Karma (in sanscrito) significa “azione”. La filosofia buddista indica nella volonta’ (cetana) il fattore principale dell’azione. Questa volonta’ non e’ libera. Come aveva correttamente compreso Schopenhauer, “l’uomo puo’ fare cio’ che vuole, ma non puo’ volere altro che che quel che vuole”. Tra parentesi, sul concetto di volonta’ incoscia, esposto per primo in Occidente proprio da Schopenhauer, Freud costrui’ la sua teoria dell’inconscio (Es). La volonta’ inconscia (cetana) e’ il fattore principale dei comportamenti coatti, meccanici, emotivamente carichi cui diamo il nome di carattere. Ma il carattere non ci e’ stato assegnato dalla mano imprevedibile del destino. Noi stessi l’abbiamo costruito giorno per giorno. Noi abbiamo imparato tutti i modi (dharma) in cui ci comportiamo. Ed e’ per questo che, essendo i creatori del nostro carattere, posssiamo anche disimparare i comportamenti che lo compongono e liberarci. La responsabilita’ del nostro modo di agire e’ nostra e soltanto nostra. Cosi’ come e’ una nostra responsabilita’ la liberazione. Semina un pensiero e nascera’ un’azione.

Semina un’azione e nascera’ un’abitudine. Semina un’abitudine e nascera’ un carattere. Semina un carattere e nascera’ un destino, Poich‚ la mente precede i modi d’essere, Originati dalla mente, creati dalla mente. Nella mente ha origine la sofferenza. Nella mente ha origine la cessazione della sofferenza. Invece la frase “e’ il mio karma” significa soprattutto “io non ci posso fare niente, NON NE SONO RESPONSABILE”. E’ uno dei luoghi comuni piu’ correnti in certi ambienti del supermarket delle religioni d’Oriente in cui molti hanno cercato rifugio proprio per fuggire la responsabilita’. E nel supermarket hanno trovato quello che cercavano: guru ammiccanti che (in base alla legge della domanda e dell’offerta) davano ai fuggiaschi dalla responsabilita’ le pseudogiustificazioni dottrinarie che cercavano. Nascono cosi’ le idiozie da Bar Karma. Se e’ il mio karma di essere, per esempio aggressivo e arrogante, io non posso farci nulla. Ed e’ molto meglio che non mi opponga a queste tendenze e tanto peggio per gli altri. Se uno muore di fame sotto i miei occhi e’ il suo karma, e io posso continuare a godermi la mia giornata senza pormi troppi problemi.

Dice il guru moderno, al passo coi tempi: “Se sei ricco e’ il tuo karma, e goditelo (dopo avermi fatto consistenti donazioni) senza pensare troppo ai poveri, che tanto sono cazzi loro. Io sono il guru dei ricchi, non dei miserabili…” Nel Majjhima Nikaya (discorsi del Buddha di media lunghezza) al n. 135 leggiamo: Gli esseri sono padroni del loro karma, sono eredi del loro karma, Il karma e’ il grembo dal quale nascono, il loro karma e’ il loro< amico e il loro rifugio. Saranno eredi di ogni karma che compiano, buono o cattivo che sia. Sostituendo alla parola "karma" la sua traduzione corretta "azione" il significato di questo passo ci balza agli occhi in ben altra prospettiva: Gli esseri sono padroni delle loro azioni, sono eredi delle loro azioni, Le azioni sono il grembo dal quale nascono, le azioni sono il loro amico e il loro rifugio. Gli esseri erediteranno le conseguenze di ogni azione che compiranno, buona o cattiva che sia. Si preferisce una vita a responsabilita' limitata? Non c'e' problema: basta essere disposti a pagarne il prezzo. Il Buddha ci ammonisce che la liberazione automatica, senza sforzo, e' un pericoloso autoinganno.

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