La creatività è uno strumento universale
La creatività è universale: applicabile in tanti ambiti ed argomenti. I concetti che impari o leggi su un libro dedicato allo sviluppo e alla gestione aziendale possono essere parallelamente applicati in campo artistico, sociale e anche esistenziale. Però, pensandoci meglio, è più esatto dire che è l’Antropologia Personalistica Esistenziale che trova spazio in tutte le componenti della vita dell’uomo anche nel dirigere e far progredire un’azienda, poiché la creatività è una componente fondamentale dell’Antropologia Personalistica Esistenziale. Per esempio nel libro “La creatività: istruzioni per l’uso” di Hubert Jaoui, che a prima vista può sembrare solo un manuale di comportamento per i manager del futuro, c’è un capitolo dedicato al “nuovo” al “cambiamento” molto interessante e, secondo me, molto universale. Riporto alcune frasi che mi hanno colpito e mi hanno ricordato alcuni dei concetti fondamentali dell’Antropologia Personalistica Esistenziale:
– Nuovo è ciò che non conosciamo, è ciò che non c’era prima, ciò che è cambiato… tutto cambia continuamente: la stessa persona, in due momenti diversi, non è più la stessa; la stessa cosa, in due momenti diversi, non è più identica.
– Un altro modo di vivere il cambiamento è di crearlo, d’inventarlo… il creativo è molto attento alla novità… la sua apertura mentale lo mette relativamente al riparo da ogni sorta di ostracismo e lo porta ad accettare più facilmente, quasi con passione, tutto ciò che è nuovo. Nuovo è bello.
– Essere creativo è saper comunicare con l’altro… è essere capace di sintonizzarsi con gli altri e per passaggi successivi, con lo straniero. Arrivare a questa flessibilità mentale… è la sfida che dobbiamo vincere e che affronteremo con un piacere crescente dal momento in cui accetteremo d’usare una parte più grande delle risorse del nostro cervello. Con lo sviluppo dell’acutezza della percezione, con il superamento dei pregiudizi e delle routines mentali che rinforzano l’etnocentrismo di ciascuna delle nazioni europee, con il rispetto a priori verso tutto ciò che è nuovo e diverso, nasce un uomo nuovo che sa non soltanto accettare e rispettare la cultura degli altri, ma anche trovare in essa una sorgente di arricchimento infinita.
Lo scrittore parla di argomenti che forse, secondo lui, affinano una tecnica di comunicazione e crescita aziendale, ma che sono altrettanto antropologici, secondo me. Allargare la visione del proprio mondo, considerare altri punti di vista, aprirsi alla complessità e alla globalità delle opinioni è una modalità di arricchimento non solo pratico ma anche esistenziale. Nelle parole riportate sento ciò che ci insegna l’Antropologia Personalistica Esistenziale circa le leggi della vita, la legge dell’evoluzione, del cambiamento che crea qualcosa di diverso a un livello superiore e comunque nato da elementi già esistenti.
Vorrei fermare l’attenzione su quest’ultimo concetto poiché credo sia molto importante anche la conoscenza, la consapevolezza di ciò che siamo e che abbiamo, come base da cui partire. Per creare e quindi essere creativi credo si debba cercare là dove il sapere è rimasto inesplorato, usando mezzi e conoscenze anche sconosciute poiché ciò che è nuovo, anche quando non è completamente nuovo, nel senso mai visto, può essere nuovo per colui che sta lavorando e sta cercando se stesso e la sua vera identità. E questa ricerca può essere fatta in tanti modi più o meno efficaci, più o meno entusiasmanti. Uno di questi è appunto l’Antropologia Personalistica Esistenziale.
Io credo sia stata per me lo strumento più adatto, soprattutto quando prende in considerazione tutte le parti di un uomo. L’uomo non è essenzialmente solo mente e razionalità, in esso ci possono essere diverse “intelligenze”: come esiste quella razionale, della mente, esiste anche un’intelligenza del cuore, sensitiva e sensibile, che ha grandi potenzialità e importanza nella costruzione di quella “casa” che è la Persona. E’ proprio qui che entra in campo la creatività, è proprio qui che l’intuizione, la fantasia, l’immaginazione, il desiderio sono utili e necessari per crescere e diventare qualcos’altro. Un altro concetto, che mi affascina e che vorrei legare all’intuizione, all’immaginazione è l’importanza che viene data alla confusione, al “brainstorming”, come materiale disordinato che si concentra intorno a un’idea in attesa che questa si formi e si manifesti. Questo mi fa pensare alla nascita di una stella. All’inizio si forma un buco nero che assorbe e attira a se un’enorme quantità di materiale che circola nell’Universo circostante in modo disordinato e senza un filo logico. Poi condensa tutto ciò che ha raccolto e infine c’è l’esplosione, la reazione termonucleare e la nascita di una nuova stella, cioè nasce l’idea.
Non solo, in questo modo vengono accolti e anzi stimolati tutti i pensieri e le idee che normalmente verrebbero esclusi. Sembra si dia importanza al tutto, tutto serve per creare la reazione termonucleare: la fantasia, ciò che non è logico, l’irrazionale, fuori dai canoni e dal conforme; anzi si pone l’accento e si invitano i lettori a centrare l’attenzione su ciò che nel passato era considerato inutile e da ostacolo. C’è, nello stesso libro, un esercizio che lo scrittore invita a fare ai lettori e si chiama “Viaggio in Assurdia” che dice: “Dato un problema, immaginate unicamente delle soluzioni assurde. Scrivetele. Riprendetele una per una per verificare come potete recuperare i germi di originalità che contengono”. Io credo che così facendo, in qualche modo, si da grande valore alla libertà mentale come fattore indispensabile per creare.