita intrauterina e quello dei traumi della vita intracosmica) e un continuo morire.
Ispirati dal loro mito, gli Ulissidi affrontano questo dolore con saggezza e arte, impegnandosi con passione a dedicare le loro vite per esplorare le alte energie della bellezza seconda e ad essa affidano la loro aspirazione d’una vita immortale nel tempo, al di là di questo spazio-tempo.
(Cfr: Mercurio A., ” Gli Ulissidi – Il teorema e il mito e il mito per navigare da un universo all’altro”, Ed. SUR, 1997, pgg137, 138,141,145,150)