Invito al 5° Seminario creativo di Antropologia Esistenziale e Cosmo-art

Il protagonista del film, Paul Sutton torna dalla guerra e deve dedicarsi a ricostruire la sua vita: soprattutto il suo mondo interiore. Ciò che trova è una realtà che non gli corrisponde. Ha una moglie estranea, lontana dal suo modo di sentire e di essere, che non ha mai letto le sue lettere inviate dal fronte e che gli chiede di essere ciò che egli non è: indossare “l’uniforme” e vendere cioccolatini. In questo scenario possiamo valutare quanto le radici di Paul affondino nei traumi e nel dolore del passato: nei suoi incubi notturni Paul rivive la guerra, ma ciò che gli divampa dentro è soprattutto la “guerra” della sua infanzia, il dolore, la solitudine, l’abbandono dell’orfanotrofio.

Egli è come quell’orsacchiotto che nel sogno il bambino-soldato conserva tra le braccia: ha un cuore ferito e sanguinante. Questo è il mondo interiore di Paul mentre si incammina alla ricerca di strumenti affettivi, di coppia e personali per sanare le sue ferite. Finché non sanerà la sua situazione interiore non riuscirà a vivere pienamente un incontro profondo di coppia. Solo nel momento in cui nei propri sogni riuscirà a scorgere se stesso con Victoria e con un bambino, sarà pronto per separarsi dal passato e costruire il futuro. Avrà costruito dentro di sè la possibilità concreta di realizzare il suo sogno. Una importante considerazione è che, se le nostre radici affondano nei vissuti dolorosi dell’infanzia, inevitabilmente la nostra vita ne è condizionata. A volte questi condizionamenti non sono consapevoli, ma sono nel nostro inconscio: infatti è solo negli incubi notturni che Paul rivive la sua guerra interiore. Quindi il primo importante passo è la consapevolezza, la conoscenza delle nostre guerre interiori e di quanto ci condizionano. Questi vissuti antichi rappresentano e si trasformano in impedimenti alla realizzazione dei nostri desideri, della nostra identità più autentica, di un incontro di amore profondo.

Mentre nel cuore di Paul divampa la guerra, incontra Victoria Aragon. Insieme iniziano a percorrere un cammino. Entrambi dovranno molto trasformarsi, dovranno decidere di crescere: Paul dovrà decidere di togliersi l’uniforme e passare completamente da una vecchia identità ad una nuova, da orfano a radicato nel suo sogno di famiglia, e Victoria dovrà decidere di crescere affrontando il rapporto con il padre. Tutto inizia quando Paul si offre di diventare il padre del bambino che aspetta Victoria. La vita propone, noi decidiamo e scegliamo. Il bambino che deve nascere è rifiutato dal padre naturale, è un orfano anche lui, come Paul. Egli con questa decisione è come se facesse da padre al bambino che lui era stato e decide di fare il primo grande passo per sanare la sua antica ferita. Grazie a questa decisone entra nella casa e nella famiglia che ha “sempre sognato guardando le stelle da bambino”. Si crea così un incontro profondo tra Paul e Victoria; è un incontro grazie al quale entrambi possono trovare l’autentica radice della propria vita. L’uno accanto all’altra, ma anche con l’aiuto di altri intorno, possono “mettere le ali” come nella bellissima scena della “gelata”.

Il gelo attacca i grappoli d’uva, ma solo superficialmente: è possibile salvarli grazie al calore provocato dall’opera di coppia e dall’opera corale. La brina è forse sul nostro cuore, sulla nostra speranza, ma se ci riscaldiamo gli uni con gli altri, il gelo si scioglie: così come l’uva è salva e può diventare buon vino, così la nostra vita è salva, scaldata dal calore del gruppo e possiamo produrre buon distillato di bellezza, individuale e corale. Nel corso del film Paul dovrà più e più volte decidere di togliere la vecchia uniforme per mettere abiti nuovi e creare nuove ed autentiche radici. Riuscirà così anche a medicare e sanare la ferita del cuore. Il secondo importante passo è quello di mettere accanto alla consapevolezza, la decisione di cambiare, la decisione di darci nuove radici; radici che affondano nei nostri valori, progetti e sogni. Paul è orfano e questa per lui è una radice da trasformare: trasformare il dolore, sanare la ferita, perdonare. Anche Victoria ha qualcosa da affrontare e sanare: il rapporto con suo padre, Alberto Aragon. Egli è irascibile, non riesce ad esprimere l’amore per la figlia, ma solo la sua rabbia, e la figlia ha paura di lui.

Victoria deve fare i conti con suo padre e decidere di affrontarlo, costi quel che costi. Nel momento del massimo dolore in cui Paul se ne va, Victoria non si abbatte, ma decide di affrontare finalmente suo padre. In realtà Alberto ha paura di perdere la figlia ma si sente incapace di amare e di esprimere l’amore. Questo è un atteggiamento distruttivo verso se stesso e verso la figlia. Solo quando il dolore e la sua distruttività divampano e con esse tutta la piantagione, allora egli riesce a trasformarsi e a chiedere aiuto a Victoria, decide di imparare ad amare. Alberto costruisce la sue radici sul peso delle responsabilità, sulla paura di perdere la figlia e sulla incapacità di amarla: è necessario un grande cambiamento affinché possa riconoscere che agiva spinto dalla paura e possa decidere di trasformarsi e piantare nuove radici in una identità più autentica. Padre e madre interiorizzati sono delle nostre radici. In questo film viene evidenziato un rapporto positivo con la figura materna che aiuta e sostiene Victoria nell’incontro con il maschile e con suo padre. La madre chiede a Victoria se è felice aiutando così la figlia a trovare la sua vera strada.

L’aspetto materno positivo lo sentiamo all’interno della grande cucina, laboratorio di buoni cibi e di buone energie, cibi per il corpo e per l’anima. Anche durante la vendemmia, la libertà, la gioia di esprimersi con il corpo e con le emozioni nascono da una dimensione femminile-materna che favorisce il fluire armonico della vita. Altri aspetti del rapporto con la madre sono stati affrontati più volte (ad esempio con il 1° Seminario Creativo di Antropologia Esistenziale e Cosmo-Art del 11 maggio 2003, con la visione del film Chocolat). In questo film viene sottolineata anche l’importanza di interiorizzare un rapporto amoroso con la figura paterna per costruire radici sane che ci permettano l’incontro con il maschile. Anche Paul deve fare i conti con il rifiuto e il disprezzo di Alberto. E non è forse questa la ripetizione di un rifiuto già vissuto, vista la sua esperienza dell’orfanotrofio? L’esperienza con nostro padre può essere stata di vario tipo: possiamo esserci sentiti rifiutati abbandonati, possiamo aver avuto un padre irascibile come Alberto, possiamo sentire disprezzo e distanza o possiamo averlo idealizzato: in ogni caso è importante farci pace dentro di noi per ristabilire un equilibrio ed avere un riferimento interiore positivo, una radice paterna sana interiorizzata.

Inoltre è importante sottolineare che abbiamo un Padre interiore, ovvero il nostro Sé Personale che è una fonte continua di amore e di indicazioni. Accanto al nostro Sé Personale c’è anche il Sé Corale più ampio che è intorno a noi. Nel film queste forze sono rappresentate dalla nonna e da Don Pedro, il nonno. Intorno a noi c’è un Universo intero che ci da suggerimenti ed aiuti: la coralità e la bellezza che realizziamo insieme, durante il seminario, è una di queste grandi energie. I nonni di Victoria rappresentano quegli aiuti che troviamo lungo la via, che ci danno indicazioni, amore e sostegno:
1. per decidere di sanare il dolore del passato
2. facendoci vedere quanto amore possiamo costruire nel nostro futuro.
La nonna ad esempio ben rappresenta il contatto con la Natura quando, prima della pigiatura dell’uva, interroga e ringrazia i 4 venti. E’ questo un modo per cercare l’armonia con La Vita come immagine materna che dà sostegno, nutrimento, e amore. Attraverso l’agire dei nonni Paul viene guidato; di fronte agli accadimenti della vita l’importante è la nostra decisione, se seguiamo profondamente noi stessi o se ci facciamo possedere da una identità che non ci appartiene.

Dobbiamo scegliere, decidere e rinforzare la scelta. Possiamo scegliere nuove radici: il terzo punto da avere chiaro è che nella coppia possiamo ritrovare antichi dolori. Infatti la nostra storia si ripresenterà anche con il suo carico di dolore all’interno del rapporto di coppia. Non possiamo evitarlo, possiamo però, con saggezza ed arte, riattraversare gli antichi vissuti con lo scopo di trasformarli, con l’impegno di prendere decisioni nuove rispetto alle esperienze del passato, per nascere a nuova vita. Decidere di crescere non è un’azione istintiva, anzi! Il nostro principio del piacere e il bisogno di evitare a tutti i costi il dolore ci porterebbe a rimanere pigri ed immobili, in attesa degli eventi. La decisione è invece un’azione volitiva, frutto dell’agire sinergico della mente e del cuore e che richiede impegno costante, disciplina e volontà. Le più recenti scoperte scientifiche dimostrano che il neonato è parte attiva ed operosa nel processo della Nascita: in altre parole, il bambino partecipa concretamente al processo che lo separa definitivamente dal corpo materno.

Possiamo quindi osservare come – sin dagli albori della vita – esista un processo che possiamo chiamare ‘decisionale’. Analogamente possiamo ipotizzare che anche per altre successive ‘nascite’ sia necessario un impegno concreto, una partecipazione attiva, reale e consistente. Comprendere i nostri traumi, riconoscere i nostri disagi e dare un nome alle nostre paure sono momenti fondamentali senza i quali è impossibile avviare un cammino di consapevolezza. Ma da soli non sono sufficienti a migliorare la qualità della vita se essi non vengono accompagnati anche da un processo decisionale, uno sforzo di volontà cosciente e responsabile. Tuttavia – tra il dire e il fare – in mezzo c’è il dolore sepolto nel passato e talvolta anche un inconscio progetto vendicativo che porta a dire “… muoia Sansone con tutti i Filistei!”. Nel passato di Paul c’è il dolore di essere orfano e questo dolore assomiglia ad una guerra: ci vuole un’altra guerra perché lui possa rivedere in sogno tutte le sue battaglie, quelle antiche e quelle moderne, dove il dolore dell’una si confonde con il dolore dell’altra. Solo così possiamo radicarci in modo sano. I protagonisti del film, in più riprese devono confrontarsi ed attraversare i propri dolori finchè possono trovare la nuova radice su cui svilupparsi. La coppia può essere un laboratorio dove crescere e costruire nuova forza e bellezza, la coppia è come una terra che và lavorata costantemente affinché dia nuovi, buoni frutti.

I seminari creativi sono aperti a tutti e sono un invito a lavorare in profondità su temi importanti. Attraverso l’immaginario filmico, la creatività e i gruppi di Antropologia Esistenziale si sviluppano nuove energie ed emergono potenzialità favorevoli alla crescita e al benessere. Il 24 Gennaio 2004, ci incontriamo per lavorare creativamente e coralmente con il film “Il Profumo del Mosto Selvatico ” di Alfonso Arau.

Per Informazioni e prenotazioni:
Dott.ssa Paola Capriani – Tel. 348.0648316

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