L’amore non bisogna implorarlo e nemmeno esigerlo. L’amore deve avere la forza di attingere la certezza in sé stesso.

L’amore, cantato e pianto, argomento prediletto dei poeti, gioito e sofferto dall’uomo di ogni tempo e luogo, è certamente il sentimento più coinvolgente, come un grande sole è capace di diffondere a raggiera una miriade frecce incandescenti che penetrano l’umanità, e, come il sole della nostra galassia è spesso offuscato, nascosto dalla coltre oscura del pensiero umano. Conosciamo davvero questo compagno dei giorni della nostra esistenza? Secondo l’anatomia yogica, nel sistema dei chakra, l’amore è una vibrazione che risuona in Anahata, il chakra del cuore: non a caso tutta la letteratura, dall’antichità a i giorni nostri, associa costantemente i due elementi dando luogo al binomio cuore/amore. Nell’ Atharava Veda è scritto: “ L’amore nacque per primo, gli dei non possono raggiungerlo, o gli spiriti o gli uomini….lontano come il cielo e la terra si estende, lontano come le acque va, alto come il fuoco brucia, tu sei più grande amore! Il vento non può raggiungerti, né il fuoco, né il sole né la luna. Tu sei il più grande di tutti.” Tanto anelato dall’uomo, tuttavia nel vissuto quotidiano quel che chiamiamo amore è ben lontano dall’ elevatezza, si riduce piuttosto a un impasto di aspettative e emozioni entro le quali fioriscono passioni legate alla presenza di una persona, di un luogo, di certe cose, che quando vengono a mancare lasciano profonde lacune e sanguinanti ferite.

Dopotutto liberarci dalla paure inferte dalla vita, che allertano regolarmente Muladhara, il chakra della base, non è affatto semplice, così come è difficoltoso vivere in modo equilibrato le emozioni e la sessualità, come invece richiederebbe la buona funzionalità di Svadhisthana, il chakra pubico. Solo poi l’ energia fluente nel terzo chakra, Manipura, è in grado di liberarci dalla prepotenza, dall’arroganza e dall’apatia, sostituendo questi stati distorti con la naturale potenza latente in ognuno. A questo livello si gioca una partita determinante: impariamo a sperimentare e comprendere che la nostra reale potenza non può che essere solo e semplicemente CAUSA. Risulta chiaro che per avvicinarci all’essenza dell’ amore sia necessità matematica risolvere in gran parte i conflitti relativi ai primi tre chakra, finchè a questi livelli viviamo esperienze conflittuali anche dell’amore possiamo conoscere solamente gli aspetti conflittuali. Anahata il chakra del cuore, quando è ben equilibrato possiede le vibrazioni dell’accettazione profonda, da Anahata prende avvio la consapevolezza dell’amore; a questo livello si inizia a capire che l’amore deve essere indirizzato prioritariamente a se stessi in quanto, senza amore per se’, non si può nutrire amore per nessuno e per nessuna cosa.

L’amore rivolto a se stessi non è da confondere con un malsano egoismo, si tratta piuttosto di accettarsi per quello che si è, di dare per il piacere di dare, senza chiedere nulla in cambio, di interrompere il controllo su di sè e sugli altri, di non avere bisogno delle conferme altrui per sentirci appagati. L’amore è un legame interiore direttamente proporzionale alla somma e alla qualità di tutte le nostre forze, non è mai né paura, né turbamento, né aspettativa né controllo volto all’esterno. Apprendere ad amare richiede energia a tutti i livelli, abbiamo bisogno di equilibrare tutti i nostri chakra per creare e mantenere un autentico “stato d’amore”. Perché la capacità d’amare sia esaustiva è necessario che davvero tutta l’energia venga armonizzata, anche quella dei chakra superiori: dobbiamo divenire capaci di ascoltare, di comunicare, di vedere, di comprendere. Quando diveniamo capaci di convivere con le leggi dell’amore puro attireremo a noi persone che possiedano la medesima vibrazione, fintanto che noi per primi ci organizziamo condizionamenti non faremo che incontrare persone altrettanto condizionate e condizionanti.

Quando risolviamo i nostri lati oscuri liberandoci da tante ombre, l’amore non sarà più una snervante ricerca esteriore, ma diverrà un patrimonio intimo, autentico e incondizionato, capace di vivere ed esprimersi senza il bisogno di appoggi e conferme esteriori. Sarà il momento in cui si capirà di appartenere a un’intricata ragnatela di rapporti ed eventi che si estendono ovunque e per tutta la vita. “Quando vi libererete dall’idea che l’anima compagna sia un’entità capace di portarvi la felicità e quando intenderete come anima compagna il resto dell’umanità allora l’entità – la vostra anima compagna, quella che vi renderà possibile l’esperienza della felicità – apparirà sul vostro cammino” così ci ha insegnato il Maestro Saint Germain.

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