La crescita spirituale non può essere dissociata dala crescita umana

Secondo le più antiche filosofie indù la creazione, che continua in eterno, al di la’ del tempo e dello spazio e costantemente presente nel tempo e nello spazio, prende forma nel regno non manifesto di Purusha, l’Uno, la Monade, manifestandosi poi, in modo infinitamente continuativo, nel regno del visibile: Prakriti, l’apparente. Come in un’ illimitata, perpetua treccia, le tre qualità che generano ogni aspetto del creato s’ insinuano e si snodano; le tre qualità, le Guna , (etereo, dinamico e pesante ) dimostrano uno stretto collegamento con le tre divinità archetipiche dell’induismo, Brahma, Vishnu e Shiva, sottolineando il principio ermetico “così in alto come in basso” : Brahama è il cielo ma anche la nostra Terra, è l’inizio della vita, è l’ input , il principio di ogni cosa. Vishnu, è il Sole e l’acqua che mantengono viva la vita e Shiva è la Luna fonte di ignoranza e di inganno. Ogni forma di vita, ogni luogo, l’uomo, le sue tappe evolutive, le vicissitudini sono diretti dalla sinfonia, non sempre intonata, delle sempre presenti tre qualità: leggero, pesante e dinamico, Brahma, Vishnu e Shiva.

Nelle scienze orientali il numero tre ricorre frequentemente, probabilmente per la sua forte forza risolutiva, nell’ induismo la stessa vita dell’ uomo maschio viene divisa in tre distinti periodi: un primo in cui il giovane segue una formazione, tanto profana che spirituale, sotto la guida del “guru”, il maestro. In questa fase, il Brahmacarya, egli svilupperà sapere e virtù e diverrà uomo adulto. Entrerà quindi nella vita mondana, si sposerà, avrà una famiglia, doveri sociali e religiosi. Durante questa seconda età, l’età del Grihastha l’uomo deve dimostrare il proprio valore come marito, padre e lavoratore e solo quando i figli saranno divenuti, a loro volta adulti e autonomi, potrà lasciare la famiglia e ogni bene per dedicarsi al Vanaprasthya, ossia al ritiro nella foresta, la vita ascetica in cui praticherà meditazione e digiuno. Nella società occidentale assistiamo a solenni stonature, le ciocche della treccia, le tre qualità del creato, sono visibilmente, troppo spesso, scomposte e poco armoniche e ci si domanda, oggi più che mai, “quando un ragazzo o una ragazza diventano adulti coi tempi che corrono?” Biologicamente l’età adulta inizia piuttosto presto, a logica, quando gli apparati sessuali sono in grado di procreare.

Secondo l’astrologia classica Zeus, Giove, simbolo dell’uomo adulto impiega dodici anni a percorrere un’intera orbita, è questo il tempo che coincide con lo sviluppo fisco e si potrebbe supporre che con il secondo giro, intorno ai ventiquattro anni circa si dovrebbe celebrare l’avvenuta maturità. Considerando ancora gli influssi generazionali di pianeti lenti come Nettuno, Urano e Plutone che sostano molti anni in una porzione di cielo ( Urano impiega 84 anni per compiere un’ orbita, Nettuno 167 e Plutone ben 249) e danno un imprinting a intere generazioni, osservandone la posizione e gli aspetti che formano possiamo comprendere meglio quanto, dai “figli dei fiori” in poi si sia fatto complicato diventare degli adulti, secondo lo stampo canonico. Le stelle non stanno a guardare, da un po’ di anni ci stanno invitando a fare un grande uso di tecnologie, talvolta inutili e assurde, hanno favorito l’abuso alimentare parallelamente alle manipolazioni dei cibi, ci hanno sbattuto duramente sul muso i millenni di inutile oscurantismo, l’assurdità di certi dogmi, hanno risvegliato l’interesse alle droghe.

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E’ cercando di condividere e bilanciare queste potenti energie che i figli dell’occidente provano a diventare uomini oggi: quando una ciocca non sta al gioco dell’intreccio la treccia si deforma, si disfa, quando una ciocca domina le altre gli equilibri diventano instabili e difficili…. In qualunque tempo o contesto sociale ci si ritrovi, si diventa adulti quando si è in grado di prendere in mano le redini della propria vita, in tutti i suoi aspetti. Navigare mari dalle correnti famigliari, conosciuti nel tempo attraverso i lunghi racconti dei padri è senz’altro un impegno più tranquillo che il dover sfidare le correnti di venti impetuosi e sconosciuti.

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