Cosmo-Art e Counseling
Ogni cambiamento è una nuova nascita
Capita frequentemente di ascoltare da appassionati lettori, che leggere equivalga a vivere tante vite. Chiunque ami perdersi nei romanzi, sa cosa vuol dire immedesimarsi con personaggi indimenticabili, e cambiare – nello spazio impalpabile di mirabili pagine – la propria esperienza di vita, la propria stessa identità con quella di Mr. Darcy, Don Chisciotte, Madame Bovary, Cyrano de Bergerac, Lolita….Quante volte abbiamo delegato loro di vivere per nostro conto la complessità e l’oscurità, i più alti ideali, la voglia di giustizia, un amore romantico e impossibile, l’evasione nell’illusione, l’ambiguità e la sfrontatezza? Immergersi in una lettura è ogni volta rinascere, e ogni libro è una nuova opportunità di essere e sentire. Decisamente un’occasione grandissima quella offertaci dalla letteratura!
È questa forse l’unica possibilità, che abbiamo di rinascere in una nuova forma, di essere ciò che intimamente desideriamo? O ne esiste un’altra, perfino più appagante, da autentici protagonisti della nostra vita? Penso al cambiamento, come scelta esistenziale! Considerare se stessi e la propria esistenza come forme in continue evoluzione e definizione, equivale a concepire se stessi ripetutamente e a nascere esistenzialmente infinite volte. Non siamo solo il ruolo, che ricopriamo in famiglia e nella società, né siamo soltanto quello che abbiamo conosciuto e sperimentato di noi sinora. Siamo infinite possibilità di divenire!
Chi è immune dal desiderare per se stesso una vita diversa da quella che vive, una vita più felice e soddisfacente? E allora perché capita di vivere l’idea del cambiamento con profondo spavento, percependola come destabilizzante, e attuando rispetto ad essa resistenze di vario tipo? Cambiare è in fondo rompere un equilibrio consolidato, è a tutti gli effetti creare una nuova realtà sconosciuta e imprevedibile. Eccome se può far paura! Una realtà nuova, perché libera da obiettivi, pensieri, emozioni, che sentiamo non appartenerci più, né essere coerenti con il nostro benessere interiore.
Cambiamento: perdere il vecchio per nascere al nuovo
La creazione di una nuova realtà è in questa cornice liberazione dal dolore di estraneità a se stessi, è profonda trasformazione e trascendenza di esso. Ma creare è attività esente dal travaglio esistenziale? Se si vuole rinascere, occorre accettare e attraversare il dolore della morte esistenziale. Per cambiare, occorre accettare di perdere parti di noi stessi, per quanto radicate e antiche esse siano. Il cambiamento può avvenire concretamente, scegliendo di rinunciare a emozioni e pensieri negativi, che generano angoscia e paure; può realizzarsi, scegliendo di rinunciare a pensieri limitanti, che ci fanno sentire impotenti e frustrati. Se abbiamo imparato a credere, che il mondo è spaventoso e cattivo e che noi siamo piccoli e incapaci, abbiamo nutrito la nostra quotidianità di questi pensieri, creando la realtà che oggi viviamo. Il progetto di cambiare la nostra realtà interna ed esterna ci suggerisce ora l’opportunità di archiviare quelle opprimenti credenze e di affidarci a nuovi pensieri amorevoli, per riconcepire la percezione della nostra essenza e del nostro potere personale, e trasformare concretamente le nostre condizioni di vita.
Cambiamento: una scelta di campo
Si tratta di scegliere consapevolmente quali emozioni e pensieri coltivare. Coltivando l’amore, l’accoglienza, il perdono, la generosità, abbracciamo l’opportunità di dismettere una visione chiusa, intrisa di sospetto e paura, e di nascere alla saggezza e all’apertura alla Vita. È una nostra libera scelta, è un’opportunità concreta a nostra disposizione, e lo è ogni giorno!
E allora, condizioni necessarie al cambiamento sono decidere di impegnarsi con determinazione, vincere se stessi, lasciar andare, accettare di perdere!
Cosa è necessario che abbandoniamo? È necessario separarci dall’orgoglio, dall’avidità, dal bisogno di risarcimento, dai propositi vendicativi, dal cinismo, dalla pigrizia: da tutte quelle posizioni interiori, che ci avvelenano la vita e ce ne alienano l’infinita bellezza.
E cosa possiamo scegliere di imparare? Per esempio, ad accettare di sentirci spogli, ricercatori, persino erranti. Possiamo imparare la saggezza della natura; se l’albero in autunno trattenesse le sue foglie secche, come potrebbe rinascere in primavera più forte e bello? Se il serpente non accettasse di perdere la pelle, senza elasticità e limitante la sua crescita, come potrebbe proseguire la propria evoluzione?
Cambiare è lasciar andare: un’identità, un ruolo, una maschera, un sistema di valori, un pensiero sminuente, un’abitudine malsana, che ci costringono e ci tengono lontani da noi stessi. Cambiare è crescere, diventare adulti, nascendo continuamente a nuove consapevolezze, a nuove decisioni e competenze. Cambiare è imparare ad amarsi e ad amare in modo sano, al netto del masochismo e del bisogno di possedere l’altro. Cambiare è iniziare a scegliere la propria vita, assumendone profondamente la responsabilità, per stare bene.
Cambiamento: impariamo dal primo!
Ogni volta che sentiamo di dover effettuare un cambiamento, ci troviamo nella condizione di ripetere esistenzialmente quanto abbiamo sperimentato biologicamente all’inizio della nostra vita. Se non avessimo cambiato posizione nell’utero di nostra madre, se non ci fossimo capovolti, se non avessimo assunto quella posizione in grado di favorire la nostra nascita, cosa sarebbe accaduto? Se oggi siamo qui, significa che quel cambiamento di posizione l’abbiamo scelto e poi effettuato. Non è stata una decisione estremamente saggia? Per nascere, abbiamo affrontato il vuoto totale, la massima incertezza, la perdita di un’embrionale identità, del nostro intero mondo, scegliendo di compiere un atto di estrema fiducia e grandissimo amore.
E così oggi, ogni volta che avvertiamo il dolore e il malcontento, la Vita – che ci ama – ci sta chiedendo di lasciare il certo e il noto, in qualche modo viziato e avvelenato, per poter appropriarci di nuove consapevolezze e approdare a una nuova bellezza esistenziale.
Se accettiamo di considerare il dolore e l’insoddisfazione come spie, che suggeriscono la necessità di apportare un cambiamento alla nostra vita, abbiamo l’opportunità di effettuare le trasformazioni necessarie, per rinascere esistenzialmente e darci una nuova identità profonda e nuovi valori. Se invece, dimenticando la capriola che ci ha fatto nascere biologicamente, non ci assumiamo la responsabilità di un cambiamento di posizione interiore, restiamo immobili a coltivare il lamento e l’autocommiserazione, insieme all’illusione che, ad effettuare il cambiamento necessario al nostro benessere, saranno altri da noi: nostro marito, i nostri genitori, nostro figlio…perfino il nostro capo!
Capriola o immobilismo, dunque?! A chi altri, se non a noi, la scelta?