Come conquistare un rapporto pieno con la verità

L’autenticità del sè dipende dal punto di osservazione (livello di maturità dell’essere) da cui si guarda la vita. Questa verrà vista perciò, tanto più autenticamente, quanto più avremo eliminato tutti i filtri-ostacoli a percepirne la vera essenza. Quando avremo eliminati questi e non compariranno più i dualismi derivanti dal nostro giudizio poco imparziale alle vicende della vita, quando purificati da ogni desiderio egoistico saremo liberi di scegliere solo ciò che è necessario al nostro bene eterno, quando ci conosceremo per quello che veramente siamo: “figli di Dio da lui creati per ereditare il suo regno”, allora osserveremo fuori e dentro di noi (in e out) ciò che è come veramente è (essenza), scoprendoci diversi da come eravamo quando abbiamo iniziato il cammino che ci ha portati ad osservare “bene” il nostro presente. Tale purezza farà apparire la nostra vita come un tesoro insostituibile ed una stupenda avventura, cosa difficilmente appurabile senza di essa. Ecco che cambiando la “lente” con la quale osserviamo (oltre che il punto di osservazione), la realtà appare non solo più nitida ma anche più alla portata delle nostre capacità.

Ciò ha un alto valore per farci andare avanti quotidianamente, poichè ci sentiremo “sempre all’altezza” di ogni situazione di vita, grazie all’armonia del pacato autocontrollo che ci pone costantemente in grado di poter effettuare la miglior scelta in ogni nostra azione. A tutto ciò contribuiranno doti che prima erano poco attive in noi, quale l’intuizione, la sapienza, la speranza, la fiducia e l’altruismo. Ci sorprenderemo nel constatare come con esse saremo agevolati nei vari tratti del nostro percorso, questo ci apparirà sempre più chiaro, quanto più ci “autoconosceremo ed autocorreggeremo” e ciò avverrà proprio nell’attivarsi in noi di tali forze. Esse cammineranno di pari passo con noi ed in noi, quanto più netta e veloce sarà la nostra purificazione, poichè sarà proprio l’eliminazione di tutti gli impedimenti a “crescere” che le sbloccherà. In tutto ciò al nostro spirito, se rimarrà in colloquio con Dio con una certa continuità, non mancherà quel sostegno essenziale di cui avremo bisogno per avanzare nel nostro cammino, dall’inizio all’infinito (poichè non c’è una fine ad esso).

Vediamo allora più da vicino quali sono gli ostacoli che come pesi enormi ci rallentano o ci bloccano del tutto. In un solo concetto potremmo raggrupparli così: – “tutto ciò che ci distrae dall’andare verso Dio”. Quindi ogni cosa che non ha come fine ultimo la nostra unione a Dio “tutto”. Con un gioco di parole questa definizione diventa: – eliminare nella nostra vita tutto ciò che non è Dio per poter liberamente unirci a Dio che è “tutto”! Riconoscere nella propria vita gli elementi che ostacolano l’unione con Dio richiederà una profonda umiltà e una sincerità integra, ma trovandosi essi stessi in noi, un’accurata “autosservazione” produrrà effetti tali da metterli, di volta in volta, in luce per poter esser eliminati.

Come conquistare un rapporto pieno con la verità?
Partendo dalle profondità del nostro essere che dobbiamo imparare a scrutare, dobbiamo eliminare ogni cosa che ci appare non vera, cioè che non ci mette totalmente a nudo davanti alla responsabilità che abbiamo per ogni scelta operata nella nostra vita e per la conseguente azione che ne è derivata.
L’universo è un “tutt’uno” se cade una foglia, qui adesso, esso non è indifferente a tale semplice evento, tanto più non lo è dopo ogni nostra azione, per cui bisogna con umiltà prendersi la piena responsabilità persino di ogni nostra intenzione perchè è da essa che muove tutta la nostra vita. Se lo faremo senza ricorrere all’autogiustificazione specialmente quando ne va di mezzo il nostro amor proprio (orgoglio), allora la sincerità sarà totale ed inizieremo ad essere “veri”! La verità dentro e fuori di noi aprirà davanti ai nostri occhi scenari prima nascosti e ci mostrerà quanto essa è importante in ogni rapporto, sia interpersonale sia con la natura che con Dio stesso, col tutto insomma. Quando ci rammarichiamo di non avere o non trovare negli altri la saggezza, dovremmo considerare quanto sopra, cioè che senza un cammino, come sinteticamente descritto, non è possibile possederla, poichè essa è strettamente connessa alla nostra autenticità.

Ora chiediamoci: ma quali saranno i frutti del suo possesso?
Una concreta e risvegliata attenzione al presente!
Poichè è in tale unico tempo reale che si svolge il nostro esistere e farlo con maggior attenzione comporta scoprire e quindi “vedere” cosa accade in esso, senza i fumi del passato ed i timori o i desideri per il futuro.
La concretezza ineluttabile del presente comincerà a non sfuggire più alla nostra attenzione e ciò ci renderà saggi, a ben riflettere non è vero saggio chi utilizza la memoria esperita nel passato (facendosi confondere da essa) ma chi sgrana gli occhi e osserva bene cosa ha di fronte, in ogni attimo di presente che vive, l’esperienza acquisita ha valore solo come capacità tecnica intrinseca e non come rimuginazione continua. Volendo spiegar meglio: se sai andare in bicicletta o sai nuotare, lo fai senza pensare a tutte le volte che l’hai fatto, poichè per poterlo ben fare ti basta l’esperienza acquisita intrinseca diventata oramai parte di te. Tale modalità fa esser attenti al presente e lo fa vivere al meglio di noi stessi. Fatto questo scorgeremo ciò che è vero in modo sempre più distinto da ciò che non è vero, infatti sarà la maggior attenzione al presente che produrrà questo, ma per capire tutto ciò bisogna prima prendere consapevolezza del nostro attuale stato di attenzione. Faccio un piccolo esempio: quando svolgete una qualsiasi azione e prima ancora quando state riflettendo su di una intenzione che produrrà la scelta che ne sta alla base, il vostro pensiero è esclusivamente rivolto a quanto state esaminando? Oppure non lo è? E se è così, in quale percentuale? Forse pensate o siete attratti da tante cose, cioè pensate a tutto ciò di cui avete timore che accada e che vi risulta non gradito e nello stesso tempo siete attratti da tutto ciò che vorreste accada, perchè vi è gradito? Alla fine la vostra attenzione è “contesa”, tra il timore ed il desiderio, tra il disgusto che non volete provare ed il gusto che invece vorreste provare (o riprovare) ma in tutto ciò il presente dove sta? Lo state osservando per come veramente è? La consapevolezza della nostra difficoltà a vivere il presente, ci fa comprendere quali tesori nascosti la piena osservazione dello stesso ci rivelerà.

A questo punto dell’articolo vi potrà essere qualcuno che dirà:
– ” leggo tante cose interessanti, tocco quasi con mano la possibilità di avere un punto di svolta della mia vita per intraprendere finalmente il percorso giusto verso l’eternità che mi attende, ma poi come d’incanto succede che tante parole significative, come dentro una grande bolla di sapone che ad un tratto scoppia, si dissolvono non lasciando niente dentro di me e la spiegazione di ciò è che spesso tutto quanto ci vien detto, non viene incastonato nella quotidianità familiare che ci ritroviamo ad affrontare ogni giorno.” Non voglio provocare questo effetto e lasciare questo vuoto, anche se spero di essere stato finora molto chiaro e semplice nell’esposizione dei contenuti profondi che ho enunciato.

Siccome ruota tutto sull’attenzione vediamola nelle sue più piccole sfaccettature quotidiane. Noi svolgiamo le nostre azioni fin dall’inizio della giornata attraverso una serie di routine abitudinarie: – alzarsi dal letto, lavarsi, fare colazione, prepararsi per andare a scuola, al lavoro, agli impegni sociali e relazionali o per le faccende domestiche.
Ogni nostra azione gode di scarsa attenzione se riguarda qualcosa di ripetitivo, mentre l’attenzione aumenta (pur se rimanendo sempre a livelli minimi) quando intraprendiamo un’azione che esce fuori dai normali schemi. In quest’ultimo tipo di azione vi è dietro un maggior lavoro di intenzione che produce una scelta che porta poi all’azione. Se la nostra attenzione ha bisogno di coinvolgimento affinchè venga ben applicata a tutto quanto comporterà ogni attività del nostro essere, ci siamo mai interrogati come funziona il nostro interesse nelle situazioni più spicciole della nostra vita (che poi sono la maggioranza degli eventi che viviamo)? Come abbiamo detto in precedenza, il nostro interesse primario è di non soffrire, per cui in ogni azione (fin dall’intenzione che promuove la scelta che la produce) noi siamo molto attenti ad evitare situazioni che possano farci soffrire (quelle non gradite) ed a produrre situazioni che possano farci vivere piacevolmente (quelle gradite). Con questo metro di misurazione, la nostra attenzione è illusoria nel primo caso, perchè ancorata alle paure che la nostra memoria del passato c’impone (essere quindi attenti ai pericoli e non al presente per come è), mentre nel secondo caso la nostra attenzione è ugualmente falsata dal desiderio di gratificazione e di piacere che rincorriamo (per nulla attenta quindi al presente che quasi sempre non coincide a tale attesa).

Ci accorgiamo allora che la nostra quotidianità svolta in tale modo non è utile a vivere il presente e spesso ciò accade senza la nostra consapevolezza, ma allora come comportarsi? L’interesse per essere efficace a smuovere la nostra vigilanza attenta al presente (perno principale di tutto quanto stiamo dicendo) deve essere di bene, dobbiamo cioè essere interessati a produrre il bene, quello proprio e soprattutto quello degli altri, cosa importante in entrambi i casi che tale bene sia concreto, eterno e non futile, passeggero e per nulla egoistico.

Allora avere interesse al bene in ogni nostra intenzione ci farà guardare con attenzione il presente. Questa definizione non vi suggerisce nulla? L’interesse al bene altro non è che amore! Quindi abbiamo attenzione se abbiamo amore verso gli altri (oltre che verso noi stessi: il nostro progresso verso la saggezza e l’autoconoscenza) solo così avremo premura e sollecitudine ad evitare ogni distrazione. A facilitare tutto ciò poi sarà l’eliminazione di ogni separazione tra di noi, poichè il bene circola velocemente se c’è comunione.

La coesione tra due e più persone, fa da vasi comunicanti dell’amore che può così circolare liberamente, una volta prodotto da uno va verso tutti gli altri. Fondamentale è eliminare le separazioni tra coloro che vivono lo stesso presente. Quindi si è più autentici quanto più sinceramente si ha interesse a produrre bene in ogni azione che caratterizza il nostro presente. Prendiamo consapevolezza che questa è la forza più potente del creato ed anche dell’increato (Dio)!

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