Cosmo-Art e Counseling
La relazione genitori figli: un progetto d’amore
La relazione genitori figli è un tema perennemente attuale e dibattuto. Questo anche perchè essa è spesso fonte di disagio e preoccupazione per i genitori. Sin da piccolissimi i figli sollevano quesiti, scatenano interrogativi complessi nella mente degli adulti, alle prese con il ruolo più difficile della loro vita, quello genitoriale. L’arrivo di un figlio, benché fonte di gioia, mina le certezze costruite negli anni e delinea un nuovo scenario totalmente sconosciuto, anche quando si tratta di secondo o terzogeniti. Ogni figlio è un nuovo progetto, un viaggio avventuroso da compiere, anche per il genitore più esperto. Ogni figlio suscita ansie educative, timori di sbagliare, dubbi amletici rispetto ai sì e ai no da dispensare; ogni figlio suscita paure di non essere all’altezza del proprio ruolo, sensi di colpa, conflitti interiori di varia natura. Il confronto con le emozioni dei figli – con la loro rabbia, con la loro tristezza, con le loro paure – così come il confronto con le difficoltà che incontrano nella crescita – nelle relazioni con gli amici e con la scuola – può spiazzare il genitore, che vorrebbe proteggere il proprio figlio da qualsiasi frustrazione e sofferenza. Molto spesso poi le difficoltà dei figli riguardano da vicino i genitori; i blocchi e i conflitti, che i figli si trovano a vivere, riflettono inevitabilmente la storia dei loro genitori. Il bambino, che si identifica con le figure genitoriali, riproduce spesso con alta fedeltà la storia familiare da cui proviene. Tutto questo rende il ruolo genitoriale ulteriormente complesso e delicato, nella misura in cui, attraverso i propri figli ogni genitore riattraversa la propria infanzia e tutte le tappe, che hanno caratterizzato la propria crescita. La relazione genitori figli è dunque particolarmente viscerale ed essere genitori è tutt’altro che cosa banale e scontata! Lo capiamo bene, se guardiamo alla relazione con i nostri genitori: alle aspettative che avevamo nei loro confronti e al contempo alle frustrazioni, che essa ci ha fatto vivere. È chiaro dunque che tutti i nostri vissuti di figli determinano la nostra sensibilità genitoriale: la natura e la qualità del nostro essere genitori. È infatti molto difficile sfuggire al determinismo di una specifica trama parentale, senza assumersi il progetto della propria evoluzione.
Da genitori a Padri e Madri: un progetto spirituale
La relazione genitori figli può essere sottratta a tale fedele riproduzione del passato, soltanto acquisendo una profonda consapevolezza relativamente ad esso e decidendo in maniera inedita rispetto a chi ci ha preceduti. Se vogliamo essere diversi dai nostri genitori, se vogliamo trasmettere ai nostri figli valori e prospettive nuove, dobbiamo decidere di darci una nuova possibilità esistenziale: concedere a noi stessi il salto qualitativo, che ci trasforma da semplici genitori a Padri e Madri. È chiaramente un salto spirituale, quello che siamo chiamati a compiere. Il termine Genitore, dal latino gignere, ovvero generare, fa espressamente riferimento alla biologia, al mero – per quanto miracoloso – concepimento biologico. Genitore è inequivocabilmente colui che dà la vita biologica. Essere Padri e Madri prevede invece una supplementare disponibilità esistenziale: la decisione di esserci per quei figli in una forma libera dal nostro bisogno, libera dalle nostre urgenze e dai nostri vuoti. In questa nuova forma, riuscire ad ascoltare, a comprendere e ad accogliere le loro richieste profonde e autentiche, diventa per noi una possibilità concreta. Se siamo in contatto con le nostre paure, con i nostri vuoti, con i nostri bisogni, intercettare quelli dei nostri figli sarà per noi notevolmente più semplice. Se non neghiamo le paure, i vuoti e i pressanti bisogni del nostro bambino interiore, potremo essere sensibili e aperti a quelli dei nostri figli.
Un unico, profondo bisogno: l’amore
Interrogare se stessi può essere dunque un buon metodo, per creare un ponte con quel mondo così imperscrutabile, di cui ci appare portatore nostro figlio. Nella relazione genitori figli gioca un ruolo determinante la nostra capacità creativa e trasformativa. Chiedere a noi stessi di cosa avevamo bisogno, quando eravamo piccoli, e di cosa abbiamo realmente bisogno ancora oggi, può aiutarci a comprendere le necessità di nostro figlio. Capiremo allora, che a convincerci che egli abbia prioritariamente bisogno di cose materiali, che desideri da noi l’acquisto del nuovo cellulare, o di chissà quale altra costosissima tecnologia, sono i sensi di colpa che nutriamo nei suoi confronti. Se non ci sentiamo dei bravi genitori, rinunciando nei fatti ad esercitare il potere che questo ruolo comporta e comportandoci da amici dei nostri figli, sentiremo sempre di doverli risarcire materialmente, ricoprendoli di oggetti, di cui non hanno alcun bisogno. Finiremo col cercare di colmare con regali e vizi esasperati un vuoto di disponibilità, un’impossibilità di esserci esistenzialmente per loro. Contrariamente, se ci consentiamo di ascoltare il nostro desiderio di amore, intercetteremo agevolmente la profondità del loro. Incredibilmente scopriremo che ciò, che si aspettano da noi i nostri figli è meno superficiale e costoso di quanto avremmo mai immaginato. L’esigenza reale, mascherata con la richiesta continua di cose materiali, è quella di amore e vicinanza. Per crescere felici e forti hanno bisogno di amore, di tutto il nostro autentico e incondizionato amore. Vogliono sentirsi apprezzati e amati per ciò che sono, sentire che sono importanti per noi, che li abbiamo desiderati e li desideriamo, che li rispettiamo e li valorizziamo. Desiderano sentirsi visti, ascoltati e compresi. Desiderano essere accolti nelle loro fragilità, sostenuti nelle difficoltà, incoraggiati a non mollare. Non è forse quello che abbiamo sempre auspicato per noi stessi? Perché mai dovrebbe essere diverso per loro? Ecco che la complessità della relazione genitori figli può essere ridimensionata alla luce di una possibilità alla portata di tutti: l’amore!