Cronaca del XIVḞ Seminario di Cinematerapia “Il Viaggio verso se stessi”

Non è stata la mia prima esperienza ai seminari di Cinematerapia. Però devo dire che ogni volta è stata unica e speciale. La proiezione del film “Kirikù e la strega Karabà” di M. Ocelot mi ha avvinto, anche se lo avevo già visto e ne avevo letto la chiave di lettura preparata dagli organizzatori. Pur essendo un cartone animato è bastato soffermarmi su una lettura psicologica per avvertirne tutto lo spessore e sentirmi coinvolta totalmente.

Per sviluppare i temi introdotti dal film ci siamo divisi in 2 gruppi con l’indicazione dei 4 valori che dovrebbero ispirare il nostro cammino:
1Ḟ gruppo: Libertà e Amore. Usiamo la libertà per incontrare la parte positiva e la parte negativa della madre; usiamo la decisione di amore per noi stessi e per un Tu, per perdonare e unificare.
2Ḟ gruppo: Verità e Bellezza. Alla ricerca della Menzogna esistenziale. Come Kirikù esploriamo le nostre Verità interiori e – attraverso la Coralità – creiamo Bellezza.

Io mi sono iscritta al 1Ḟ gruppo: la scelta non è stata facile, i temi trattati da entrambi i gruppi erano interessanti ma bisognava scegliere e quindi mi sono fatta guidare dall’istinto.
Abbiamo lavorato intensamente, rispondendo e dibattendo sulle risposte ad alcune domande sul tema poste dalla conduttrice. L’atmosfera era rilassata, anche se era palpabile l’emozione di ognuno di noi. Non è facile mettere a nudo il proprio cuore tanto più di fronte a persone sconosciute ma, come avevo sperimentato altre volte, non provavo imbarazzo, in questo ambiente protetto anzi avevo voglia di condividere con altri i miei problemi sicura di essere accolta, compresa, sicura di trarre forza ed energia dalla coralità. Infatti ho ricevuto e fatto dei doni molto preziosi. Alla fine tutti insieme abbiamo programmato un intervento per l’indomani mattina per rendere partecipi anche i componenti dell’altro gruppo delle conclusioni, delle emozioni da noi trattate per fare loro dei doni e riceverne a piene mani.

Ma le emozioni non erano finite. Dopo cena abbiamo vissuti ancora momenti molto intensi.
Sono stati rappresentati i lavori creativi del Gruppo Antropologico “Oltre la barricata”, del Gruppo Antropologico “Ayrus” e di coloro che avevano frequentato l’anno propedeutico del “Master in Cinematerapia”. Questi lavori sono il frutto del “Viaggio verso se stessi”, del lavoro personale di ogni componente dei gruppi verso la propria trasformazione attraverso il dolore e – tutti gli improvvisati attori, compresa io – siamo stati talmente presi dalla propria parte da superare ogni ostacolo. Tanto dolore, tanta fatica, tanti ostacoli ci ha portato a creare tanta bellezza.

Questa mia esperienza nell’andare in scena è stata molto particolare: tutta l’ansia dei giorni precedenti al momento di recitare era scomparsa. Sì c’era una forte emozione, ma solo perché mi sentivo molto compenetrata nella parte che poi non era altro che il frutto di un lavoro corale, sentito e basato sulle proprie esperienze, sulle proprie emozioni, senza nessuna base professionale: non era come recitare un copione scritto da altri anche se grandi scrittori o comunque professionisti nel campo.

Il pubblico era come se non esistesse, non avevo paura del giudizio, non ero imbarazzata anche quando mettevo a nudo i miei vissuti. E cosa dire proprio del pubblico: mentre recitavo – è vero non lo sentivo – ma alla fine, quanto calore negli applausi! Avvertivo, con grande soddisfazione, di essere riuscita insieme ai miei compagni a trasmettere un messaggio di speranza, di incitamento, di gioia, e non è poco. Eravamo stati credibili, non era una favola ma erano delle esperienze vissute non da altri ma da noi lì presenti. Che cambiamento era avvenuto in me!!!

Se ripenso a qualche tempo fa, non avrei mai fatto una cosa del genere: molto vergognosa, timida e ipercritica nei miei confronti, sempre alla ricerca della perfezione e dell’approvazione degli altri. Non sembravo più nemmeno io, ero un’altra, ma in realtà ero finalmente me stessa. Anche la preparazione dei lavori creativi era stata per me fonte di crescita. Io ho partecipato a due lavori: quello del Gruppo Ayrus e quello di partecipanti al Master di Cinematerapia, in entrambi i casi io mi sono sentita partecipe, accolta, non una singola entità ma un elemento importante di un tutto e questo sentimento è stato condiviso da tutti dimostrando come questo sentimento di reciprocità riesca a far superare anche gli egoismi, le visuali soggettive, facendo nascere spontaneamente il desiderio di aiutare l’altro in difficoltà.

L’indomani mattina, dopo il lavoro interiore svolto il giorno precedente, mi sono preparata a scambiare altre emozioni con gli altri. Ho cominciato già nel “Laboratorio sui Sogni”, cioè la rappresentazione improvvisata, muta, solo con il linguaggio del corpo, del sogno fatto da qualcuno dei presenti durante la notte precedente e scelto con una votazione. Che forti battiti del cuore quando sono stata chiamata ad interpretare la parte della ‘Madre’: avrei voluto rifiutarmi, e avrei anche potuto farlo, ma non l’ho fatto. E bene ho fatto. Dopo un’iniziale imbarazzo e una punta di insicurezza sulle mie capacità, mi sono rilassata ed ho ascoltato il mio cuore, il mio istinto riuscendo a dare alla parte la valenza che io sentivo; che soddisfazione per me completamente disinibita di fronte anche al riconoscimento inaspettato di chi mi aveva scelto!. Era un’altra riprova del cammino che avevo fatto verso me stessa e l’amore verso me stessa.

Ma sapete, le forti emozioni non erano ancora finite. Quanta energia e quanto senso di liberazione ho provato prima nell’incontro emozionale con dei singoli partecipanti conclusosi con uno scambio di doni (danza, abbraccio, pensieri scritti) e poi con l’esplosione di gioia con una danza corale.
Se solo penso che un anno fa, durante un altro Seminario di Cinematerapia, io non avevo voluto partecipare ad un ballo di tutti i partecipanti, e mi ero appartata. Quella esperienza mi aveva fatto riflettere e, superando le mie false convinzioni fra cui quella di essere incapace di ballare, avevo preso la decisione di iscrivermi ad un corso di ballo caraibico e finalmente lì anche io potevo partecipare alla gioia liberatoria di tutti non come spettatrice ma come parte attiva riuscendo anche a trascinare i presenti un po’ restii.
E queste sono le emozioni più forti ma non sono le sole che ho provato.
Emozioni, emozioni, emozioni!!!!!!!!! Quanta bellezza!!!!!! E dire che tutto è nato da un dolore devastante.

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