Cosmo-art e Counseling

Scopo della vita. Cosa ci sto a fare io?

Quale scopo, quale senso recondito ha la nostra vita? La vita di ognuno di noi, la vita di ogni singolo essere umano, non la vita come concetto generico. Quanti pensatori, quanti uomini comuni nei secoli si sono posti questa domanda e quante volte è capitato anche a noi, specie in momenti in cui ci siamo sentiti messi alla prova, di interrogarci su questo tema! Potrebbe essere che ciascuno di noi viene al mondo per uno scopo preciso, con una missione da realizzare, la quale realizzazione richiede la capacità di trasformazione profonda della nostra anima ed è capace al contempo di garantirci la pace e il benessere profondi?

Scopo della vita e dolore

Se così fosse, vivere ignorando la nostra missione equivarrebbe a vivere al buio, brancolando senza punti di riferimento e senza una meta precisa. Se così fosse, ignorare la propria missione nel mondo significherebbe vivere frustrazioni e malesseri profondi. Può capitare che si debba versare in una simile condizione per lunghi anni della nostra vita, prima di divenire capaci di individuare la nostra missione esistenziale. Una delle modalità per fare luce su di essa potrebbe essere quella di decifrare il messaggio profondo contenuto nei dolori più grandi che ci hanno colpito, scorgendo in essi un’indicazione precisa della Vita.

Scopo della vita e trascendenza

Sì, proprio così: nel trauma più grande potrebbe risiedere il senso del nostro stare al mondo. Proprio quel trauma potrebbe metterci sulla strada che eravamo destinati a percorrere per realizzare pienamente la nostra essenza. Se a fronte di un grande dolore decidiamo di uscire dal vittimismo e di lasciarci guidare dal fluire della Vita, saremo capaci di acquisire uno sguardo rinnovato su ogni cosa. In primis su noi stessi: siamo davvero esseri limitati dai nostri stessi confini fisici o la nostra estensione, la nostra potenziale ampiezza di ideazione e d’azione è determinata dalla grandezza del nostro cuore, dalla profondità del nostro amore, dalla misura del nostro coraggio? Siamo nati per ripetere fino all’ultimo dei nostri giorni le stesse azioni, per nutrirci all’infinito dei medesimi pensieri limitanti o siamo venuti al mondo perché potessimo trovare il modo di trascenderci?

Lo scopo ultimo della nostra esperienza umana è vivere ignorando la nostra vera essenza e il nostro progetto autentico? O piuttosto è quello di elevarci al di sopra delle nostre paure, delle nostre castranti convinzioni per approdare alla conoscenza e al pieno possesso di noi stessi, fonti inesauribili di pura gioia? L’Antropologia Cosmoartistica afferma che il dolore serve per creare, che l’individuo divenuto Persona in grado di amarsi, amare ed essere amato, crea costantemente se stesso e al contempo crea nuovi universi, meravigliose forme che non sarebbe stato capace di concepire senza la presenza, nella sua storia, del dolore, potentissima forza cosmica in grado di stimolare nella persona profonde trasformazioni.

 

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