Siamo sempre più sulla difensiva: scongeliamo i cuori
“Mi racconti una fiaba?” quante volte avremmo voluto sentirla raccontare da qualcuno, quante volte abbiamo avuto il bisogno di sfogarci, di dire l’ultima della giornata, di piangere su una spalla ma non era possibile perché l’interlocutore o l’interlocutrice non c’era? Eh sì, la conferma arriva dall’Istat : i “single” in Italia sono 5,6 milioni, l’11% della popolazione, senza contare i 2 milioni di separati, divorziati, vedovi. Pare si prospettino tempi duri! Già perché se gli 86 milioni di single americani corrono gravi rischi rispetto a quelli diciamo così “in tandem”, tanto d’aver indotto ricercatori di benemerite Università a stilare rapporti e relazioni correlate ai danni procurati dalla “singletudine”, noi d’oltreoceano non siamo da meno. Le statistiche parlano chiaro : malattie, incidenti, depressione, suicidio e morte sono decisamente più alti tra i single rispetto alle persone che vivono in coppia. Le cause di tali debolezze sono probabilmente attribuibili ad uno squilibrio ormonale o a mera solitudine ma, sta di fatto, – dicono i ricercatori – che la mortalità tra i single è più elevata.
Le cause possono essere molteplici, va comunque sottolineato che la vittima in quel preciso momento non può contare su nessun aiuto. Lo stress, l’ipertensione, l’ulcera colpiscono con più facilità il single che è costretto per forza di cose a far quadrare il bilancio domestico, che è penalizzato anche se decide di andare in vacanza (il supplemento camera singola costa quasi quanto una settimana supplementare) che deve sorbirsi due o tre porzioni di surgelati perché la mono-porzione non esiste o se c’è il costo in proporzione è elevatissimo. Una continua discriminazione. Nei mitici anni Ottanta, quando imperava lo “yuppismo”, era valido il motto “single è bello” poiché c’era voglia di trasgressione, di libertà, bastava una serata “ad oltranza” per avere un senso di appagamento, fuori le righe insomma, anche perché dentro le righe si rimaneva comunque. Poi lo spettro dell’Aids è riuscito a far retrocedere anche il più incallito degli scapoli e, mentre imperversavano precauzioni e saggezza, ci si sentiva sempre più soli. Anni fa fece scalpore la proposta del sindaco di Quaranti, un paese in provincia di Asti, che aveva indetto una “proposta-matrimonio” con l’offerta di un soggiorno gratuito poiché gli abitanti del suo paese erano, ahimè, soprattutto di sesso maschile.
Il sindaco nella sua offerta sottolineava tutti i vantaggi del vivere in coppia e sponsorizzava i suoi concittadini benestanti vinicoltori. Oggigiorno invece non fanno più notizia i matrimoni combinati anche tra arzilli vecchietti e giovani ragazze straniere senza un futuro davanti tanto che l’Istat, insieme all’Associazione Matrimonialisti Italiani, negli ultimi dieci anni di matrimoni misti “combinati” ne ha contati più di 30 mila. D’altro canto però qualcosa deve esserci sfuggito di mano, come siamo arrivati a tanta “singletudine”? Cosa ha fatto intiepidire così gli animi e anestetizzare i feromoni? Forse la paura di relazionarsi, di stringere legami. Si sta sempre più soli, tanto da consentire la comunicazione solo col PC, Facebook o sms, così i sentimenti non trapelano, il cuore non si apre e se lo fa ha sempre uno scudo davanti, tutto è asettico e sterile come il colloquio che si digita. Eh sì, forse si prospettano tempi duri ma cambiare si può, perché non provare a lanciare una sfida? Certo non ci sono ricette magiche per scongelare il cuore o per abbassare il ponte levatoio delle difese però, possiamo cominciare a metterci in contatto con il nostro Sé e riflettere sulle nostre rigidità e sui nostri schemi mentali.
Quando apriamo il cuore qualcosa arriva sempre. Mi viene da pensare ad alcune scene di un vecchio film di Robert Altman “Una coppia perfetta” proponeva una splendida storia d’amore che scaturiva con estremo garbo da una…..videocassetta di una delle tante agenzie matrimoniali americane: i due protagonisti ce l’avevano fatta, a dispetto di tutto e tutti erano riusciti a scongelare i loro cuori.