Quando le parole sono importanti
Quando i marinai in viaggio ormai da mesi tenevano un ‘Diario di bordo’ sono sicura lo facessero per ritrovarsi, lì nel mare aperto e a volte burrascoso, e per fermare sulla pagina di carta una realtà sfuggente, incerta, ripetitiva e priva di orizzonte. Questo per me il senso profondo del tenere un diario. Anch’io quando ho incominciato a scriverne uno, circa tre anni fa durante la mia gravidanza, mi sono interrogata sul senso di questa pratica quotidiana. All’inizio ero rimasta legata alla sua versione adolescenziale: custodire all’interno di quelle pagine i segreti più segreti, quelli inconfessabili, salvo la paura, del tutto inibitoria, della scoperta del contenuto censurato da parte dell’ “autorità”. Oggi comprendo meglio quanto sia davvero terapeutico dare una forma concreta sulla pagina ai mille pensieri, alle idee e ai sentimenti che ci affollano la mente e l’anima ogni giorno. Intanto mi piace da morire la fase dell’acquisto: entrare in cartoleria e tornare per un attimo bambina a scegliere tra gli scaffali colorati la rilegatura più carina e adatta al mio scopo.
Poi ritagliarmi ogni sera nel letto, prima di addormentarmi, qualche minuto per lasciar scorrere la penna liberamente…eh si…al bando giudizi e gare di composizione letteraria! E’ un vero e proprio flusso libero – qualche volta anche un po’ ‘sconclusionato’ – in cui do forma ad un magma denso che si è formato via via durante la giornata dentro di me. A volte mi chiedo perché le persone diano per assodato che ci si debba lavare i denti almeno due volte al giorno e non considerino alcuna forma di ‘igiene personale’ dei propri pensieri, delle proprie emozioni, del proprio mondo intimo. Il valore profondo è nell’esercizio di scrittura stesso e non nella qualità letteraria del testo prodotto. Come dire? L’importante – ancora una volta – non è la mèta ma il viaggio per arrivarci. La mèta siamo noi, il viaggio è la scoperta meravigliosa che decidiamo di fare ogni giorno!