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L’intelligenza

teste circuito

Per una nuova triade

L’insieme delle funzioni conoscitive, adattative e immaginative, partorite dall’attività cerebrale dell’uomo e di alcuni animali dispone le basi al termine intelligenza. L’intelligenza, è in ogni modo definibile anche come la capacità di ragionare, apprendere, risolvere problemi, comprendendo i concetti ed il linguaggio. Dall’analisi dei vari studi scientifici, si avrebbe l’autorizzazione, all’incirca di affermare che vi sono tre elementi che qualificano l’intelligenza. Il primo elemento è quello contestuale, che consente di mettere in atto una serie di procedure per favorire lo spirito di adattamento e di accomodamento ad eventi nuovi e multiformi. L’inettitudine di adoperare poco o male, tali forme d’accomodamento, sfocia, spesso, in aggressività e ostilità. Il secondo elemento è quello empirico, come capacità di far fronte a compiti nuovi e multiformi, e potrebbe anche essere legato a due costrutti fondamentali: il costrutto di resilience(capacità di resistere agli ostacoli) e di coping (capacità di fronteggiare gli ostacoli). Tale intelligenza, ci approva e rende automatici i nostri atteggiamenti, i quali diventano tanto inconsapevoli, da inserirsi in una sorta di memoria procedurale, ininterrottamente predisposta a venirci incontro, quando ne abbiamo bisogno.

Il terzo elemento è quel componenziale o simbolico, che ci rende capaci di prevedere, di pronosticare, di usare la memoria prospettica. Tale intelligenza scaturisce da comportamenti pregressi, e dopo un certo numero d’esperienze ci consente anche di sviluppare e anticipare il risultato, sia esso pratico, cognitivo e/o affettivo relazionale. Non possiamo dare un giudizio univoco sull’intelligenza, considerando che esistono varie teorie, ed esistono, purtroppo anche le mode delle teorie. Certamente però i blocchi delle teorie sono due: chi valuta l’intelligenza in termini qualitativi e chi in termini quantitativi. L’ipotesi che l’intelligenza si costituisce come una quantità fissa, è assolutamente erronea; noi sappiamo che il nostro cervello è completamente plastico: non è fisso, non è statico, non è monolitico. Sappiamo, altresì che le persone diversamente abili, se curate e riabilitate possono arricchire ed aumentare le loro prestazioni cognitive e sociali; indi non è attendibile l’ipotesi che il cervello sin dalla nascita appare immodificabile. Il cervello può essere modificato dall’esperienza.

Non esiste un Q.I (quoziente intellettivo) saldo e resistente. Le potenzialità esigono, tuttavia, un terreno a loro favorevole. Il potenziale innato deve essere alimentato, e deve essere pungolato, affinché affiori alla luce dell’esperienza quotidiana, che è fatta di scambi sociali, di interpretazione della realtà, e senza indugio, di negoziazione di significati presenti all’interno del sistema culturale di appartenenza.

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