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Velocità, addio! Trova il tuo ritmo naturale

Viviamo in una società globalizzata, che fa della velocità la sua regola aurea e il suo valore supremo. Ogni nuova invenzione, ogni nuovo prodotto mantiene il carattere di novità per un tempo brevissimo, diventando obsoleto a poca distanza dalla sua comparsa. Esiste un punto di contatto tra questa regola di mercato e lo stile di vita di noi cittadini globalizzati? La stessa rapidità, vigente nel mondo dell’economia, permea pressoché ogni aspetto della nostra esistenza umana, intrinsecamente assoggettato alla velocità: l’alternanza degli impieghi, il modo di pensare, il modo di comunicare, persino il modo di mangiare, con il proliferare incontrastato dei fast-food. Mangiamo velocemente, guidiamo velocemente, leggiamo velocemente, pensiamo velocemente, parliamo velocemente, camminiamo velocemente. Dobbiamo sempre e comunque sbrigarci! È così ormai da decenni e questo sembra essere un trend, che non concepisce alcuna inversione di marcia. Dobbiamo essere veloci, dinamici, flessibili, smart. Se alcuni di questi aspetti, come la flessibilità, possono rappresentare competenze esistenziali importanti per la qualità della nostra esistenza, altri rischiano di disumanizzarci e farci perdere il contatto con noi stessi e con gli altri. Nella corsa continua, nella rincorsa spasmodica a sempre nuovi oggetti, a sempre più ambiziosi obiettivi, diamo libero sfogo alla nostra avidità, al nostro bisogno di sentirci illusoriamente appagati dall’esterno, con il risultato di restare sempre più impantanati in una profonda insoddisfazione. Insoddisfatti, ad esempio, di quelle parti di noi che non ce la fanno; in collera con le nostre debolezze, con i nostri reali o presunti non saper fare e non saper essere. In profondo conflitto con le nostre parti lente, che, a forza di condannare, finiamo con il negare. Esattamente come neghiamo il godimento che un nuovo acquisto, nonché il raggiungimento di un risultato possono offrirci. Nella superficiale e avida velocità non c’è modo di appagarsi di alcun successo, né di alcuna conquista; il momento presente è reso inafferrabile dalla costante tensione verso quello immediatamente successivo.

Grande velocità dunque! Un bisogno naturale o indotto?

Viene da chiedersi se in tutta questa fretta non si lasci indietro qualcosa. La prima considerazione riguarda l’ascolto. Sì, perché l’ascolto – vuoi di noi stessi, vuoi di un altro – richiede tempo, silenzio, raccoglimento, Spazio. Quale nostra parte o quale componente della nostra famiglia saranno disposti ad avviare un dialogo con noi, se siamo sempre con l’orologio in mano, pronti a scappare via? Ecco allora che la velocità come stile di vita può sottendere una volontà di fuga dalle nostre stesse emozioni, dal contatto autentico con noi stessi e con gli altri. Il tempo che manca, la necessità di correre via sono alibi formidabili, per evitare confronti indesiderati con la nostra interiorità e con quella degli altri.

Ma se nella fretta siamo impossibilitati ad ascoltarci e ad ascoltare, la velocità cronica ci porta quindi a divenire incapaci di prenderci cura. Nei ritmi veloci finiamo con il perdere di vista molte cose; spesso, ahimé, le più impercettibili, le più invisibili, proprio quelle determinanti ai fini del nostro benessere interiore. Finiamo magari per non riconoscere i nostri bisogni autentici e profondi. Ci dimentichiamo di fare una carezza. Non ci concediamo di indugiare in un abbraccio. Non ci permettiamo di sorprenderci di un gesto, piuttosto che di una parola. Non ci accorgiamo di un malumore, di un disagio, di una richiesta silenziosa. Ma soprattutto perdiamo la percezione della bellezza che esiste intorno a noi, quella bellezza che chiede di essere contemplata! La bellezza della natura – generoso dono della Vita e dell’Universo- e la bellezza che abbiamo costruito nella vostra vita, frutto del nostro impegno e delle nostre decisioni di amore. Sono infinita bellezza i nostri rapporti di amicizia con gli altri, la nostra storia d’amore, i progetti che abbiamo realizzato, i figli che abbiamo cresciuto, la gratitudine che proviamo per i nostri genitori, l’amore che abbiamo per la Vita. Li vediamo? Assegniamo loro l’importanza che meritano?

Velocità vs. Bellezza

Per percepire questa bellezza dentro e fuori di noi e riuscire a valorizzarla, abbiamo bisogno di rallentare i nostri ritmi, abbiamo bisogno di lentezza. Abbiamo bisogno di ritagliarci dei momenti deputati al non fare niente, deputati alla riflessione e, perché no, persino alla noia. Se vogliamo divenire capaci di rintracciare i nostri tesori nascosti e provare stupore per essi, dobbiamo decidere di rallentare, di fermarci, se occorre; dobbiamo correre il rischio di contattare il vuoto, di entrare nella noia. Il contatto con le nostre parti più preziose richiede di imparare a coltivare l’arte della pazienza. Esiste in ognuno di noi un ritmo naturale, strettamente personale, che è, insieme, espressione della nostra saggezza interiore e fonte di benessere. E’ quel ritmo che dobbiamo individuare ed è con esso che dobbiamo imparare a sintonizzarci. E’ quel ritmo che ci condurrà alla pienezza e ad un’autentica soddisfazione.

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12 COMMENTI

  1. Sempre alla ricerca del mio ritmo, di quel ritmo pesonale che mi può fare godere di me stessa. Grazie Claudia. Un articolo profondo.

  2. Ho provato a leggerti ma mi sono accorto dopo un Po che stavo andando troppo di fretta e che volevo fare tutto nei pochi minuti che ho prima di incontrare una persona. Alt dunque è ti leggerò con calma, ho presagio preziosità e voglio dargli il giusto tempo e valore . Ti leggerò dopo 🙂

    • In perfetta sintonia con il tema dell’articolo! Grazie per la fiducia, Leonardo, ti auguro una lettura rilassata?

  3. E’ proprio vero, bellezza è ritrovare il nostro ritmo, quello che ci permette di vivere pienamente, come artisti della vita. Bellissimo articolo, grazie per la ricchezza che ci doni.

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