mani e piedi

Disponibilità all’accoglienza

Gruppo di Antropologia Personalistica Esistenziale, Gruppi Terapeutici, Gruppi di formazione, Coralità Non ho bisogno di nessuno! Chi ti conosce? A me non va di starti a sentire! Non puoi capirmi! Ecc. Quante affermazioni come queste attraversano velocemente i nostri pensieri inquinando ogni giorno la qualità della nostra vita? Tutti noi da sempre viviamo in gruppo: scuola, lavoro, famiglia, già due persone insieme formano un piccolo gruppo, ma questo non ci impedisce di sentirci incompresi, arrabbiati e soli. Pretese, cinismo, sfiducia, invidia, narcisismo, paure più o meno consce di essere posseduti e invasi, rendono l’altro un invasore e l’incontro una minaccia. Eppure le testimonianze circa gli effetti terapeutici del gruppo sono antiche, dalle rappresentazioni sacre medioevali, alle confessioni pubbliche nelle quali il clima di grossa partecipazione emotiva permetteva la manifestazione di sentimenti abitualmente inespressi. La partecipazione emotiva rappresenta l’elemento unificante sia dei gruppi terapeutici sia di formazione. Le differenze tra le due discipline sono nella specificità di obiettivi e nella durata. Il Gruppo terapeutico è curativo, ha come obiettivo cambiare i comportamenti che generano sofferenza in persone che chiedono aiuto a uno specialista.

La durata è di solito a tempo indeterminato, è il singolo paziente a stabilire la conclusione della propria esperienza. I gruppi terapeutici si distinguono in: -Gruppi di psicoanalisi che curano patologie, fanno riferimento alla Psicoanalisi ortodossa, e si dividono in gruppi che praticano: – Analisi nel gruppo
– Analisi di gruppo
– Analisi mediante il gruppo;
– Psicodramma;
– Terapia della gestalt;
– Gruppi d’incontro;
– Analisi transazionale

Il Gruppo di formazione/addestramento o T-Group (Training Group) diversamente, ha come obiettivo l’addestramento alle relazioni umane, mira all’apprendimento e all’acquisizione di competenze attraverso l’esperienza. La durata è prestabilita e uguale per tutti. Kurt Lewin (Stati Uniti 1946) può essere considerato il fondatore del metodo di addestramento alle relazioni umane, altre grande merito è di aver creato una nuova scienza dell’interazione umana “la dinamica di gruppo”, vale a dire di quei fenomeni, quelle leggi che governano tutti i gruppi. Partendo dalle definizioni e distinzioni tra gruppi terapeutici e di formazione, possiamo posizionare il gruppo di Antropologia Personalistica Esistenziale (APE) tra i Gruppi di incontro e i T-Group.

Comunemente ai gruppi terapeutici e nello specifico ai gruppi di incontro, il gruppo di APE ha come obbiettivo quello di trasformare quei comportamenti che generano sofferenza, sviluppare la possibilità di crescita e realizzazione, l’acquisizione di maggior consapevolezza, raggiungere la pienezza dell’essere, l’empatia, l’altruismo, l’identificazione con gli altri, la pienezza dell’amore. Mi viene in mente la definizione che Antonio Mercurio da della Persona, concetto sul quale si fonda l’Antropologia Esistenziale “La Persona è un principio spirituale unificatore dotato di libertà e identità propria, che è fine a se stesso e a nessun altro e i cui elementi costitutivi sono la capacità di amare se stesso, la capacità di amare gli altri e di essere amato nella libertà”. Ma come si diventa Persona? L’idea secondo me molto bella e rivoluzionaria di A. Mercurio, è che l’uomo è un’artista, perché capace di trasformare profondamente la sua vita a partire dai sui dolori e condizionamenti. “Nessuno è consapevole del suo potere di artista e tutti pensano che debba chiamarsi artista solo colui che crea opere d’arte e le espone al pubblico” (A.Mercurio).

Nel 1985 al congresso della SUR (Sophia University of Rome) che si è tenuto a Milano, A. Mercurio ha esposto la sua intuizione secondo cui tutti potevano diventare artisti in ambiti diversi, che bastava applicare l’arte e il lavoro artistico non solo al marmo, al legno, alla tela, ma anche alla vita esistenziale di tutti i giorni, in modo da trasformare la propria vita e il proprio vivere in un’autentica opera d’arte. Il dolore, insieme alla rabbia e alla distruttività sono gli elementi da plasmare, sono il marmo, il legno e le tele, che con pazienza, coraggio e capacità di essere artisti delle nostre vite proviamo a trasformare. Ma il dolore è duro come il marmo e da soli non è facile metterci le mani, capita di perdere la speranza, come dice Antonio Mercurio “perdere la speranza che la mia parte positiva possa mai superare la mia parte distruttiva”, è fondamentale un’energia più potente come quella che si genera con la coralità all’interno di un gruppo. K. Lewin (T-Group) considera il gruppo come qualcosa di qualitativamente diverso dai singoli elementi che lo compongono, un insieme dinamico in cui interagiscono tante energie.

Nel gruppo di APE non si fa una terapia individuale in gruppo, ma un lavoro di gruppo in uno spazio protetto e si fa riferimento ai modelli teorici e operativi della Sophia-Art, metodologia messa a punto da A. Mercurio che rende concreta l’idea dell’uomo artista della sua vita. Il gruppo di APE è un laboratorio di ricerca comune dove impariamo a incontrare profondamente l’altro, dove impariamo a prendere confidenza con le nostre emozioni profonde, similmente ai T-Group quindi anche un addestramento alle relazioni umane. Già negli anni 30 Shilder (analisi nel gruppo) rivelò che all’interno del gruppo si aveva una diminuzione della sensazione di isolamento per il fatto che il problema/angoscia usciva dalla sfera individuale, inoltre il contributo di ciascun paziente permetteva un approfondimento che offriva maggiori possibilità di soluzioni. Per la mia esperienza non solo le fragilità, anche i successi di ognuno di noi (elaborata e assunta consapevolmente l’invidia), sono stimolo e testimonianza importante, che mi conducono verso schemi di pensiero nuovi “c’è riuscito lui, posso farlo anche io, le cose possono cambiare anche per me”.

Allora perché è così difficile accogliere l’altro e consideralo un valore? Con l’aiuto del mio gruppo mi sto allenando a sentire in modo nuovo che la diversità, l’altro, non sono sinonimo di minaccia, ma di aiuto a smascherare le mie menzogne e ad ammorbidirmi. Sto realizzando i miei sogni e i miei progetti, e ciò che solo poco tempo fa mi sembrava impossibile da realizzare si sta realizzando. Non ho bisogno di nessuno! Chi ti conosce? Cosa ne sai tu di me? grazie vi lascio andare, oggi affermo che non sono sola e voglio nutrirmi dell’amore che gli altri sono disponibili a donarmi nella reciprocità.

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