Anche il più aperto dei genitori affronta con qualche difficoltà le prime esperienze sessuali dei figli. Con quali parole informarli, ma senza essere invadenti? E come educarli a prendersi cura del loro corpo, ma anche dei loro sentimenti?

E’ semplice parlare di «semini», «ovetti» e altro ancora a un bambino di cinque anni che pone domande sulla riproduzione ed è incuriosito dalla sessualità degli adulti. È difficile invece, qualche anno più tardi, trattare lo stesso tema con un figlio adolescente, che ha la sessualità nella testa, nel corpo e nel cuore: le parole dell’infanzia non funzionano più, il genitore è incerto, l’adolescente imbarazzato. È una difficoltà dei genitori che non riescono a trovare le parole e i tempi giusti per dialogare sulla sessualità e sull’amore con i figli o sono i figli adolescenti che non vogliono ascoltare le parole dei genitori? Rispetto a qualche anno prima, il contesto è completamento cambiato. Mentre per il bambino la questione della sessualità era una curiosità intellettuale, senza coinvolgimento diretto, per l’adolescente è invece un tema «caldo» che lo coinvolge sul piano fisico, emotivo e sentimentale. La crescita fisica, la comparsa dei tratti sessuali secondari, la pubertà, gli ormoni che ora circolano abbondanti fanno la differenza. In più c’è l’handicap del linguaggio. Molti vocaboli che riguardano la sessualità hanno valenze ambigue e volgari, doppi sensi e significati spregiativi.

Di qui il timore di inciampare nelle parole, essere fraintesi, non riuscire a esprimersi in modo adeguato. Ma le difficoltà sono anche di altro tipo. Quello della sessualità è un ambito che tocca ognuno in ciò che ha di più intimo. I genitori che decidono di parlarne ai figli devono ammettere, esplicitamente o implicitamente, di conoscerla, e i figli adolescenti non vogliono sapere nulla della sessualità dei loro genitori. L’idea stessa che questi possano avere una vita sessuale li ripugna! Nell’età dei primi turbamenti e delle prime esperienze, i figli vivono ogni intrusione in questo ambito riservato con imbarazzo e aggressività. I ragazzi in particolare sono molto silenziosi su questi argomenti: spesso sarà solo con la prima fidanzatina che cominceranno a dire qualche parola. La realtà è che devono imparare un uso nuovo dei termini a sfondo sessuale, diverso da quello che sono soliti usare tra maschi. Dal canto loro, a volte le ragazze discutono con la madre di «questioni tecniche», ma assai più raramente dei loro amori. Parole come «orgasmo», «erezione», «masturbazione» sono difficili da pronunciare e da ascoltare quando diventano realtà e riguardano direttamente se stessi: gli adolescenti si sentono a disagio, e non capiscono perché parlarne faccia loro questo effetto.

Fonte: Mente&Cervello, Maggio 2007, n. 29

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