Spessissimo i vegan e i vegetariani incontrano resistenze da parte di chi mangia carne, ma è difficile argomentare contro la nostra scelta! Ecco alcune risposte alle domande classiche, chi ne pensasse altre, può spedircele! Gli animali si mangiano tra loro, perché noi non dovremmo farlo?

Quasi sempre gli animali che uccidono per cibarsi non hanno altra scelta se vogliono sopravvivere. L’essere umano, invece, può fare a meno di nutrirsi di carne, anzi la nostra salute trae solo benefici da una dieta vegan (o anche vegetariana). Tutti gli animali mangiano le cose più adatte alla loro struttura fisica, solo l’umano non lo fa. Inoltre, dal momento che non prendiamo esempio dagli animali in altri casi, perché dovremmo imitarli solo quando ci fa comodo? Mangiare carne o no è una scelta personale. Da un punto di vista morale, le azioni che danneggiano altri non sono scelte personali: la crudeltà contro gli animali, come anche l’assassinio o la violenza sui bambini sono azioni immorali. Oggi la società incoraggia il consumo di carne e le crudeltà degli allevamenti intensivi, ma la storia insegna che un tempo si approvavano la schiavitù, lo sfruttamento minorile e molte altre pratiche che oggi si ritengono inaccettabili. Se tu stessi morendo di fame su una barca in mezzo al mare e con te ci fosse solo un animale, lo mangeresti? Qualcuno ha ammazzato altri esseri umani in situazioni simili (e li ha mangiati!).

Questo esempio, tuttavia è irrilevante per le nostre scelte quotidiane. Non c’è l’emergenza e non ci sono scuse per uccidere per cibarsi, adesso! Quanti animali mangia un umano che si nutre di carne? Secondo le statistiche statunitensi, l’americano medio, nel corso della sua vita, consuma: 21 mucche 14 pecore 12 maiali 900 polli 1000 libbre di altri volatili ed animali marini Una ricerca analoga condotta in Inghilterra ci parla invece di 36 maiali e 750 galline. In Italia non è ancora stata fatta una statistica precisa, sappiamo però che il consumo pro capite annuale di carne è di 82,30 chilogrammi (Istat 1989) La carne non è il solo prodotto per cui gli animali soffrono; che dire del cuoio? Generalmente questo tipo di obiezione viene fatta da chi ha una pelliccia lunga fino ai piedi e ti scruta sperando di trovare nel tuo abbigliamento un pezzettino di cuoio per dirti: Ecco! È la stessa cosa! Non è facile eliminare completamente dai nostri consumi i prodotti che provocano sofferenze agli altri animali, ma ciò non significa che non si possa cominciare coll’eliminarne alcuni.

I vegan non indossano neanche la lana. Buttare via tutto il proprio guardaroba non è necessario: basterà al prossimo acquisto comprare scarpe e borse in materiali non di origine animale (o non cruenti). Si eviterà così di incoraggiare gli allevamenti industriali. Ma la produzione di materiali sintetici inquina l’ambiente. L’industria dovrebbe rispettare di più l’ambiente: se la richiesta di prodotti ecologici aumenta, ovviamente anche la produzione cresce. In mancanza di questi materiali, si può ricorrere a quelli di origine vegetale. Inoltre, anche la produzione del cuoio, della carne e di tutti gli altri prodotti animali è estremamente dannosa ed inquinante per l’ambiente, ed in più provoca sofferenze agli animali ed agli umani addetti alla lavorazione. Ma anche l’insalata soffre! Si suppone che anche le piante provino qualcosa che assomiglia al dolore (anche se non c’è nessuna prova attendibile che lo conferma sul piano scientifico). In ogni caso pensando che la nostra vita può infliggere dolore, si tratta di scegliere il male minore. Un amucca ha un sistema nervoso centrale, come gli uomini, e sappiamo con certezza il tipo di sofferenza che deve subire.

Inoltre, mangiare piante e frutta è per l’umano cosa naturale, mangiare carne no. Chi pone questa obiezione dovrebbe comunque smettere di mangiare animali, perché questi, nella loro vita, hanno mangiato centinaia di vegetali. Abolire gli allevamenti significa creare molti disoccupati. Certamente, il discorso sarebbe anche valido per i vivisettori, i pellicciai, i macellai, i pescatori, …; d’altronde, quando finisce una guerra l’industria bellica non vende più armi. Dovremmo alimentare le guerre per continuare a produrre armi e prevenire la disoccupazione? Ogni passo evolutivo nella storia ha comportato dei grandi cambiamenti: l’invenzionde dell’automobile non ha certo fatto felici i cocchieri, ma quanti autisti ha creato? E la fotografia? Tanti pittori hanno fatto fallimento, tanti fotografi sono nati; così è per tutto: la rivoluzione industriale, i computers…. Prima di pensare agli animali, dovremmo occuparci degli umani. La voglia di carne affama il terzo mondo: se non si sprecassero tanti cereali negli allevamenti, ci sarebbe cibo per nutrire tutta la popolazione umana, che godrebbe complessivamente di una salute migliore.

In ogni caso, il tempo necessario per mangiare una bistecca non è maggiore del tempo che occorre per mangiare un hamburger di soia: i vegan e i vegetariani hanno tutte le possibilità di pensare all’uomo, senza sacrificare nulla per gli animali (e non soffrono di problemi di scarsa lucidità durante la digestione, il che aumenta la loro rendita in ogni settore!) Ma se non mangi né carne né pesce né latte né uova, cosa ti resta?!?! Testo in preparazione – per ora ecco un elenco parziale: Frutta: Mele rosse, gialle e verdi (più o meno farinose), pere di varie qualità (più o meno farinose), agrumi (limoni, arance, cedri, pompelmi gialli o rosa, mandarini e mandaranci, mapo, kumqat o mandarini cinesi, frutta esotica (papaya, mango, guava, babaco, ananas, kiwi, banane di vario genere, da consumare mature o verdi da cuocere), albicocche, pesche a polpa gialla o a polpa bianca, pesche noci, prugne rosse o viola, susine, nespole, uva (bianca, nera, rossa, americana), fichi viola e verdi, cachi, anguria, melone, cantalupo (melone invernale), ciliegie (amarene, vignole, duroni), fragole, fragoloni, fragoline di bosco, lamponi, more, mirtilli, uva spina, ribes rosso o nero, alchechengi (kikinger), fichi d’india, datteri freschi, melograno, avocado, castagne fresche o secche, noci o crema di noci, nocciole (anche crema e granella), mandorle dolci o amare e pasta di mandorle, arachidi, burro di arachidi e granella, anacardi, noci del brasile, pistacchi, pinoli, noci di cocco, uvetta sultanina, uvetta passa (grande).

Verdure: Patate gialle, bianche, novelle e dolci, topinambour, pomodori (perini, rotondi, da insalata, pomodorini), cavolfiore bianco o viola, verza (bianca nera, rossa, verde), cavolini di bruxelles, barbabietole rosse, fagiolini (verdi, bianchi, taccole o piattoni), fave, piselli (finissimi, fini, medi), carciofi, carciofini, mammole, cardi, sedano verde o bianco, sedano rapa, melanzane, spinaci, erbette, coste, coste bianche, zucchine, fiori di zucchina, zucca gialla, peperoni gialli, rossi, verdi, carote, finocchi, asparagi, peperoncini dolci o piccanti, rossi o verdi, rapanelle, lattuga, lattuga invernale o estiva, lattuga iceberg, romana, invidia belga, insalata rossa trevigiana, scarola, scarola riccia, germogli di soia, di ceci, di legumi vari, granturco fresco, cuori di palma, foglie di vite. Legumi: Ceci, lenticchie e lenticchie rosse, soia verde, gialla, rossa (azuki), piselli spezzati, fagioli secchi (borlotti, cannellini, bianchi di spagna, messicani), fave secche. Cereali, farine e derivati vari: Farina di grano tenero e grano duro, integrale, bianca e semintegrale, semola di grano duro grossa o fine, farina di grano saraceno, farina di ceci, farina di riso, farina di carruba, farina di mais, cruda e precotta, farina di tapioca, perle di tapioca, farina di segala, farina di soia, farina d’orzo, fecola di patate, amido di mais…

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