Chiave di lettura del film “Per Incanto o per Delizia”, di Fina Torres
Questo film, che per certi aspetti si ispira all’universo letterario di autori come Garcia Marquez e Isabel Allende, si allontana dai rigorosi canoni del cinema Hollywoodiano, dal patinato American-Style, e ci porta alla scoperta di un mondo dai magici suoni e dai profumi deliziosi. Ma soprattutto attraverso i suoi toni surreali ed allegorici, consente un’importante visione d’insieme delle relazioni d’amore. In particolare, il film si presta ad una lettura che illustri i più comuni e diffusi modelli comportamentali presenti nella maggior parte delle coppie, ad una loro osservazione e studio critico, al fine di proporre nuovi e più efficaci schemi relazionali. In questo senso, la storia di Isabella e Tonino, diventa per un momento una figura simbolica, l’emblema di tutte le relazioni di coppia. La splendida Isabella ha una dote rara: il suo talento incomparabile nel cucinare dei piatti superbi le permette di conquistare il cuore e il palato di ogni uomo. Quando incontra Tonino rinuncia al sogno di diventare una cuoca famosa all’estero, e decide di restare in Brasile accanto a lui.
Ma Isabella ha un piccolo problema che il marito, macho, non sopporta affatto. Dopo un po’ la tradisce. La ragazza, a questo punto, fugge a San Francisco dove, a seguito di una serie di eventi inattesi, trova il successo divenendo la sexy presentatrice di uno show televisivo culinario. Una donna e un uomo si incontrano e si innamorano e decidono di vivere insieme: tutto sembra facile e naturale ma…. Si inseriscono inevitabilmente nel rapporto altri elementi non sempre facilmente evidenti a tutti.
I pattern comportamentali
Dobbiamo infatti considerare che ognuno dei due partner è il portatore di una storia personale, di una specifica cultura, di peculiari aspettative, di una speciale ed unica visione del mondo e del futuro. È inoltre portatore di modelli di relazione appresi, sin dalle esperienze prenatali, all’interno del proprio nucleo familiare. Tali modelli comportamentali sono per la maggior parte di natura inconscia. In altre parole, pur essendo adottati dall’individuo, egli non è consapevole di comportarsi secondo un pattern, uno schema, un modello acquisito sin dalla primissima infanzia.
Tali modelli non sono quindi di natura logica o razionale, ma di natura strutturale, inconscia, dati per scontati. Per chiarire meglio il senso del Pattern Relazionale e Psicologico, possiamo confrontarlo, a mò di esempio, con un pattern invece di tipo somatico che è quello delle prassi motorie. Chiunque mobilizzi un braccio per afferrare una penna sul tavolo, effettua in pochi istanti, una lunghissima serie di micromovimenti di posizionamento, di ricerca del baricentro e del punto di appoggio, micromovimenti di assestamento, leve, bilanciamento e contrappesi che conducono all’obiettivo di afferrare un oggetto. Questo complesso pattern è memorizzato nel cervelletto in maniera inconscia, e nessuno di noi afferra la penna sul tavolo essendo realmente conscio di tutti i singoli elementi dello schema. Almeno finché non siamo costretti ad andare dal fisioterapista per una riabilitazione. Solo allora il pattern ci viene rivelato in tutta la sua enorme complessità e solo allora scopriamo di aver utilizzato un modello, una prassi. La fisioterapia deve necessariamente sezionare l’intero movimento in tutte le sue singole componenti, in tutti i suoi passaggi, e rieducarci ad ognuno di questi piccoli frammenti.
Scopriamo inoltre, che il nostro modello non è affatto l’unico, come invece noi tendiamo a dare per scontato. Il fisioterapista ci insegnerà che esistono molti percorsi diversi destinati ad ottenere il medesimo obiettivo. Quando viene svelato e reso conscio, il pattern può, a questo punto, non solo essere ripristinato dalla riabilitazione, ma soprattutto può anche essere corretto e migliorato (nel caso ad esempio di vizi posturali). E’ quello che vi proponiamo riguardo invece ai Pattern psicologici relativi alle relazioni di coppia. Il primo passaggio è quello di comprendere quali sono i nostri pattern, i nostri percorsi abituali, i modelli che possediamo e che in realtà – in questo senso – ci posseggono, impedendoci una piena libertà di espressione. Quando nasciamo siamo come una bottiglia vuota: apprendiamo le relazioni e le regole del mondo attraverso le esperienze e le relazioni primarie che ci circondano. La coppia diventa un ambiente privilegiato, per intimità e profondità di relazione, dove si rivivono antiche esperienze. Nel film, Isabella e Tonino, sono gli Archetipi del Femminile e del Maschile che si incontrano per tentare di fondare un progetto di coppia. Quali sono i pattern di Isabella e di Tonino?
Nel film vediamo che Isabella è posseduta dalle sue paure a lasciarsi andare, ad affidarsi, e questo viene rappresentato dalla fobia a lasciarsi portare. Isabella sta male ogni volta che non guida, ogni volta che deve abbandonarsi: il suo demone interiore è il bisogno di controllo. Ella infatti non è completamente consapevole di quanto profondo sia il suo desiderio di indipendenza e il pattern che ha adottato per tentare di risolverlo è ben illustrato da tante scene divertenti del film. Si tratta naturalmente di un pattern nevrotico (in questo caso diremmo più correttamente ‘fobico’).
Tonino, invece ci mostra, un pattern relativo all’autostima. Nella coppia, per lui riemergono antichi bisogni di riconoscimento, narcisismo e fughe dal rapporto. Il suo demone è il bisogno di riconoscimento e il pattern nevrotico che ha adottato per tentare di risolverlo è quello di trovare fuori dalla coppia, risposte al suo bisogno di rassicurazione del suo Maschile, di conferma della sua virilità (Condotta narcisistica). Anche Tonino quindi è posseduto da un modello inconscio (anche se a noi spettatori è concesso il privilegio di osservarlo chiaramente).
Egli effettivamente non sa di essere fragile, e sperimenta la richiesta di Isabella, come una propria mancata affermazione personale a cui porre rimedio. Se osservato con questo taglio simbolico, il film ci permette di osservare sia gli stili nevrotici dei personaggi (mentre loro vivono sprofondati e posseduti dai loro pattern) ma nel contempo, anche la loro soluzione. In questo senso – attraverso la Cinematerapia – il film diventa una efficace struttura di Problem Solving, in grado di offrire soluzioni a livello profondo e simbolico.
Il circolo vizioso Vittima-Carnefice
Sia Isabella che Tonino sono portatori ‘inconsci’ dei loro pattern e questo li ‘costringe’ ad applicarli nel loro rapporto di coppia. Nessuno di loro si interroga sul significato profondo dei loro comportamenti, ma li danno per scontati. E quindi – come vedremo lungo la narrazione – inevitabilmente ne diventeranno vittime. I bisogni (in questo specifico caso proposto dal film, di controllo e di riconoscimento) se non sono riconosciuti ed elaborati, diventano pulsioni incontrollabili, insopprimibili, in taluni casi anche violente.
Isabella e Tonino sono quindi vittime dei loro stessi bisogni inconsci: la prima non riesce a fidarsi e il secondo non riesce a rassicurarsi. L’uno alimenta l’altro, in un tipico incastro, presente in moltissime relazioni di coppia. Osserviamo quindi che la mancata elaborazione profonda degli stili nevrotici dei partner, costituisce una struttura circolare autoreferenziale. Facciamo un esempio: spesso i partner si trovano in conflitto per cercare di affermare che il proprio stile nevrotico in realtà è veniale, meritevole d’indulgenza, perché sarebbe scatenato dalla nevrosi dell’altro. In altre parole, Lui accusa Lei del fatto che il proprio cattivo comportamento non è altro che il risultato del cattivo comportamento di Lei. La circolarità si chiude quando poi inevitabilmente Lei accusa Lui (della stessa cosa), ovvero che i propri errori sono originati dagli errori di Lui. Questa struttura circolare autoreferenziale è presente in ogni coppia: essa si autoalimenta e non ha né una testa e neppure una coda. Per quanto i partner diano fondo alle loro migliori energie razionali, impieghino i migliori artifici della Logica per scovare (nei comportamenti dell’altro) la causa scatenante, il Primo Motu di tutte le loro disgrazie, la struttura circolare autoreferenziale non può essere risolta con una soluzione di natura razionale.
Essa si fonda sugli elementi emotivi ed inconsci dell’individuo e la sua spiegazione può essere soltanto di natura psicologica. Ma andiamo per gradi, e vediamo quali soluzioni emergeranno.
Gli strumenti operativi
I partner di una coppia, quando – come nel film – devono affrontare dei confitti o delle problematiche, sentono la necessità di dotarsi di strumenti operativi, utili ad ottenere le trasformazioni positive di cui sentono la necessità. Questi strumenti sono di diversa natura e il film ci offre una breve, ma esauriente panoramica, dei più consueti strumenti che sono disponibili alla maggioranza delle coppie. La favola del film propone infatti due importanti metafore di trasformazione. La prima è quella della magia e la seconda è quella della cucina. La magia è un simbolo ampio ed importante, nel senso che nel corso del film rappresenta – di volta in volta – elementi simili ma non sempre uguali. Per un primo verso, la magia è certamente il simbolo del mondo pre-scientifico, composto da credenze, gesti, atti e formule con lo scopo di trasformare gli eventi e dominare la realtà.
In questo senso, la magia rappresenta quella parte di noi che illusoriamente aspira all’onnipotenza. In altri momenti del film vi proponiamo di interpretare invece la magia come il simbolo di un legame oscuro con antiche esperienze legate a fasi della nostra vita preverbale, e di cui abbiamo difficoltà ad avere coscienza. In questo senso, la magia rappresenta il mondo interiore inconscio ed oscuro, un’allegoria della nostra storia personale remota e dei nostri legami traumatici che ci condizionano pesantemente, ma al di sotto del livello della coscienza adulta-razionale. Questo mondo inconscio – come già abbiamo visto prima – è la radice dove nascono e si consolidano i nostri pattern, quei modelli comportamentali automatici dove si prendono decisioni primarie e inconsce che poi condizionano inconsapevolmente i nostri rapporti. La cucina è un altro importante simbolo di trasformazione: essa rappresenta invece la capacità artistica della persona di amalgamare, armonizzare e cuocere al giusto grado e nella giusta misura, tutti gli ingredienti della propria storia e di quella del partner.
Ma mentre la magia è fondata su un’aspettativa onnipotente, sull’illusione di ottenere risultati senza sforzo alcuno, la cucina è il tentativo di usare l’Arte per ottenere un valore aggiunto. Cucinare infatti significa operare nella realtà (e non nell’illusione) per comporre un’opera corale da singoli cibi. La cottura dei cibi rappresenta il processo della loro trasformazione da indigesti ad assimilabili, da sgradevoli ad appetibili e gustosi. La cucina rappresenta l’Io-Artistico interiore, cioè la capacità della Persona di decidere per il Bene, per l’Amore, per la crescita e la creazione della Bellezza. Se la magia rappresenta quella parte di noi che vorrebbe ottenere le trasformazioni senza lo sforzo attivo dell’individuo, la cucina invece necessita di arte, sapienza, senso della misura, equilibrio, creatività, operosità, lavoro concreto. Isabella e Tonino ci propongono questi due strumenti di trasformazione e li utilizzano ampiamente lungo la loro storia. In sintesi, in ogni coppia sono contemporaneamente presenti sia gli elementi onnipotenti (che le cose si rimettano a posto da sole, che il tempo – magicamente – risolva i problemi, che l’intervento di un soggetto dotato di poteri (mago, guru, dio, ecc.) determini la felicità), sia elementi storici che determinano i nostri pattern, ma anche elementi realmente costruttivi: desiderio di consapevolezza, coraggio, decisionalità, senso della trasformazione dei propri limiti, umiltà, pazienza, …… Entrambi i protagonisti – anche attraverso questi strumenti – esprimono tutta la loro distruttività e tutta la loro creatività. Queste due forze sono entrambe presenti in ognuno di noi: dipende cosa l’Io Persona decide di seguire. E’ interessante sottolineare come finchè c’è una lotta tra il Maschile e il Femminile, i pesci nel mare scompaiono. In altre parole, scompare la fecondità se siamo imprigionati nelle spire di antichi dolori, e la dea diventa la rappresentazione di un materno castrante e possessivo che impedisce la vita felice dei suoi figli.
Il passaggio dall’Onnipotenza all’Arte e la trasformazione dei pattern
Abbiamo osservato che la necessità dei partner di ottenere delle trasformazioni positive si fondano principalmente su due strumenti operativi: l’Io-Psichico e l’Io-Artistico, che nel film sono rappresentati dalla Magia e dalla Cucina. E abbiamo anche potuto riflettere sul fatto che questi aspetti sono entrambi presenti in ogni persona: ma che mentre un primo strumento esprime elementi di natura nevrotica e risulta inefficace, l’altro esprime la salute, il benessere e l’efficacia delle proprie azioni. In ogni individuo, infatti, è presente una parte che anela a risolvere magicamente la propria esistenza. Quest’elemento di pensiero magico si esprime talvolta nella fantasia di una vincita miliardaria, altre volte nella ricerca di un miracolo, di una ricetta prodigiosa o una formula incantata che in pochissimo tempo, porga la soluzione attesa. Questa aspettativa, per quanto umanamente comprensibile, è tuttavia illusoria e svuota l’individuo delle sue potenzialità di agire per costruire concretamente le basi della propria felicità. Se, infatti, le energie sono tutte spese nella ricerca di qualcosa che dall’esterno risolva le problematiche, si rischia di non impiegare sufficienti energie per mettere a cuocere le nostre parti infantili, per trasformarle in un cibo appetitoso e commestibile.
Il primo passaggio operativo è quindi quello di prendere coscienza che, sommersi nel nostro Io-Psichico e nelle nostre antiche esperienze, ci sono le radici dei nostri condizionamenti (Pattern, Circolo Vittima-Carnefice).
Il secondo passaggio è di saper abbandonare la ricerca della soluzione magica, o che i conflitti si risolvono da soli o con il tempo. Per trasformare le problematiche è necessario saperle affrontare.
Altri due momenti-chiave del film, utili nel nostro percorso di Problem-solving, sono le Decisioni. La prima (Decisione di odio) avviene quando Isabella, animata da un desiderio di vendetta, chiede alla dea di aiutarla a dimenticare Tonino tramite un sortilegio. In questa fase del film, Isabella non usa il dolore del tradimento per riflettere su se stessa e comprendere quali sono le sue responsabilità. Il bisogno di colpire Tonino è troppo forte e l’energia del dolore – invece di essere utilizzata all’interno per operare le trasformazioni necessarie – viene espulso all’esterno per odiare e per colpire il partner. La seconda (Decisione di amore) avviene quando Isabella si immerge nel mare del proprio dolore, per annullare l’incantesimo. Simbolicamente Isabella entra nelle acque intrauterine per incontrare la Dea/Madre e chiedere in dono la propria vita. Se nella prima decisione abbiamo visto in azione una spiritualità malvagia, oscura, una magia nera e occulta, nella seconda decisione vediamo in azione una spiritualità positiva, una trascendenza nobile che permette di elevare l’individuo alla ricerca del sublime, della bellezza e dell’amore.
Isabella si accorge che sta perdendo il suo dono di saper creare in cucina. Si rende conto che se continua ad agire la sua rabbia e il suo rancore (Io-Psichico) perderà se stessa. Ed è così che decide (Io-Persona) di immergersi nel mare-inconscio-utero (Io-Prenatale), affrontando tutti i suoi demoni. Lei che non può affidarsi a nessuno, viene travolta dalle acque, accetta di morire alle sue paure, le affronta e spezza l’arcano maleficio. In questo passaggio, del tutto simbolico, Isabella vince, si trasforma, trova la sua soluzione e riemerge non solo sana e salva, ma ritroverà se stessa, il suo grande amore e il dono ora si esprimerà in una bellezza di coppia. Anche Tonino deve prendere una decisione (Io-Persona). E anche lui deve affrontare una morte simbolica e trasformativa: quella di trasformare il suo narcisismo e il suo bisogno infantile di riconoscimento (Io-Psichico). E così decide di seguire Isabella, le esprime ripetutamente il suo amore. Con forza e decisione, accetta di essere il musicista di accompagnamento, proprio lui così narcisista che lasciava Isabella nel retro del ristorante per pavoneggiarsi con le clienti, ora accetta di essere relegato sullo sfondo. Tonino accetta di cuocere nel brodo della frustrazione. Ma in questa fornace così dolorosa, Tonino si trasforma e comprende che la vera alchimia si può realizzare soltanto insieme.
Il terzo passaggio quindi, è quello di comprendere che non è con la vendetta (vedi Isabella nel sortilegio malvagio) o con la rabbia (vedi Tonino che si ribella alla dea) che si affronta il proprio dolore. Ma consiste nel coraggio di ri-immergersi nel profondo del nostro mondo psichico inconscio, con umiltà, per trovare l’energia per ri-nascere.
Infine, Isabella e Tonino per tornare ad essere felici, devono imparare l’Arte del saper cucinare insieme, ed amalgamare sapientemente il Maschile con il Femminile.
Il quarto passaggio consiste nello sviluppare il proprio Io-Artistico.
Il passaggio dall’Onnipotenza all’Arte, viene spesso ignorato dalle coppie perché è un passaggio complesso e impegnativo, non privo di quel caratteristico dolore di cottura delle parti infantili che resistono e non vogliono trasformarsi. Ad esempio, per Tonino è molto più facile trovare sollievo tra le braccia di un’amante piuttosto che lavorare su se stesso per cucinare il proprio orgoglio. Per Isabella è molto più facile pagare la tassista perché la lasci guidare il taxi, piuttosto che sentire che il Maschile non è lì per violentarla. Solo in un processo di consapevolezza, in cui si è disposti a ri-affrontare l’antica malìa e riattraversre il viaggio nel mare-utero-dolore-vita, si può pensare di andare incontro ad una possibilità autentica di rapporto. Anche se per ottenere questo, dobbiamo immergerci in antiche e burrascose acque chiedendo in dono di annullare la magia, trasformando antichi dolori e rabbie. Sviluppando l’Io-Artistico maturiamo l’arte di armonizzare gli opposti (i bisogni dell’Io-Psichico), miglioriamo l’arte di amalgamare il Principio Maschile e il Principio Femminile in modo che i loro sapori, invece di scontrarsi, si potenzino reciprocamente. Attraverso questi importanti passaggi, possiamo creare la nostra Vita come Opera d’Arte e realizzare – come già Isabella e Tonino – la bellezza della scena finale, dove i profumi dell’Amore avvolgono ormai ogni cosa.