La Cinematerapia può aiutare a decodificare il messaggio allegorico del film e comprendere come lo spettatore proietti le proprie virtù e talenti sui personaggi e gli eroi cinematografici
Esattamente come storia, miti, favole e sogni, i film hanno una funzione allegorica che può essere efficacemente utilizzata sia all’interno di una psicoterapia vera e propria, ma anche come metodologia a sè stante. Il cinema mette in gioco molte tecniche di elaborazione dell’informazione presenti naturalmente nella persona: dall’analisi logica (la trama), a quella linguistica (dialoghi), l’analisi visivo-spaziale (immagini, colori, simboli), l’analisi uditiva (suoni, rumori, musica), l’analisi relazionale tra i personaggi, l’analisi cinestetica e quella intra-psichica (la saggezza e la guida interiore del Sè). La Cinematerapia può aiutare a decodificare il messaggio allegorico del film e comprendere come lo spettatore proietti le proprie virtù e talenti sui personaggi e gli eroi cinematografici. Esattamente come con il lavoro analitico sul sogno, la Cinematerapia permette la consapevolezza di strati molto profondi della coscienza e li aiuta a spostarli verso la conoscenza e l’integrazione.
Ma anche al cinema, lo spettatore catturato dalla vicenda vive profondamente le emozioni dei personaggi come se fossero reali e come se partecipasse egli stesso.
Il processo di integrazione nella coscienza è per certi versi simile ai riti sciamanici, il cui obiettivo oltre alla cura è sempre quello di dare un senso allanima dellUomo. Il processo catartico associato alla visione e al buio della sala cinematografica ricorda alcuni processi di guarigione arcaica. Nelle popolazioni primitive erano in uso tecniche di medicina che consistevano principalmente nel trovare, richiamare e restituire lAnima che era andata perduta per introduzione di uno spirito o linfrazione di un tabù. Una di queste metodiche ― in cui ritroviamo alcune analogie con la Cinematerapia ― era detta guarigione “per incubazione” e si svolgeva in alcune grotte sacre, luogo di elezione per riti di stregoneria. In alcuni rituali sumeri unimportanza fondamentale aveva il sonno-incubatore. I sacerdoti della Dea praticavano nei loro templi loniromanzia, ovvero una serie di tecniche che facevano cadere il paziente in un sonno rivelatore nel quale la divinità suggeriva la cura al male. Pratica molto simile la ritroviamo, poi anche in Egitto. Alcuni autori narrano che lincubazione era praticata nei templi dedicati a Serapide, nome greco del dio egiziano Wser-Hap.
Una volta giunto alle sponde del fiume, il devoto viene lavato e unto con olio (come si faceva con i cadaveri prima della sepoltura), ed è quindi accompagnato dai sacerdoti sul luogo di due sorgenti: bere lacqua dellOblio faceva parte del macchinoso cerimoniale necessario a che il paziente potesse dimenticare tutto ciò che fino ad allora aveva pensato, mentre lacqua della Fonte del Ricordo serviva a che egli ricordasse tutto ciò che avrebbe visto e vissuto dentro la grotta. Una volta preparato, il devoto giunge allantro la cui conformazione è in discesa con passaggi verticali, proprio per rafforzare il senso di discesa nel cuore della terra, una sorta di discensus ad inferos. Una volta giunto sul fondo, deve passare per una stretta apertura, molto più piccola della prima. Steso per terra, il rito prevede che il devoto infili prima i piedi nel cunicolo, le gambe e poi si spinge dentro, sforzandosi di attraversare la stretta apertura. Le cronache raccontano che una volta infilate le gambe, il devoto venisse improvvisamente risucchiato dentro e poi vi trascorresse la notte tra le braccia di Ipnos in attesa di vedere o udire.
Al rito dell’incubazione sembra collegarsi l’usanza, vietata ripetutamente dai Sinodi sardi ma durata fino a due secoli fa, di dormire in santuari a causa di particolari circostanze, cui si aggiunge quella di sostare per la notte nelle cumbessias adiacenti alle chiese campestri in occasione di alcune feste. Lelemento della grotta consacrata è presente in molti miti antichi come archetipo dellutero materno. La discesa nella grotta come anche trascorrere la notte nel tempio, sono il simbolo di un ritorno al mondo prenatale delle anime. Secondo una leggenda turca del XIV secolo, una grotta soggetta ad inondazioni periodiche possiede una sorta di calco di figura umana, e a causa dellargilla trasportata dallacqua e con il calore, in nove mesi la figura di argilla prende vita. Presso alcune tribù del Nord America era credenza che gli uomini nascessero da embrioni maturati all’interno di caverne. La grotta contiene dunque energie sovrannaturali, capaci di condurre alla nascita e quindi utili per pratiche magiche. La grotta secondo Platone è il simbolo che connette la terra e il cielo, il mondo della materia con il mondo delle idee, il passaggio iniziatico che permette di cogliere improvvise rivelazioni, visioni magiche e illuminazioni interiori.
La grotta è il luogo simbolico dellidentificazione, di ritorno al ventre materno e di rinascita, il luogo dellinteriorizzazione dove luomo diventa se stesso e uomo maturo. Chissà che uno dei motivi del grande e ininterrotto successo che il Cinema sta riscuotendo non possa essere considerato come un rinnovarsi in forma laica di cerimoniali terapeutici antichissimi, dove il buio e la visione, il contatto (lidentificazione) con lEroe, unite al desiderio di incontro con il soprannaturale, creano la giusta atmosfera per la rinascita dellanima dellUomo.