La creatività e il linguaggio delle arti alla luce dei valori dell’Antropologia Personalistica Esistenziale

Due anni fa nel Master di Cinematerapia e Arti-terapie dell’Istituto Solaris abbiamo seguito un corso sulla creatività e la tesina finale aveva appunto il tema: “La creatività e il linguaggio delle arti alla luce dei valori dell’Antropologia Personalistica Esistenziale”. Per consolidare e affermare, oggi, quanto sia stato per me importante l’argomento trattato in quell’occasione, voglio riportare in questa sede il testo che scrissi allora. “L’idea di creatività come atteggiamento mentale proprio (ma non esclusivo) degli esseri umani nasce nel Novecento. I primi studi sul fenomeno risalgono agli anni ’20. Mentre in alcuni campi – la matematica, per esempio – la creatività sembra svilupparsi meglio in giovane età, in altri – letteratura, musica, arti figurative – continua per tutto l’arco della vita. L’atto del creare è stato a lungo percepito come attributo esclusivo della divinità: Catullo, Dante, Leonardo, infatti, non avrebbero mai definito sé stessi dei creativi. Propri dell’uomo erano invenzione, genio e, dal 1700, progresso e innovazione. La parola creatività entra nel lessico italiano solo negli anni ‘50” (da Wikipedia – Creatività) Sono andata a cercare la parola creatività nel vecchio Dizionario Garzanti che ho a casa. E’ un’edizione del 1966. Questa parola non esiste. Così mi è venuto in mente uno spettacolo molto bello di Roberto Benigni – “Tutto Dante” – che ho visto qualche mese fa. Tra le altre cose diceva che prima di Dante e degli altri artisti del Dolce Stilnovo la parola amore, emozione, donna come gentil sesso, erano concetti che non esistevano.

La storia di Paolo e Francesca, così coinvolgente, piena di sospiri, emozioni, silenzi e sguardi era assurda per il tipo di società di allora. Le donne non si amavano, queste dovevano fare i figli, gestire la casa ma non erano certo considerate persone. Grazie a questo movimento di pensiero nacque l’idea d’amore. Lo stesso sembra sia successo per la creatività. Nasce una nuova parola là dove viene esplorata una parte dell’animo umano. Non nuova perché non esisteva, nuova perché era una potenzialità mai usata, o per lo meno attribuita alle divinità o a persone particolarmente geniali che avevano comunque anch’esse qualcosa di divino. Mi piace che si sia riusciti a portare qualcosa che era considerato divino all’uomo, dall’esterno dentro l’uomo. Ma mi piace soprattutto essere portatrice di una parola e un concetto così giovane: mi da l’idea di avere un piede nel futuro. In fondo se fossi nata 50 anni prima avrei potuto perdere l’occasione di esplorare questa idea: studiare la creatività. Mettere alla prova la mia creatività, cercare in me stessa sia il concetto che la qualità e la quantità di questo nuovo elemento non è ancora una volta essere un po’ pioniere? Un esploratore?

La creatività può essere impiegata verso tante direzioni e scopi diversi. Infatti possiamo constatare quanto creativi si può essere anche nell’organizzare attività distruttive come la truffa, la guerra, ma soprattutto, metterei al primo posto, la vendetta. Anche perché essendo tutti noi legati al principio del piacere, abbiamo una fortissima spinta ad ottenere tutto e subito. Quindi nell’uso della creatività c’è alla base sempre una scelta di odio o una scelta di amore. E’ importante allora specificare come essa può invece essere applicata ai valori dell’Antropologia Personalistica Esistenziale per seguire il principio della gioia e trasformare la propria vita in un’opera d’arte.

Amore
E’ un campo sconosciuto alla maggior parte delle persone: viene spesso confuso con l’innamoramento che ha ben poco di creativo poiché ha ben poco di attivo. Invece l’amore come dice E. Fromm nel suo libro “L’arte di amare” è una decisione, amare è un agire anzi è un’attività molto impegnativa che ha bisogno di grande energia per riuscire a trasformarsi e a trasformare. “L’opera d’arte è amore, Amore in azione. Amore come dono e non come possesso. Amore che sa donarsi e sa riprendersi. Amore costruttivo e amore circolare” Antonio Mercurio. Energia, forza e decisione unite a consapevolezza, accettazione, accoglienza di se stessi e dell’altro, disciplina per non essere preda di pigrizia e reazioni distruttive, sono tutte attitudini che necessitano di grande inventiva, grande capacità artistica, grande disponibilità a trasformarsi in qualcosa d’altro.

Libertà
Nella storia il massimo degli ideali da vivere era quello di conquistare la libertà per sé e per gli altri. Purtroppo la storia ha anche dimostrato, dice E. Fromm nel libro “Fuga dalla libertà”, che la libertà raggiunta ed ottenuta molto spesso non è goduta, anzi viene ceduta o ad un gruppo di persone che la soffocano di nuovo e la gestiscono per proprio tornaconto, oppure si cercano dei modi per evaderne, come se fosse un peso troppo grande da sopportare. Oggi, nel mondo moderno, l’uomo si costruisce le proprie prigioni personali che sono più castranti e buie di quelle imposte dagli altri. Normalmente viene sempre considerata e desiderata la libertà dall’oppressore, ma la libertà personale di scelta ci è intanto sconosciuta e poi ci rende impotenti e insicuri su come usarla. Ora superare la paura di dover gestire qualcosa di sconosciuto, anche se altamente desiderato ma che può farci precipitare nella solitudine, richiede grande decisione e grande creatività. E’ una lotta continua con l’Io psichico che vorrebbe restare tranquillo a godersi quello che ha a disposizione nella sua gabbia. E quanti ostacoli e quante trappole ci costruiamo! In questo ambito immagino la libertà come il vento, un vento forte che può spazzare via tutto ciò che ci soffoca e non ci permette di respirare ma questo vento può spirare anche leggermente, dare refrigerio, creare splendidi disegni e panorami se spinto da una forza creativa positiva.

Verità
Piace a pochi e spesso anche se te la sbattono in faccia la neghi lo stesso o la rimuovi. Quante difficoltà ci sono da affrontare prima di riconoscere quanta menzogna ci siamo costruiti intorno pur di non vedere la realtà. Antonio Mercurio dice: “La menzogna esistenziale è quella con la quale l’uomo mente a se stesso e non sa di mentire. E’ quella con la quale l’uomo nega la verità e nega il principio di realtà…” Il tocco da artista sta, secondo me, proprio nell’accettare la realtà, nel capire che la verità non è mai assoluta, non esiste solo la propria, ne esistono tante, tutte valide e spesso legate a differenti stati d’animo. Ce ne accorgiamo meglio quando guardiamo gli altri che ci fanno da specchio e ci mostrano come esse possono convivere anche in ognuno di noi. Vivere la propria verità, capirla, conoscerla è un lavoro infinito richiede grande umiltà, forza e perseveranza. “… l’individuo cessa di essere se stesso; adotta in tutto e per tutto il tipo di personalità che gli viene offerto dai modelli culturali; e per ciò diventa esattamente come tutti gli altri…” (E.Fromm) E’ nell’armonizzare tra loro tutte le diversità che vedo la necessità di essere creativi. Staccarsi da ciò che è previsto, accogliere ciò che ci rende diversi, assorbire i valori degli altri, non è facile, ci vuole grande inventiva, grande arte, perché si rischia continuamente di cadere nel giudizio, nella critica, nel voler primeggiare ed imporre il proprio punto di vista. Libertà e verità insieme creano nuove forme, nuovi spazi, nuovi pensieri, nuove idee, nuove soluzioni e quando poi ci si mette anche l’amore ecco che allora si crea la bellezza.

Bellezza
La parola stessa, a me sembra, un sinonimo di creatività. Cosa c’è di più desiderato, voluto, amato, sognato e creativo del cercare la bellezza. E’ la ricompensa, il premio di tutto il percorso, di tutta la fatica fatta per affermare i precedenti valori. E’ il risultato di una coralità di amore, libertà e verità. E’ la “motivazione”. E’ la meta… è la meta nel viaggio perché rende bello anche quest’ultimo, perché forse quando sarai arrivato capirai che era il viaggio la vera motivazione e l’arrivo sarà bello solo perché è stato bello, entusiasmante, faticoso e doloroso il viaggio.

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