Una miglior visione della vita aiuta a viverla meglio

L’uomo è molto sensibile a quanto gli gira intorno ed a quanto colpisce la sua interiorità, per cui quando si sente agitato o quando si sente tranquillo, non dipende solo da lui ma da tutto quello di cui egli fa parte: l’universo intero! Quando questa sensiblità lo porta a vedere la sua persona come interprete principale e gli altri come cooprotagonisti o spesso comparse nel film della sua vita, egli considera ferite tutto ciò che si oppone al suo progetto di vita (destabilizzandolo) di cui, come già detto, lui si pone al centro. Ecco che nel suo profondo, per ogni ferita aperta, si prospetta una sofferenza alla quale non vuole sottostare, inoltre si concretizza un’inquietudine, un senso di vuoto che egli vuole colmare a tutti i costi. Allora, pian piano, va prendendo piede un’ esigenza di riscatto che spesso vede purtroppo quale possibilità di soluzione la vendetta, quale sistema di rimettere le cose a posto, come se il ricevere un torto possa essere riequilibrato col punire colui che l’ha compiuto. Quando più ogni ferita rimane aperta, perchè non interviene alcuna compassione e perdono, tanto più la mancanza di pace interiore spinge l’uomo a costruire una sorta di difesa, quasi di armatura per non ricevere altri “colpi” che provochino altre ferite.

Piano piano può arrivare ad imbastire, oltre alla corazza protettrice, anche un progetto vendicativo che possa ripagarlo di quanto ricevuto. Non si accorge però che il suo problema maggiore non è l’esterno, cioè coloro che lo “aggrediscono” durante il suo viver quotidiano ma il suo stesso modo di vedere e di porsi al centro degli eventi di vita che vive. Infatti come detto all’inizio, il credersi il protagonista principale della propria vita, come se ciò che gli accade dipenda solo da lui, lo rende suscettibile di essere colpito a 360°, visto che lui crede di essere da solo al centro delle sue scelte. Non è così, ogni scelta dell’uomo, per quanto appaia libera ad un’osservazione superficiale, è invece condizionata da innumerevoli cose che lo influenza non solo a livello materiale (fisico e mentale) ma anche a livello spirituale. Egli è parte di un universo di cui poco conosce e quindi non può pretendere di averne il controllo. L’uomo è parte del tutto e contribuisce agli eventi, pur se si tratta della sua vita, ogni singola pur se piccola circostanza non è mai integralmente sotto il suo controllo, ma egli avendone una visione ” poco limpida ” e non possedendo la consapevolezza piena dei suoi limiti, crede di essere l’autore pieno per cui ogni ingerenza è cosiderata da lui come un attacco od un intralcio alla sua volontà.

Ciò provoca contrasti con la posizione di ogni altro uomo con cui si pone in relazione, poichè ognuno si ritrova ad avere lo stesso modo di pensare, cioè ognuno crede che quello che sta facendo è soltanto frutto delle sue intenzioni e decisioni. Forse con un esempio potrete comprendere meglio quello che sto dicendo. Se una persona, che chiamiamo convenzionalmente “Adamo” vive la sua vita attraverso la realizzazione delle sue intenzioni, dei suoi desideri, per i quali fa delle scelte e quindi compie innumerevoli azioni, noi sappiamo che in ognuna di esse non è solo, la vita che affronta è fatta di tanti eventi che si incastonano tra di loro per mezzo di molteplici elementi e che per ognuno di essi i soggetti umani che ne fan parte sono tanti. Proprio questi, nel momento dell’incontro, della relazione che nasce per compiere l’ azione che Adamo fa, pensano anch’ essi di essere i protagonisti principali di quello che stanno facendo, perchè la loro prospettiva non è la stessa di Adamo. Quindi manca un pò a tutti la visione d’insieme, quella cioè che farebbe considerare ad ognuno che si è tutti sullo stesso piano pur se con livelli diversi e che ogni cosa spiacevole che succede non deve esser vista come “aggressione” o produttrice di contrarietà, sol perchè dal proprio punto di limitata osservazione cosi appare! Tutto ciò che accade ha un senso e dipende dalla concomitanza di più volontà decisionali, se Adamo riuscisse a guardare e guardarsi dall’alto, quando compie le sue azioni di vita, scoprirebbe il “quadro” d’insieme di cui è parte e comprenderebbe anche che quei momenti non sono solo i “suoi”, pur se ognuno che partecipa ad essi crede purtroppo, con errata visione, che lo siano.

Perciò vi è una collaborazione quasi nulla alla costruzione della vita che scorre e spesso quanto accade è solo il frutto “combinativo” delle azioni di ogni uomo. Viene ora spontaneo pensare che invece bisognerebbe vivere ed agire non pensando egoisticamente ad ogni azione, in base al frutto personale che può produrre, ma contribuendo al benessere comune, poichè solo se sta bene ognuno, in realtà stanno bene tutti. Allora perchè l’uomo rimane col suo senso di chiusura ed aggressività accentuata, quando riceve molteplici affronti durante il percorso della sua vita, maturando anche idee vendicative o quanto meno di controffensiva? Gli manca una corretta modalità di vedere la sua vita, gli manca la giusta lucidità, gli manca quella che potremmo chiamare una corretta “attenzione” a ciò che gli accade, non solo coi i 5 sensi pienamente percettivi ma col giusto equilibrio di mente e spirito. Considerate che ordinariamente un uomo presta attenzione, tra le innumerevoli distrazioni che la vita odierna presenta, un’attenzione sensoriale a quanto gli accade dal 6% al 10 %, cioè la sua mente lavora, prende consapevolezza, sviluppa ed elabora informazioni nell’ordine di tali percentuali.

Solo con minor distrazioni, con maggior tranquillità e concentrazione, oltre che con specifiche tecniche di rilassamento è possibile arrivare a percentuali più alte, fino al 30%, pur se per poco tempo. Considerato ciò possiamo renderci conto che una maggior attenzione non è tenuta ordinariamente perchè non facilmente ottenibile e che per tale motivo la nostra vita subisce innumerevoli distorsioni interpretative, vista la visione limitata che abbiamo di essa. In tutto questo discorso non abbiamo affrontato quello che potremmo chiamare percezione interiore, cioè oltre i 5 sensi, quella emotiva e comunque ogni altra inquadrabile come ultrasensibile. La scarsa attenzione di ordine sensoriale influenza il mondo delle percezioni interiori per cui questo si sviluppa meno, contrariamente a quello che si potrebbe pensare. Quanto meno attenti siamo alla nostra vita esteriore tanto meno siamo capaci di entrare nelle profondità del nostro essere ed autoconoscerci. Possiamo quindi dedurre, da tutto quanto sopra detto, che dovremmo darci da fare per produrre l’aumento della nostra soglia di attenzione sensoriale, quanto meno alle principali situazioni della nostra vita, perchè ciò ci aprirà degli scenari di lucidità più elevati di quelli a cui siamo abituati e la realtà ci apparirà più chiara, meno distorta e saremo finalmente capaci di migliorarci e vivere sentendoci sempre più all’altezza in ogni circostanza di vita.

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